Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa all’Angelus: la santità è gioia, non solo sforzi e rinunce

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Nella preghiera mariana del primo novembre, il Pontefice si sofferma ad evidenziare alcuni tratti della santità alla luce delle Beatitudini (cfr Mt 5,1-12a) – come proposto dalla Liturgia odierna – che sono il messaggio “programmatico” di Gesù e che ci mostrano la strada dell’umiltà, della compassione, della mitezza, della giustizia e della pace. Strade che – afferma il Papa – ci conducono al Regno di Dio e alla felicità. “Essere santi – dice Francesco – è camminare su questa strada”. I santi sono stati ricordati anche in uno dei tweet diffusi oggi dall’account @pontifex: “Spesso agli occhi del mondo contano poco – si legge – in realtà sono quelli che lo sostengono, non con le armi del denaro e del potere, ma con le armi della #preghiera”

I Santi hanno testimoniato la gioia del cristiano

Il Papa ricorda che “la beatitudine, la santità non è un programma di vita fatto solo di sforzi e rinunce, ma è anzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio”. Precisa inoltre che non si tratta di conquista umana, ma di un dono che riceviamo:

Siamo santi perché Dio, che è il Santo, viene ad abitare la nostra vita. Per questo siamo beati! La gioia del cristiano, allora, non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio, con il coraggio e la forza che provengono da Lui. I Santi, anche tra molte tribolazioni, hanno vissuto questa gioia e l’hanno testimoniata. Senza gioia, la fede diventa un esercizio rigoroso e opprimente, e rischia di ammalarsi di tristezza. I Santi, anche tra molte tribolazioni, hanno vissuto questa gioia e l’hanno testimoniata. Senza gioia, la fede diventa un esercizio rigoroso e opprimente, e rischia di ammalarsi di tristezza.

A proposito della tristezza, il Papa cita un Padre del deserto che ne parlava come di «un verme del cuore», che corrode la vita (cfr Evagrio Pontico, Gli otto spiriti della malvagità, XI). Da qui l’invito del Papa a porsi alcune domande per esaminare i propri movimenti del cuore: “Siamo cristiani gioiosi? Diffondiamo gioia o siamo persone spente, tristi, con la faccia da funerale? Ricordiamoci: non c’è santità senza gioia!”.

La vera pienezza di vita si raggiunge seguendo Gesù

Francesco rimette a fuoco il messaggio “contro-corrente” espresso dalle Beatitudini che sono rivolte ai poveri, agli afflitti, agli affamati di giustizia:

Il mondo infatti dice che per avere la felicità devi essere ricco, potente, sempre giovane e forte, godere di fama e di successo. Gesù rovescia questi criteri e fa un annuncio profetico: la vera pienezza di vita si raggiunge seguendo Lui, praticando la sua Parola. E questo significa essere poveri dentro, svuotarsi di sé per fare spazio a Dio. Chi si crede ricco, vincente e sicuro, fonda tutto su di sé e si chiude a Dio e ai fratelli, mentre chi sa di essere povero e di non bastare a sé stesso rimane aperto a Dio e al prossimo. E trova la gioia.

Le Beatitudini: profezia che rivoluziona il mondo

Il Pontefice parla delle Beatitudini indicate come profezia di un’umanità nuova, di un modo nuovo di vivere:

Farsi piccoli e affidarsi a Dio, invece che emergere sugli altri; essere miti, invece che cercare di imporsi; praticare la misericordia, anziché pensare solo a sé stessi; impegnarsi per la giustizia e per la pace, invece che alimentare, anche con la connivenza, ingiustizie e disuguaglianze. La santità è accogliere e mettere in pratica, con l’aiuto di Dio, questa profezia che rivoluziona il mondo. Allora possiamo chiederci: io testimonio la profezia di Gesù? Esprimo lo spirito profetico che ho ricevuto nel Battesimo? O mi adeguo alle comodità della vita e alla mia pigrizia, pensando che tutto vada bene se va bene a me? Porto nel mondo la novità gioiosa della profezia di Gesù o le solite lamentele per quello che non va?

La preghiera del Papa si affida alla Vergine Santa affinché “ci doni qualcosa del suo animo, quell’animo beato che ha magnificato con gioia il Signore” e che – come recita il Magnificat – “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili”.

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