Michele Raviart – Città del Vaticano
“La consacrazione alla Sacra Famiglia convoca ciascuno di voi a riscoprire come singoli e come comunità la vostra vocazione di essere cristiani in Medio Oriente, non soltanto chiedendo il giusto riconoscimento dei vostri diritti in quanto cittadini originari di quelle amate terre, ma vivendo la vostra missione di custodi e testimoni delle prime origini apostoliche”. Così il Papa nella Lettera inviata ai Patriarchi cattolici del Medio Oriente che, questa domenica 27 giugno, Giornata della pace per l’Oriente, celebrano una Divina Liturgia per consacrare la loro terra alla Sacra Famiglia. .
Custodi del mistero fatto carne
“Gesù, Giuseppe e Maria, infatti, rappresentano bene la vostra identità e la vostra missione”, spiega il Papa, a partire dalla custodia del “mistero del farsi carne del Figlio di Dio”, del costituirsi “intorno a Gesù e in ragione di Lui”. Maria ce lo ha donato, Giuseppe lo ha accolto pronto a compiere ogni volontà del Padre. “Un mistero di umiltà e di spoliazione” quello della nascita a Betlemme, cui si unisce “l’indigenza di persone costrette ad emigrare” quando Maria e Giuseppe si mettono in cammino verso l’Egitto pur di custodire il Figlio di Dio.
In questo modo però rimangono fedeli alla loro vocazione e inconsapevolmente anticipano quel destino di esclusione e persecuzione che sarà di Gesù divenuto adulto che però dischiuderà la risposta del Padre, il mattino di Pasqua.
Pellegrino e in preghiera per il Medio Oriente
Ai Patriarchi, “custodi e testimoni delle prime origini apostoliche”, Francesco ribadisce anche la sua vicinanza, oggi come sin dall’inizio del Pontificato, sia da pellegrino, con i viaggi in Terra Santa, Egitto, Emirati Arabi e Iraq, sia invitando la Chiesa intera alla preghiera e alla solidarietà, come è accaduto per la Siria. E come è in programma il primo luglio per il Libano, con la partecipazione di “tutti i Capi delle Chiese del Paese dei Cedri”.
Cadono le civiltà, rimane la Parola di Dio
In un luogo in cui “civiltà e dominazioni sono sorte, fiorite e poi cadute”, fa notare ancora il Pontefice, la Parola di Dio, a partire dal “nostro padre Abramo”, “ha continuato a rimanere lampada che ha illuminato e illumina i nostri passi”. Il Medio Oriente – ripete Francesco, usando una immagine già nota al tempo del viaggio in Iraq – è come un “tappeto”, frutto dell’intreccio di “numerosi fili che soltanto stando insieme fianco a fianco diventano un capolavoro”:
Se la violenza, l’invidia, la divisione, possono giungere a strappare anche solo uno di quei fili, tutto l’insieme viene ferito e deturpato. In quel momento, progetti e accordi umani possono ben poco se non confidiamo nella potenza risanatrice di Dio. Non cercate di dissetarvi alle sorgenti avvelenate dell’odio, ma lasciate irrigare i solchi del campo dei vostri cuori dalla rugiada dello Spirito, come hanno fatto i grandi santi delle vostre rispettive tradizioni: copta, maronita, melkita, siriaca, armena, caldea, latina.
Siate sale delle vostre terre per il bene comune
L’invito finale dunque ai Patriarchi cattolici mediorientali, è quello di essere “sale” secondo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa. La Giornata di preghiera coincide con 130 anni dall’Encicilca Rerum Novarum . L’esortazione, nella lettera, è anche quella di “vivere la profezia della fratellanza umana”, al centro degli incontri del Papa ad Abu Dhabi e a Najaf e dell’Enciclica Fratelli Tutti.