Francesco incontra le Suore del Servizio Sociale e, nel discorso consegnato, ricorda la fondatrice Margit Slachta, “interprete” di quella carità sociale di cui parla l’enciclica Fratelli tutti: “Il suo carisma si è adattato ai diversi scenari politici e sociali, fino ad arrivare ai nostri giorni. Anche da consacrata mantenne un impegno politico tanto attivo”
Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
“Affrontare le sfide sociali” con “l’arma della carità”. Questo l’invito di Papa Francesco alle Suore del Servizio sociale, ricevute oggi in Vaticano in occasione del primo centenario dalla fondazione della Società, il 12 maggio 1923. Nel discorso consegnato, il Papa si sofferma sulla figura della fondatrice, Margit Slachta, attivista e politica di origine slovacca: il carisma che cento anni fa ricevette “nel corso del tempo e del magistero sociale della Chiesa, si è adattato ai diversi scenari politici e sociali, fino ad arrivare ai nostri giorni”, osserva Francesco. “Anche da consacrata – aggiunge -, mantenne un impegno politico tanto attivo. È impressionante la sua affermazione, durante l’olocausto, che i precetti della fede obbligavano le suore a proteggere gli ebrei, a rischio della propria vita”.
“È una verità che ci costa ammettere: molti martiri morirono per la fede, non a causa della negazione di una mera libertà di rendere culto a loro Dio, ma per la coerenza di vita che quella fede imponeva loro e, di conseguenza, per la difesa della libertà, della giustizia e della verità”, dice ancora il Papa. Margit, infatti, è vissuta in “quelle circostanze di inizio secolo scorso, con i cambiamenti sociali che spianarono la via alle guerre mondiali”.
Sfide sociali in ogni tempo
La Società è nata in un momento cruciale della storia e si è sempre fatta carico di raccogliere le sfide dei tempi e di alleviare i bisogni dei più deboli, in particolare donne, bambini, famiglie bisognose. “Quelle circostanze di inizio secolo scorso, con i cambiamenti sociali che spianarono la via alle guerre mondiali, furono momenti cruciali, in cui Dio incoraggiò la nascita della vostra Società”, sottolinea Papa Francesco. Negli anni del nazismo, Margit in particolare si adoperò per difendere i perseguitati, protestare contro il lavoro forzato e le leggi antisemite. Francesco, guardando al passato ma anche all’attualità, dice alle suore: “Oggi, come allora, la chiamata a essere testimoni continua a essere attuale. Che bello sarebbe se risuonassero nei vostri cuori le parole di Margit con la stessa intensità che sicuramente ebbero in quelle prime suore. Sono per voi uno stimolo, che vi insegna ad affrontare le sfide sociali, come fecero loro contro il nazismo, con l’unica arma della carità”.
Prova di una perenne novità
“La vostra fondatrice, la Chiesa e lo Spirito Santo – continua il Papa – ci interpellano, ribandendo sempre la stessa verità: non c’è amore più grande che dare la vita per gli altri. La carità sociale, che ho ricordato nell’Enciclica Fratelli tutti, e che permea gli scritti di Margit Slachta, sono prova di questa perenne novità”. Infine il Pontefice termina invocando Dio perché ci dia “la forza per essere testimoni di questo amore, verità e giustizia, nella vocazione a cui ci ha chiamati”, citando la beata Sara Salkaházi, suora ungherese che salvò la vita di circa cento ebrei durante la Seconda Guerra mondiale e che per questo motivo subì il martirio.