Antonella Palermo – Città del Vaticano
Ai partecipanti del 9° Forum Mondiale dell’Acqua sul tema della Sicurezza dell’Acqua per la Pace e lo Sviluppo – che si tiene a Dakar, in Senegal, dal 21 al 26 marzo – il Papa fa giungere il suo messaggio, a firma del cardinale Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin e letto dal cardinale Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.
Fare dell’acqua un vero simbolo di dialogo
Francesco fa sapere che accompagna con la preghiera i lavori di questo appuntamento internazionale perché “sia un’occasione per lavorare insieme alla realizzazione del diritto all’acqua potabile e ai servizi igienici per ogni essere umano, e che contribuisca così a fare dell’acqua un vero simbolo di condivisione, di dialogo costruttivo e responsabile a favore di una pace duratura”.
L’acqua è bene un bene prezioso per la pace
Partendo dal presupposto che “il nostro mondo ha sete di pace”, che è un “bene indivisibile”, l’invito è che si compia ogni sforzo per costruirla, mediante il contributo costante di tutti. Per questo è necessario soddisfare i bisogni essenziali e vitali di ogni essere umano. Il Papa ricorda che la sicurezza dell’acqua oggi è minacciata da inquinamento, conflitti, cambiamento climatico e abuso delle risorse naturali. “L’acqua non può essere considerata semplicemente come un bene privato – scandisce – che genera profitti mercantili e soggetto alle leggi del mercato”.
L’accesso all’acqua e ai servizi igienici è un diritto primario
Il dato che dovrebbe scuotere le coscienze e portare ad azioni concrete da parte dei leader internazionali riguarda la condizione di più di due miliardi di persone prive di accesso all’acqua pulita e/o ai servizi igienici. Francesco riporta l’attenzione sulle conseguenze in particolare per i pazienti nei centri sanitari, per le donne in travaglio, per i prigionieri, i rifugiati e gli sfollati. Citando la Laudato si’, nel messaggio viene ribadito che l’accesso è un “diritto umano primario, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone”; si lega inoltre strettamente questo diritto al “diritto alla vita, che è radicato nella dignità inalienabile della persona umana”.
Appello a servire il bene comune con dignità
Nel testo si legge del “grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile”. Sotto la lente del Papa ci sono l’inquinamento che minaccia la sicurezza, le armi che hanno rese inutilizzabili le acque, o l’hanno prosciugate a causa della cattiva gestione delle foreste. Da qui l’appello a tutti i leader politici ed economici, alle varie amministrazioni, ai direttori di ricerca, del finanziamento, dell’educazione e dello sfruttamento delle risorse naturali, per “servire il bene comune con dignità, determinazione, integrità e in uno spirito di cooperazione”. Si fa riferimento al terzo Incontro mondiale dei Movimenti popolari (2016) e si auspica che venga migliorata la gestione dell’acqua, soprattutto da parte delle comunità: può aiutare a creare una maggiore coesione sociale e solidarietà, ad avviare processi e a costruire relazioni.
Collaborare fraternamente nella gestione dell’acqua
Ancora una volta il Papa torna a evidenziare che l’acqua è un dono di Dio e un patrimonio comune che dovrebbe essere usato universalmente. Invita i Paesi, poiché è un bene in gran parte transfrontaliero, a una più forte collaborazione: “sarebbe un grande passo avanti per la pace”. Il pensiero va al fiume Senegal, al Niger, al Nilo… regioni e situazioni in cui l’acqua richiama alla necessità di fratellanza. Gestire l’acqua in modo sostenibile e con istituzioni efficaci e solidali – conclude – è anche un modo di riconoscere questo dono della creazione che ci è stato affidato perché insieme possiamo averne cura.