Francesco riceve la comunità del Seminario dell’arcidiocesi spagnola che ha accompagnato l’arcivescovo Cobo Cano per la presa di possesso a Roma della chiesa di Santiago y Montserrat. Il Pontefice risponde a braccio alle domande dei futuri sacerdoti, ai quali consegna il discorso preparato in cui indica l’Eucarestia come centro di pensieri e attività e chiede di liberarsi “da ciò che schiavizza” con silenzio, digiuno, preghiera, ascesi, penitenza
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
L’Eucarestia come stimolo, “maestro”, “ispettore”, modello vivo, provvidenza, pietra angolare, così da riflettere sulla futilità delle “idee mondane” e dei desideri di apparire risaltare. E poi “silenzio, preghiera, digiuno, penitenza, ascesi” come elementi “necessari” per liberarsi “da ciò che ci schiavizza ed essere completamente di Dio”. Ai seminaristi di Madrid ricevuti oggi in Vaticano, in occasione del loro viaggio a Roma per accompagnare il neo cardinale José Cobo Cano (creato nel Concistoro del settebre 2023) che oggi prende possesso della chiesa di Santiago y Montserrat, il Papa nel discorso consegnato indica dove e come collocare il baricentro dei loro pensieri, preghiere e attività quotidiane: nell’Eucarestia, in cui è presente Cristo trasfigurato. È necessario porsi in dialogo con Lui perché parli al nostro cuore, raccomanda il Pontefice, ma “se questo sarà colmo di mondanità, di cose, per quanto si possano chiamare ‘religiose’, Dio non troverà posto, né noi lo udiremo quando busserà alla nostra porta”.
Dialogo a braccio e discorso consegnato
Con i futuri sacerdoti madrileni Francesco si intrattiene in un dialogo a braccio fatto di domande spontanee e altrettanto spontanee risposte. Consegna quindi il testo pronto in cui cita le parole del santo vescovo spagnolo Manuel González nel suo Un sueño pastoral, sul sogno – appunto – di “un seminario in cui l’Eucaristia fosse: nell’ordine pedagogico, lo stimolo più efficace; in quello scientifico, il primo maestro e la prima materia; in quello disciplinare l’ispettore più vigile; in quello ascetico il modello più vivo; in quello economico la grande provvidenza; e in quello architettonico la pietra angolare”.
Dio al centro
“Ripassiamo questi punti”, è l’invito del Papa, “per porre Dio al centro”, per lasciare cioè “che sia Lui il fondamento, il progetto e l’architetto, pietra angolare”. Cosa che si ottiene solo con l’adorazione, afferma Francesco: “Gesù ci farà da pedagogo, paziente, severo, dolce e fermo a seconda di ciò di cui abbiamo bisogno nel nostro discernimento, perché ci conosce meglio di noi stessi, e ci aspetta, ci incoraggia e ci sostiene in tutto il nostro cammino. È il nostro stimolo più grande, perché noi abbiamo consacrato la nostra vita a seguirlo”.
“Dio – aggiunge il Papa – vuole dare al suo Popolo pastori secondo il suo cuore, da Gesù non impariamo cose, lo accogliamo, ci afferriamo a Lui, per poterlo portare agli altri”. E la grande lezione che il Signore dà è “l’umanità”, ovvero “l’essersi fatto carne, terra, uomo, humus per noi, per amore”. È in questo senso “materia”, come diceva san Manuel.
Confrontarsi con l’Eucarestia
E ancora come il vescovo santo, il Papa “per la disciplina” esorta a confrontarsi ogni mattina con l’Eucarestia, “l’ispettore più vigile” che aiuta a “riflettere sulla futilità delle nostre idee mondane, dei nostri desideri di ascendere, di apparire, di risaltare”. Servono dunque discernimento, scienza e vigilanza; tuttavia essi, pur essendo “aspetti chiave” nel seminario, “non servirebbero a nulla senza l’ascesi”, avverte il Papa: “Copiare un modello presuppone uno sforzo, fare un’opera d’arte richiede ispirazione, ma anche lavoro, Gesù non ha eluso tutto ciò”. Necessario, perciò, porsi in dialogo con Lui liberando il cuore da quanto è superfluo o rischia di sovrapporsi alla sua parola.
Silenzio, preghiera, digiuno, penitenza
Il Papa indica perciò “silenzio, preghiera, digiuno, penitenza, ascesi” come elementi “necessari” per liberarsi “da ciò che ci schiavizza ed essere completamente di Dio”. Questo, afferma, “non solo all’interno, ma anche all’esterno, nel lavoro, nei progetti, abbandonandoci a Gesù”. Il Signore, assicura Francesco, “sarà la grande provvidenza, lasciamo che sia Lui a proporre e a realizzare, mettiamoci ai suoi ordini con docilità di spirito”.