Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Papà, mamme, figli, nonni. È rivolto a loro e ai loro cari l’augurio di buon Natale, accompagnato dal ringraziamento a Dio, indirizzato da Papa Francesco ai dipendenti vaticani. Gesù nasce “dove l’amore si fa concreto, si fa vicinanza, si fa tenerezza, si fa compassione”. “Lì – afferma il Papa – c’è Dio”.
Se, per esempio, in famiglia c’è il nonno o la nonna che non può più uscire facilmente, allora andiamo a trovarlo o trovarla, con le attenzioni che la pandemia richiede, ma andiamo, non lasciamoli soli. E se non possiamo andare, facciamo una telefonata e parliamo un po’. Ma soprattutto, appena possibile, andiamoci, e stiamo un po’ con lui o con lei.
Non trascurate i nonni
Francesco sottolinea che la cultura dello scarto colpisce tanti nonni e anziani. E ricorda una storia citata in altre circostanze che mette in risalto, attraverso lo sguardo innocente di un bambino, che diffondere discriminazione può comportare un duro prezzo da pagare.
C’era una famiglia dove il nonno abitava con loro e il nonno si invecchiava. E poi, a pranzo o a cena, quando prendeva la minestra, si sporcava. E a un certo punto, il papà disse: “Non possiamo vivere così, perché non possiamo invitare amici, con il nonno … Io farò che il nonno mangi e ceni in cucina. Gli farò un bel tavolino”, e così è successo. Una settimana dopo, torna a casa e trova il figlio di dieci anni giocando con il legno, i chiodi, il martello … “Cosa stai facendo?” – “Un tavolino, papà” – “Ma perché?” – “Per te, per quando sarai vecchio”. Non dimentichiamo che quello che noi seminiamo i nostri figli lo faranno con noi. Per favore, non trascurare i nonni, non trascurare gli anziani: sono la saggezza.
Il Natale porti il dono della serenità
In questo tempo ancora segnato dall’emergenza non solo sanitaria, l’augurio del Papa è che il Natale “porti un di serenità”, specialmente a chi sta “vivendo un periodo pesante, con preoccupazioni”.
Ogni famiglia ne ha, ma a volte ci sono situazioni più difficili. Prego perché chi ne ha più bisogno riceva il dono della serenità, personale e familiare. La pandemia ha causato molti problemi alle famiglie, problemi sia economici, sia psicologici. Penso ai ragazzi, agli adolescenti, che hanno risentito in modo particolare dei periodi di isolamento e di didattica a distanza. Ma ogni età ha avuto i suoi disagi con la pandemia.
Garantire l’occupazione
Rivolgendosi ai dipendenti vaticani, Francesco si sofferma anche sul tema del lavoro. Ed indica le direttrici che, in questo ambito, devono orientare il cammino: il rispetto dei diritti dei lavoratori e il bene comune.
Abbiamo cercato di garantire l’occupazione; ci siamo impegnati a non lasciare nessuno senza lavoro. Certo, la gestione del periodo di chiusura non è stata facile; so che c’è stato qualche problema: lo so; spero che si possano trovare soluzioni soddisfacenti attraverso il dialogo, cercando di venirsi incontro, sempre nel rispetto dei diritti dei lavoratori e del bene comune.
Chiediamo l’intercessione di San Giuseppe
Il Pontefice ricorda poi che c’è un Santo “competente” nel campo del lavoro. Si tratta di San Giuseppe che, prima di tutto, è “il custode di Gesù e della Vergine Maria” ed è “anche il patrono della Chiesa”.
Come sapete, tutto quest’anno è stato dedicato a San Giuseppe: ne sono stato molto contento, e spero che vi abbia aiutato a sentirlo più vicino, più presente nella vostra vita, nelle vostre famiglie. A lui potete affidare certe situazioni un po’ complicate, in cui ci si accorge che le nostre forze non bastano, che non ci sono soluzioni a portata di mano. Allora potete rivolgervi a San Giuseppe, nella preghiera. Lui è uno di poche parole – nel Vangelo non parla mai, non c’è parola di Giuseppe –, di poche parole ma di molti fatti. Provate. Un uomo che ascolta la volontà di Dio e la mette in pratica, senza tentennamenti. Io lo prego sempre, per questo bisogno, quell’altro, quell’altro, e lui sempre risponde.
La famiglia è il luogo in cui si sperimenta la Provvidenza
Il Papa sottolinea che “Dio rivelava la sua volontà” a Giuseppe nel sonno mentre dormiva: “la prima, quando deve prendere in sposa Maria; la seconda, quando Erode minaccia la vita di Gesù e bisogna fuggire in Egitto; la terza, quando è il momento di tornare in patria; e la quarta, quando si tratta di stabilirsi a Nazaret”. Il Signore, aggiunge il Pontefice, ha dato a Giuseppe in sogno queste “indicazioni di percorso”. Non “fantasie, allucinazioni”, ma messaggi “ben aderenti alla realtà, destinati a guidare il cammino della Santa Famiglia”. “Erano la manifestazione della Provvidenza di Dio”. Su questa parola, Provvidenza, il Santo Padre esorta a fermarsi un momento.
Come ci insegna la storia di Giuseppe e Maria, la famiglia è il luogo privilegiato in cui si sperimenta la Provvidenza di Dio. Perciò voglio augurare anche a voi, a ciascuna delle vostre famiglie, proprio questo: di fare esperienza della mano paterna di Dio che guida i nostri passi sulle sue vie, per il bene degli sposi, per il bene dei figli, per il bene di tutta la famiglia. Non sempre i disegni di Dio sono chiari; spesso si manifestano con il tempo, richiedono pazienza; richiedono soprattutto fede, tanta fiducia che Dio vuole solo e sempre il bene, il maggior bene per noi e i nostri cari.
“Vi ringrazio per tutto il lavoro che fate”
Bisogna fare come San Giuseppe: “abbandonarsi a Dio per ricevere i suoi messaggi”. “Io prego per voi. Pregate voi, uno per gli altri – conclude il Papa – così la comunità di lavoro si consolida, si fa più unita”. “A tutti voi e alle vostre famiglie, vi auguro Buon Natale, e vi ringrazio per tutto il lavoro che fate qui: grazie tante!”.