Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa all’estremo Nord, tappa a Iqaluit per l’incontro con gli Inuit

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Trecento chilometri a sud del Circolo Polare Artico, sud-est dell’isola di Griffin, vicino alla foce del fiume Sylvia Grinnell. D’inverno la temperatura media si aggira attorno ai 25 gradi sotto zero, le minime possono scendere spesso al di sotto dei 40 gradi. A causa del permafrost, il sottosuolo perennemente congelato, e dei venti forti e continui, nessuna pianta supera i 20 cm di altezza. A Iqaluit, capitale del territorio di Nunavut il cui nome in lingua inuktitut significa “luogo di molti pesci”, si conclude oggi il “pellegrinaggio penitenziale” di Papa Francesco in Canada.

Ultima tappa, prima della partenza a Roma, per incontrare – dopo Métis e First Nations – la più grande comunità di Inuit (circa 3.900 membri su quasi 8 mila abitanti), popolazione indigena delle coste dell’America, distribuita dalla Groenlandia all’Alaska, e presente anche all’estremità della penisola dei Ciukci, in Siberia.

Un volo di circa 3 ore 

Il Pontefice vi giunge intorno alle 15.50, ora canadese, dopo aver lasciato Québec alle 12.57. L’aereo papale sorvolerà laghi e colline, la tundra e la famosa “strada verso il nulla”, un lungo viale così chiamato dagli abitanti perché non porta da nessuna parte. Quindi atterrerà nel locale aeroporto, accolto dal vescovo di Churchill-Hudson Bay, monsignor Anthony Wiesław Krótki, Omi, e da cinque autorità locali.

Pellegrino per la guarigione 

Iqaluit, Frobisher Bay dal 1955 al 1987, è probabilmente una delle mete della terra più lontane mai toccate dal Papa in un viaggio apostolico. Francesco, come ha detto stamane alla delegazione di autoctoni del Québec incontrati in Arcivescovado, vi si recherà “come pellegrino, con le mie limitate possibilità fisiche” perché “si prosegua nella ricerca della verità, si progredisca nel promuovere percorsi di guarigione e di riconciliazione, perché si vada avanti a seminare speranza per le future generazioni di indigeni e di non indigeni”.

Una veduta di Iqaluit

Insieme agli ex alunni delle scuole residenziali

Nella ex baia per la caccia delle balene, ex base aerea militare degli Usa, Francesco incontrerà infatti in forma privata un gruppo di ex alunni delle scuole residenziali, dove nello scorso secolo si sono consumati abusi psicologici e spirituali a danno di bambini indigeni, vittime di “devastanti” politiche di assimilazione che hanno visto responsabilità anche da parte della Chiesa.

L’incontro si terrà nella Nakasuk Elementary School, una delle quattro scuole elementari della città. Un edificio dalla forma ispirata a un igloo, bianco, trapezoidale, ermetico, con pochissime finestre a oblò. È stato costruito con un blocco in fibra di vetro nel 1973 e intitolato al primo residente stabile di Iqaluit, un inuk nato nei territori del Nord-Ovest, ricordato come fondatore della capitale di Nunavut negli anni ’70. Quando cioè, andata via l’aviazione americana se ne va, l’allora Frobisher Bay diventa centro amministrativo, di comunicazione e trasporto del governo canadese per l’Artico orientale. Nel 1976, l’Inuit Tapirisat of Canada (ITC) propone la creazione del territorio di Nunavut, “la nostra terra” in lingua inuktitut. Nel 1987, l’insediamento torna al suo nome originale.

La Nakasuk Elementary School, dove avverrà l’incontro del Papa con gli ex alunni delle scuole residenziali

A Iqaluit l’accordo di rivendicazione di terre indigene 

La città viene ricordata anche come teatro della firma, nel maggio del 1993, del più importante accordo di rivendicazione di terre indigene nella storia del Canada, il Nunavut Land Claims Agreement. Dopo la divisione dei Territori del Nord-Ovest in due territori distinti, il 1° aprile 1999, Iqaluit diventa capitale di Nunavut e le viene concesso lo status di città dal governo federale il 19 aprile 2001. Ad Iqaluit è presente infatti la sede del governo del territorio e l’Assemblea legislativa di Nunavut.

Papa Francesco incontrerà le autorità nella Sala Vip dell’aeroporto ma solo per pochi istanti. Centro della visita è infatti l’incontro con gli ex alunni di queste scuole istituite nel 1883, dove, secondo il Rapporto della Commissione per la Verità e la Riconciliazione, pubblicato nel 2015, oltre 150 mila bambini sono morti a causa di malattie, malnutrizione, maltrattamenti e vessazioni, mirate a cancellare ogni traccia della propria cultura originaria.

Incontro con giovani e anziani

In una sala Jorge Mario Bergoglio ascolterà storie e testimonianze, poi pregherà insieme agli indigeni il Padre Nostro e darà loro la sua benedizione. Tutto avverrà lontano da telecamere e obiettivi fotografici. Sarà pubblico, invece, l’incontro nel piazzale antistante la scuola elementare con i giovani e gli anziani, alcuni dei quali offriranno anche loro la propria testimonianza. Il Papa pronuncerà l’ultimo dei suoi discorsi del viaggio, alle 18.15 si recherà quindi in aeroporto per la ripartenza per Roma.

Panorama di Iqaluit
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