Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
L’invito è ad “andare”. Andare “incontro agli uomini e alle donne che soffrono nell’anima e nel corpo”; andare “verso una creazione ferita”; andare “come uomini di dialogo, cercando di costruire ponti al posto dei muri” e come “uomini di pace” per invitare alla conversione coloro che seminano odio, divisione e violenza. Papa Francesco invia un messaggio ai frati minori, riuniti dal 3 fino al 18 luglio a Roma per il Capitolo generale dell’Ordine dei Frati minori, che hanno eletto il nuovo ministro generale, fra Massimo Giovanni Fusarelli.
Un’eredità inestimabile
A lui, il Papa porge gli auguri, ringraziando il predecessore padre Michael Perry. Poi saluta tutte le comunità dei francescani “sparse nel mondo”, alle quali ricorda la loro “eredità spirituale di ricchezza inestimabile, radicata nella vita evangelica e caratterizzata da preghiera, fraternità, povertà, minorità e itineranza”. Proprio questa, scrive il Pontefice nel suo messaggio, è punto di forza per il presente, segnato dalle “sfide del calo numerico e dell’invecchiamento”, e per il futuro, nella prospettiva di un “rinnovamento”.
Non lasciate che l’ansia e il timore vi impediscano di aprire i cuori e le menti al rinnovamento e alla rivitalizzazione che lo Spirito di Dio suscita in voi e tra di voi… Non dimenticate che uno sguardo rinnovato, capace di aprirci al futuro di Dio, lo riceviamo dalla vicinanza con i poveri, le vittime delle moderne schiavitù, i profughi e gli esclusi di questo mondo. Essi sono vostri maestri.
Abbracciare poveri ed esclusi
“Abbracciateli”, esorta il Papa, “come fece San Francesco”, che non risparmiò la sua carezza ai lebbrosi e gli esclusi del suo tempo. “Alle radici della vostra spiritualità sta questo incontro con gli ultimi e con i sofferenti, nel segno del ‘fare misericordia’”, dice il Pontefice. Oggi sono tanti i lebbrosi, affetti da una malattia diversa, anche meno visibile, ma altrettanto dolorosa: l’isolamento, la sofferenza, la divisione, emerse ancora più preponderantemente nel tempo dell’emergenza sanitaria che rischia di far rimanere “paralizzati”.
Questa esperienza critica, dice il Papa, da una parte, “sprona tutti a riconoscere quanto la nostra vita terrena sia un cammino da percorrere come pellegrini e forestieri, uomini e donne itineranti, disposti ad alleggerirci di cose e pretese personali”. Dall’altra, “è occasione propizia per intensificare la relazione con Cristo e con i fratelli”.
Rinnovare la propria visione
L’invito del Papa alle comunità di francescani è quindi ad essere “umile presenza profetica in mezzo al popolo di Dio” e, al contempo, a “rinnovare la propria visione”. Ovvero quello che è accaduto al giovane Francesco d’Assisi, al quale Dio toccò il cuore “attraverso la misericordia offerta al fratello”. Dio, sottolinea il Pontefice, “continua a toccare i nostri cuori attraverso l’incontro con gli altri, soprattutto con le persone più bisognose”.
Il rinnovamento della vostra visione non può che ripartire da questo sguardo nuovo con il quale contemplare il fratello povero ed emarginato, segno, quasi sacramento della presenza di Dio
Verso chi soffre nell’anima e nel corpo
Da questo sguardo rinnovato, da questa concreta esperienza di incontro con il prossimo e le sue piaghe, può dunque nascere “una rinnovata energia per guardare al futuro da fratelli e da minori”, secondo quel “bel nome” scelto da San Francesco.
Vi incoraggio ad andare incontro agli uomini e alle donne che soffrono nell’anima e nel corpo, per offrire la vostra presenza umile e fraterna, senza grandi discorsi, ma facendo sentire la vostra vicinanza di fratelli minori.
Uomini di dialogo e riconciliazione
Vi incoraggio, scrive il Papa, “ad andare verso una creazione ferita, la nostra casa comune, che soffre di uno sfruttamento distorto dei beni della terra per l’arricchimento di pochi, mentre si creano condizioni di miseria per molti”. Ad andare “come uomini di dialogo”, per offrire “il dono della fraternità e dell’amicizia sociale in un mondo che stenta a trovare la rotta di un progetto comune”, e “come uomini di pace e di riconciliazione”, per offrire “alle vittime la speranza che nasce dalla verità, dalla giustizia e dal perdono”.
Da qui la benedizione perché “l’Altissimo, Onnipotente, Bon Signore vi faccia essere e diventare sempre più testimoni credibili e gioiosi del Vangelo; vi doni di condurre una vita semplice e fraterna; e vi porti sulle strade del mondo a gettare con fede e con speranza il seme della Buona Notizia”.