Il Papa alle istituzioni umanitarie dell’America Latina: al centro sempre Gesù

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In un messaggio rivolto ai partecipanti all’incontro con le istituzioni e gli organismi di aiuto alla Chiesa sudamericana Francesco ha ricordato che al centro di ogni azioni non deve esserci solo l’efficienza amministrativa o il grande cuore del volontariato, ma la carità di Dio

Michele Raviart – Città del Vaticano

L’America Latina ha bisogno di aiuti solidali per “evangelizzare le periferie geografiche ed esistenziali” e “per rispondere alle necessità dei più poveri e degli esclusi”. Se questo avverrà, mantenendo al centro “l’essenziale cristiano”, la cooperazione fraterna e sinergica tra tutte le istituzioni e agenzie di aiuto cattoliche sarà un “frutto abbondante”. A ricordarlo è Papa Francesco in un messaggio rivolto ai partecipanti all’incontro con le istituzioni e gli organismi di aiuto alla Chiesa che si è svolto nell’ambito della Pontificia Commissione dell’America Latina (CAL).

La collaborazione delle istituzioni cattoliche negli aiuti

Uno dei compiti della Commissione – che Francesco ha spiegato di aver deciso di mantenere nel nuovo assetto della curia designato dalla Praedicate Evangelium, preservando così l’intuizione che ebbe Pio XII nel 1958 – è quella “di sostenere finanziariamente alcuni progetti di evangelizzazione” e “di far fronte a situazioni di emergenza e di promuovere alcune attività significative per la Chiesa nell’area di sua competenza”. In questo, ha ricordato il Papa, la CAL ha potuto contare sulla collaborazione di alcune istituzioni umanitarie, che ciascuna con la propria natura e missione, sono accomunate dal condividere un’identità cattolica.

Oltre l’efficienza e il cuore grande c’è la carità di Gesù Cristo

Questa specificità, ha sottolineato Francesco, ringraziandole per la collaborazione, “deve distinguere il loro lavoro da quello di qualsiasi organizzazione umanitaria puramente laica” e far riscoprire ogni giorno, “con stupore e gratitudine, che la fede cristiana è la certezza dell’amicizia di un Dio che ci “prepara”, ci educa e ci accompagna in modo vicino e costante”. L’importante è quindi non l’efficienza amministrativa – che si spera sia comunque molto buona – o “il semplice sforzo umanitario che nasce da un cuore generoso”, ma “ciò che è veramente originale nei nostri aiuti è la carità di Gesù Cristo che ci spinge, è quell’amore che ci precede e ci invita a confessare Dio Padre, principio di ogni bene; Gesù Cristo, nostro Fratello, che ci ha redenti; lo Spirito Santo che guida la Chiesa, crea la comunione e orienta l’umanità verso la sua pienezza”. Se questo non è presente, “rimane solo il freddo pragmatismo che finisce per soffocare le istituzioni ecclesiali e i loro membri”.