Il Papa alla Società studenti svizzeri: siate cercatori del vero, del bene e del bello

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Studiare è un cammino” che dura tutta la vita, con l’atteggiamento di chi ha sempre voglia di imparare e sapere, anche senza l’obiettivo di un titolo da conseguire, senza considerarsi già arrivati, con lo spirito del pellegrino e del discepolo ad ogni età. Impegnandosi ad essere “cercatori appassionati del vero, del bene e del bello”, di Dio insomma, aiutati da maestri consapevoli che “educare è accompagnare un uomo, una donna nella sua ‘nascita’ come persona”, liberandola dalla “schiavitù dell’io”, che non si accontenta di “vivacchiare” ma vuole vivere. Papa Francesco lo ricorda ai circa 160 membri della Società degli Studenti Svizzeri, ricevuti in udienza questa mattina in Sala Clementina.

Dopo il saluto di Erich Meier, presidente dell’associazione, la più grande della Svizzera, fondata nel 1841 per raccogliere gli studenti cattolici ma oggi aperta a tutte le confessioni religiose, il Papa sottolinea come la Sss riunisca “persone di diverse generazioni – questo è molto positivo, l’incontro e il dialogo tra le generazioni – e anche con differenti percorsi di studio”. E anche questo è importante: “non siete una corporazione”. Invita quindi a rendere grazie insieme a Dio “per questa opportunità che vi ha donato. Non è una cosa da dare per scontata!” perché “sappiamo bene che nel mondo ci sono tante persone che non hanno accesso all’istruzione; e altre – specialmente donne – che devono limitarsi solo a livelli inferiori o a certi tipi di studi; e altre ancora che invece sono obbligate a ricevere un’istruzione forzata”.

Dunque, ringraziamo Dio di aver potuto studiare e di averlo potuto fare in maniera libera. Pertanto vorrei farvi una proposta: che la vostra Associazione possa farsi carico di qualche situazione concreta per favorire la realizzazione del diritto allo studio.

Forse, chiarisce Francesco, è già un obiettivo delle vostre attività, “in tal caso mi congratulo con voi e vi incoraggio a perseguirlo con impegno rinnovato”. E ricorda che i membri della Società sono in pellegrinaggio a Roma per il 75.mo anniversario della canonizzazione di san Nicola di Flüe, patrono della Svizzera e anche dell’associazione. Il Pontefice nota quindi “che c’è una bella analogia tra l’essere studenti e l’essere pellegrini. Studiare è un cammino. E la vostra associazione ci ricorda che studenti, in un certo senso ampio, lo si è per tutta la vita”. Anche se uno studio specifico, naturalmente, “può e deve avere tempi e oggetti determinati, ben delimitati”.

Ma lo studio come atteggiamento umano può essere coltivato sempre. Anzi, tanto più è nobile e piacevole quanto più è libero, gratuito, non soggetto a fini di utilità. In questo senso essere studente significa avere voglia di imparare, di sapere, non considerarsi già arrivati. Essere in cammino. Avere lo spirito del discepolo, sempre, ad ogni età.

E qui Papa Francesco cita il teologo Romano Guardini, quando dice: “Dobbiamo sempre presupporre una cosa: il mistero della nascita… Tutto ciò che si definisce educazione, significa soltanto servire, aiutare, liberare, rimanendo all’interno di questo mistero”. 

Educare è accompagnare un uomo, una donna nella sua “nascita” come persona, nel suo “venire al mondo”, nel suo “venire alla luce”. Gesù Cristo è il più grande educatore della storia: con l’amore del Padre e l’azione dello Spirito Santo ci fa nascere “dall’alto”, come disse a Nicodemo. Fa uscire l’uomo nuovo dall’involucro dell’uomo vecchio. Ci libera dalla schiavitù dell’io e ci apre alla pienezza di vita in comunione con Dio, con gli altri, con le creature, e anche con noi stessi.

Perché, spiega il Papa ricordando sant’Agostino, non siamo in pace con noi stessi finché non ci arrendiamo all’amore di Dio in Cristo Gesù. “Questo amore che ci perseguita, che è sempre inquietante e pacifico alla volta”. E chiede ai membri della Società degli Studenti Svizzeri: “Siete anche ‘studenti’ della Parola di Dio?

Dedicate un po’ del vostro tempo a leggere la Bibbia, i Vangeli? Se, come dicevo, siete persone in cammino, in ricerca, vi sentite anche cercatori di Dio? Vi sentite discepoli di Gesù, desiderosi cioè di ascoltarlo, di porgli delle domande, di meditare sulle sue parole e sui suoi gesti? Questo, mi pare, significa essere pellegrini: non accontentarsi di “vivacchiare”, ma voler vivere.

E in conclusione Francesco ricorda che Gesù è stato mandato dal Padre a donarci la vita “in abbondanza” e solo Lui “può farci nascere alla vita eterna”. “Pensate a Gesù, leggete i Vangeli, che Gesù entri nella vostra memoria come riferimento, e che entri nel vostro cuore, perché Lui bussa al cuore di ognuno di noi”. Chiede infine l’intercessione di san Nicola di Flüe “perché possiate sempre essere cercatori appassionati del vero, del bene e del bello”.