Al vescovo di Hiroshima, città che ospita fino a domenica il summit delle maggiori econome mondiali, Francesco scrive una lettera auspicando che la ricerca della stabilità internazionale sia frutto di una azione multilaterale “integrale”: le armi nucleari generano paura e sospetto, un approccio fraterno è la sola strada per un futuro
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Non esiste pace, ma neanche una sicurezza planetaria, senza un approccio “integrale” a ciò che questi obiettivi esigono. Un approccio che veda una azione internazionale concorde sui vari aspetti che caratterizzano il “mondo multipolare del XXI secolo”, che vanno dall’accesso al cibo, all’acqua, alle risorse che assicurino vita e dignità a tutti. Ai leader delle sette più grandi economie mondiali seduti al tavolo nel pieno di una guerra in Europa, che non smette di agitare periodicamente lo spettro del conflitto atomico, arriva chiaro, e ribadito, il messaggio del Papa: “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune”.
Guarire le ferite
Francesco indirizza queste considerazioni a monsignor Alexis-Mitsuru Shirahama, vescovo di Hiroshima, la città che dal 19 al 21 maggio ospita l’appuntamento del G7. Nella lettera al presule il Papa ricorda “la profonda impressione” lasciatagli dalla visita al Memoriale della Pace, nei luoghi del bombardamento atomico del 6 agosto del ’45, durante la tappa del viaggio apostolico in Giappone nel 2019. Dopo la pandemia e adesso con la guerra, scrive, è chiaro “che solo insieme, in fratellanza e solidarietà, la nostra famiglia umana può cercare di curare le ferite e costruire un mondo giusto e pacifico”.
Multilateralismo responsabile
Da qui, prosegue Francesco, si comprende come anche la ricerca della pace richieda di considerare che la sicurezza globale debba essere “integrale”, ovvero “in grado di abbracciare questioni come l’accesso a cibo e acqua, il rispetto dell’ambiente, l’assistenza sanitaria, le fonti energetiche e la equa distribuzione dei beni del mondo. Un concetto integrale di sicurezza può servire – afferma – a rinsaldare il multilateralismo e la cooperazione internazionale tra attori governativi e non governativi, sulla base della profonda interconnessione tra tali questioni, la quale rende necessario adottare, insieme, un approccio di cooperazione multilaterale responsabile”.
Armi nucleari, illusione di pace
Parole che richiamano il concetto di “ecologia integrale” della Laudato si’ – per cui la terra si salva se si salva l’uomo – applicato qui all’agire internazionale. “Basta considerare – scrive ancora il Papa – l’impatto umanitario e ambientale catastrofico che risulterebbe dall’uso di armi nucleari, come anche lo spreco a la cattiva destinazione di risorse umane ed economiche che la loro produzione comporta”. Né vanno sottovalutati “gli effetti del persistente clima di paura e sospetto generato dal mero possesso delle stesse, che compromette la crescita di un clima di fiducia reciproca e di dialogo”. Dunque, conclude, “le armi nucleari e le altre armi di distruzione di massa rappresentano un moltiplicatore di rischio che dà solo un’illusione di pace”.
Per questo, preghiere e auspici sono perché per il G7 di Hiroshima “dia prova di una visione lungimirante nel gettare le fondamenta per una pace duratura e per una sicurezza stabile e sostenibile a lungo termine”.