Il Papa al G20 Interfaith Forum: liberare il sacro da violenza e fondamentalismo

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Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Non è tempo di divisioni ma di unità, di ricerca comune di soluzioni ai problemi di tutti. È tempo di memoria comune dei fratelli uccisi nei luoghi di culto, è tempo di pace da costruire insieme. Francesco lo ribadisce nel suo messaggio al G20 Interfaith Forum, dal titolo Time to Heal – Peace among cultures, understanding between religions, in programma domani, 12 settembre, fino al 14 a Bologna, città dall’antica università, “che – scrive il Papa – l’ha sempre resa aperta, educando cittadini del mondo e ricordando che l’identità a cui si appartiene è quella della casa comune, dell’universitas”.

Il Pontefice inquadra l’orizzonte di condivisione di idee e speranze che l’iniziativa comporta, evidenziando l’intento di promuovere “l’accesso a diritti fondamentali, anzitutto alla libertà religiosa, e per coltivare fermenti di unità e di riconciliazione laddove guerra e odi hanno seminato morte e menzogne”. Il suo sguardo va dalla terra al cielo, dalla fraternità e concordia che sono riflesso nel mondo della paternità di Dio.

Dobbiamo però aiutarci a liberare l’orizzonte del sacro dalle nubi oscure della violenza e del fondamentalismo, rafforzandoci nella convinzione che “l’Oltre di Dio ci rimanda all’altro del fratello”. Sì, la vera religiosità consiste nell’adorare Dio e nell’amare il prossimo.

La “temperatura” della religiosità

Nel suo messaggio, il Papa mostra, con dati alla mano, quanto in ambito religioso si stia assistendo ad un “cambiamento climatico”. “Negli ultimi 40 anni – spiega – si sono registrati quasi 3 mila attentati e circa 5 mila uccisioni in vari luoghi di culto, in quegli spazi, cioè, che dovrebbero essere tutelati come oasi di sacralità e di fraternità”. Ricorda poi che “troppo facilmente chi bestemmia il nome santo di Dio perseguitando i fratelli trova finanziamenti. Ancora, si diffonde in modo spesso incontrollato la predicazione incendiaria di chi, in nome di un falso dio, incita all’odio”.

Educare per non alimentare la violenza fondamentalista

Il primo rimedio, afferma il Papa, è quello di “servire la verità e dichiarare senza paure e infingimenti il male quando è male, anche e soprattutto quando viene commesso da chi si professa seguace del nostro stesso credo”. Altra soluzione è il contrasto all’analfabetismo religioso che attraversa tutte le culture.

È un’ignoranza diffusa, che riduce l’esperienza credente a dimensioni rudimentali dell’umano e seduce anime vulnerabili ad aderire a slogan fondamentalisti. Ma contrastare non basta: occorre soprattutto educare, promuovendo uno sviluppo equo, solidale e integrale che accresca le opportunità di scolarizzazione e di istruzione, perché laddove regnano incontrastate povertà e ignoranza attecchisce più facilmente la violenza fondamentalista.

La memoria del fratello

Piace a Francesco la proposta di istituire una memoria comune per commemorare chi è stato ucciso in un luogo di preghiera. La risposta all’omicidio del fratello, sottolinea, è la ricerca del fratello.

Custodiamo insieme la memoria comune dei fratelli e delle sorelle che hanno subito violenze, aiutiamoci con parole e gesti concreti a contrastare l’odio che vuole dividere la famiglia umana!

La strada della pace è nella giustizia

Non ci sono armi che possono rispondere alla violenza se non quelle del perdono e dell’aiuto.

“Noi non ci uccideremo, noi ci soccorreremo, noi ci perdoneremo”. Sono impegni che richiedono condizioni non facili – non c’è disarmo senza coraggio, non c’è soccorso senza gratuità, non c’è perdono senza verità –, ma che costituiscono l’unica via possibile per la pace. Sì, perché la strada della pace non si trova nelle armi, ma nella giustizia.

Da qui l’appello del Papa alla responsabilità dei leader religiosi perché si contrasti il male “nella preghiera”, “nella concordia” e “nella forza paziente e costruttiva della solidarietà”.

Perché solo questo è veramente degno dell’uomo. E perché Dio non è Dio della guerra, ma della pace.

Lo ius pacis

È forte l’invocazione conclusiva di Francesco: “Non neutrali, ma schierati per la pace!”. Sì allo “ius pacis, come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza”.

Per questo ripetiamo: mai più la guerra, mai più contro gli altri, mai più senza gli altri! Vengano alla luce gli interessi e le trame, spesso oscuri, di chi fabbrica violenza, alimentando la corsa alle armi e calpestando la pace con gli affari

Richiamando le tre “P” che stanno guidando la presidenza italiana verso il vertice G20 di fine ottobre (Persone, Pianeta, Prosperità), il Papa ne propone una quarta, quella di Pace, anche guardando alle urgenze del clima e delle migrazioni.

Davvero non è più tempo per alleanze degli uni contro gli altri, ma per la ricerca comune di soluzioni ai problemi di tutti. I giovani e la storia ci giudicheranno su questo. E voi, cari amici, vi riunite per questo. Perciò vi ringrazio di cuore e vi incoraggio, accompagnandovi con la mia preghiera e invocando la benedizione dell’Altissimo su ciascuno di voi.