Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Seguo con preoccupazione l’aumento della violenza e degli scontri che da mesi avvengono nello Stato di Palestina e in quello di Israele.
L’escalation di scontri in Terra Santa addolora Papa Francesco, che al termine dell’Angelus della prima domenica di Avvento, ricorda i “due vili attentati” di mercoledì scorso a Gerusalemme che “hanno ferito tante persone e ucciso un ragazzo israeliano; e lo stesso giorno, durante gli scontri armati a Nablus, è morto un ragazzo palestinese”. Il Pontefice fa riferimento all’esplosione di ordigni chiusi in borse e azionati a distanza fatti esplodere in due fermate di autobus, a Givat Shaul e a Tamot. Di stamani la notizia della morte di un cinquantenne rimasto gravemente colpito in una delle due deflagrazioni.
La violenza uccide il futuro, spezzando la vita dei più giovani e indebolendo le speranze di pace.
Francesco invita a pregare “per questi giovani morti e per le loro famiglie, in particolare per le loro mamme” quindi invita israeliani e palestinesi ad una pacifica convivenza.
Auspico che le autorità israeliane e palestinesi abbiano maggiormente a cuore la ricerca del dialogo, costruendo la fiducia reciproca, senza la quale non ci sarà mai una soluzione di pace in Terra Santa.
E non è mancato il pensiero del Papa per l’Ucraina e per il conflitto che da più di nove mesi la sta devastando.
Non stanchiamoci di dire no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace; in particolare per il martoriato popolo ucraino.
E a proposito del Paese dell’Est Europa, il Pontefice richiama anche la commemorazione ieri dell’Holodomor, la carestia provocata dall’Unione Sovietica fra il 1932 e il 1933 che causò milioni di morti. Definita nel 2003 dall’Onu frutto di politiche e azioni “crudeli, nel 2008 è stata riconosciuta dal Parlamento europeo “crimine contro l’umanità”. Da quell’anno in Ucraina l’Holodomor, al quale è stato dedicato un museo, viene ricordato il quarto sabato del mese di novembre.