Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Negare “il diritto a una vita dignitosa, a cure fisiche, psicologiche e spirituali, a un salario giusto significa negare la dignità umana”. Così, quando i giuristi cattolici affermano e tutelano i diritti dei più deboli “non chiedono favori a nome dei poveri, ma proclamano” diritti che “derivano dal riconoscimento della dignità umana”. Sono le parole di Papa Francesco, questa mattina, a 300 membri dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci) ricevuti nell’Aula della Benedizione in occasione del loro 70.mo Congresso nazionale di studio. Un congresso, chiarisce, che ha al centro un tema “che mi sta molto a cuore”: “Gli ultimi. La tutela giuridica dei soggetti deboli”.
A Lesbo: priorità al rispetto delle persone e dei diritti umani
Il Papa apre il suo intervento con gli occhi e il cuore rivolti ancora ai rifugiati nel Campo di Mytilene, sull’isola di Lesbo, incontrati nel recente viaggio apostolico a Cipro e in Grecia. Domenica scorsa, sottolinea, “ho ricordato che il rispetto delle persone e dei diritti umani, specialmente nel continente che non manca di promuoverli nel mondo, dovrebbe essere sempre salvaguardato, e la dignità di ciascuno dovrebbe essere anteposta a tutto”. Ma purtroppo, esclama, “quanto siamo distanti da questo rispetto!”, perché “soprusi, violenze, negligenze, omissioni non fanno altro che aumentare la cultura dello scarto”. E chi non ha tutele “verrà sempre messo ai margini”.
A voi, come giuristi cattolici, è chiesto di contribuire a “invertire la rotta”, favorendo, secondo le vostre competenze, la presa di coscienza e il senso di responsabilità. Perché anche gli ultimi, gli indifesi, i soggetti deboli hanno diritti che vanno rispettati e non calpestati. E questo è un richiamo intrinseco alla nostra fede. Non è una “moralina” di passaggio.
Per i diritti di chi non può consumare o non ha voce
Francesco ricorda le parole del profeta sul servo del Signore che “proclamerà il diritto con verità”, che Cristo “ha a cuore il diritto e la giustizia” e che nella sua missione “si è rivolto con tutto sé stesso agli ultimi, per guarirli e annunciare loro la buona novella del Regno di Dio”.
I diritti dei lavoratori, dei migranti, dei malati, dei bambini non nati, delle persone in fin di vita e dei più poveri sono sempre più spesso trascurati e negati in questa cultura dello scarto. Chi non ha capacità di spendere e di consumare sembra non valere nulla. Ma negare i diritti fondamentali, negare il diritto a una vita dignitosa, a cure fisiche, psicologiche e spirituali, a un salario giusto significa negare la dignità umana.
E’ dignità umana, non concessione governativa
Quello che ci rende davvero esseri umani, prosegue il Pontefice, è “riconoscere in linea di principio e garantire in concreto i diritti, tutelando i più deboli”, altrimenti “ci lasciamo dominare dalla legge del più forte e diamo campo libero alla sopraffazione”. Per questo, “il riconoscimento dei diritti delle persone più deboli” non è “una concessione governativa”, e i giuristi cattolici “non chiedono favori a nome dei poveri”, ma proclamano con fermezza “quei diritti che derivano dal riconoscimento della dignità umana”.
Tettamanzi diceva: i diritti dei deboli non sono diritti deboli
Il ruolo del giurista cattolico, in qualsiasi ruolo operi, come consulente, avvocato o giudice, conclude Papa Francesco, “è quindi quello di contribuire alla tutela della dignità umana dei deboli affermando i loro diritti”. Così “contribuisce all’affermarsi della fraternità umana e a non deturpare l’immagine di Dio impressa in ogni persona”.
Il Cardinale Dionigi Tettamanzi amava ripetere che “i diritti dei deboli non sono diritti deboli”. A voi, in maniera particolare, il compito di affermarli con fermezza e di tutelarli con sapienza, cooperando a costruire una società più umana e più giusta.
Ispirati dalla testimonianza del beato Rosario Livatino
Nel suo saluto finale, il Papa invoca, a sostegno dell’impegno dei giuristi cattolici, la Madonna, oggi venerata “come Vergine del silenzio e dell’ascolto nella Santa Casa di Loreto”, San Giuseppe, “uomo giusto”, e “la testimonianza del Beato Rosario Livatino”.