Il Papa all’Ifad: la fame si sconfigge solo tutelando il pianeta

Vatican News

Gabriella Ceraso – Città del Vaticano 

Il Papa e tutta la Chiesa sono impegnati al fianco delle popolazioni indigene, delle organizzazioni per lo sviluppo e dei governi per ribadire che “la globalizzazione non può significare un uniformismo che ignori la diversità e imponga un nuovo tipo di colonialismo”. Apre così il suo messaggio Francesco, rivolgendosi a quanti partecipano, da oggi ,al quinto incontro globale del Forum dei popoli indigeni organizzato virtualmente dall’Ifad, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo delle Nazioni Unite. Il tema di quest’anno è dedicato agli impatti devastanti del Covid-19 sulle popolazioni indigene e sui loro sistemi alimentari autoctoni, incredibile fonte di resilienza nonostante le difficoltà. La voce del Papa risuona, in questa occasione, come un incoraggiamento e un indirizzo per chi – come scrive nel messaggio –  è “impegnato a portare aiuto” nelle aree del pianeta “più depresse” ma “aggraziate” dalla  bellezza della convivenza con la natura, “opera uscita dalle mani di Dio”. 

La comunione cresce se la diversità è condivisa

Nel pensiero di Francesco ancora una volta l’ecologia integrale nella quale giustizia sociale e tutela dell’ambiente sono intimamente connesse. Per questo, la “sfida” di cui parla ai partecipanti del Forum che rappresentano oltre 50 Paesi del mondo, è quella di una “solidarietà” che non lasci nessuno escluso né, parimenti, imponga posizioni predominanti.

La sfida  – scrive il Papa – consiste, piuttosto, nel creare alternative a partire dalla solidarietà affinché nessuno si senta ignorato, ma non imponga neppure prepotentemente la propria direzione, considerandola come l’unica corretta. Al contrario, sappiamo bene che, quando le diversità si articolano e si arricchiscono reciprocamente, la comunione tra i popoli fiorisce e si vivifica.

Il consumo non sia il mezzo e il fine dello sviluppo

Al Forum in primo piano in questi giorni sarà la realtà che la pandemia ha generato nel mondo, aumentando le difficoltà di accesso al cibo e all’acqua potabile per le popolazioni indigene, esacerbando disuguaglianze e discriminazioni, sconvolgendo le economie in modo da ridurre la loro capacità di autosostenersi. L’unico modo per sconfiggere questo, e costruite una società più giusta, sottolinea il Papa nel suo messaggio, è un’idea diversa di sviluppo:  

Si tratta di promuovere uno sviluppo che non abbia il consumo come mezzo e come fine, ma che vegli realmente sull’ambiente, ascolti, impari e nobiliti. In questo consiste l’ecologia integrale, nella quale  la giustizia sociale si coniuga con la tutela del pianeta. Soltanto con questa umiltà di spirito potremo vedere la sconfitta totale della fame e una società basata su valori duraturi, che non siano frutto di mode passeggere e parziali, ma della giustizia e della bontà.

Amiamo il mondo: sia un tesoro non un cumulo di rifiuti

Nell’augurare buon lavoro per i prossimi giorni ai partecipanti al Forum, Francesco infine mette in cuor loro l’amore per il mondo, che significa pensare al bene comune in modo da lasciare dietro di noi un “solco di altruismo” e non “referenzialità”, di “individualismo” e di “referenza terrena”:

Confido che il vostro lavoro di questi giorni sia colmo di frutti abbondanti, di amore per il mondo che vogliamo costruire tutti insieme e che desideriamo consegnare a quanti vengono dopo di noi come un tesoro e non come un cumulo di rifiuti e di spoglie. A tal fine prestiamo attenzione a ciò che beneficia tutti e che sarà proprio ciò che ci permetterà di passare per questo mondo lasciando un solco di altruismo e di generosità, senza rimanere feriti dall’immanenza terrena, affranti dal vuoto spirituale, paralizzati dall’autoreferenzialità o rattristati dall’individualismo.