Eugenio Bonanata – città del Vaticano
Con la presenza del Papa in città, gli operatori umanitari astigiani si sentono incoraggiati a proseguire sulla strada dell’accoglienza. “Francesco arriva da una terra come l’Argentina che in passato è stata meta di tanti migranti piemontesi e ha una sensibilità particolare nei confronti di ciò che succede oggi dovuta anche a motivi familiari”, afferma Marco Pieri responsabile del centro di accoglienza di Villa Quaglina, intervistato nell’ambito del documentario ‘Radici’ realizzato da Telepace e Rete 7.
Un territorio solidale
Questo è un territorio che non dichiara l’accoglienza a piena voce, ma sotto traccia la pratica sempre”, aggiunge Alberto Mossino, presidente dell’Associazione Piam Onlus, una realtà attiva soprattutto sul fronte delle donne vittime della tratta. “Noi piemontesi siamo gente concreta”, prosegue parlando della situazione sociodemografica astigiana. “Il terziario non tira, l’industria non è più come una volta e il settore dell’agricoltura e della ristorazione hanno bisogno di manodopera”. Ecco, dunque, senza troppi giri di parole, l’importanza di integrare e di guardare alla sostenibilità del tessuto sociale in una prospettiva futura. “Non è che dobbiamo aiutare i migranti – spiega Mossino – dobbiamo aiutarci come società civile in una logica di mutualità dove ciascuno mette il suo”.
Una perfetta integrazione
Un approccio che ha prodotto risultati significativi. “Asti – precisa Pieri – negli ultimi anni ha dimostrato una sensibilità particolare che purtroppo ha meno riscontro in altre realtà geografiche”. Dati alla mano, se si considera che in tutto il pianeta sono intorno a 200 le nazioni riconosciute, in città è presente mezzo mondo tra i suoi circa 70 mila abitanti. “Sono oltre novanta le nazionalità di provenienza delle persone che attualmente risiedono nel nostro comune”, sottolinea il sindaco Maurizio Rasero raccontando di aver dato una ventina di cittadinanze a settimana negli ultimi due mesi, per un totale di oltre 700 mila nell’ultimo quinquennio. “Questo – dice – è un territorio che è cresciuto nel tempo per il valore che i non piemontesi hanno portato dando vantaggi a tutti, grazie a una perfetta integrazione”.
L’accoglienza dei migranti
La visita del Papa mette in luce questo trend che sovverte tanti luoghi comuni e che può essere considerato come un modello da seguire. “Nel nostro territorio – spiega Mossino – il tessuto delle associazioni di volontariato non è incredibile, ma è molto efficiente e soprattutto sempre presente e capace di dialogare con le istituzioni senza grosse conflittualità”. Per Marco Pieri, tutto questo non significa fornire soltanto cibo e un tetto sopra la testa: “Serve integrare e l’integrazione avviene anche con la possibilità di fornire un lavoro e una vita dignitosa alle persone”. Si tratta di superare l’emergenza, praticando la strada della formazione. “Bisogna contestualizzare la presenza dei migranti sul nostro territorio”, secondo Mossino che elenca le priorità. “Scuole di italiano, formazione professionale e inserimento lavorativo in vari settori dall’agricoltura al turistico: corsi da saldatore e carrellista per gli uomini e pulizia e cucina per le donne, dove abbiamo visto che c’è una buona resa dal punto di vista occupazionale”.
La testimonianza
Un percorso divenuto realtà per la cuoca Success Isaac, giovanissima nigeriana sbarcata a Lampedusa nel 2018, dopo essere partita dalla Libia e aver visto morire 64 persone durante la traversata. La sua epopea è stata segnata da diverse tappe: il transito in Francia dove è stata costretta a prostituirsi; la fuga in Germania; il ritorno in Italia, a Napoli; la scoperta di essere incinta; la conoscenza degli operatori di Piam Onlus e la nascita di suo figlio. Questa realtà si è presa cura di entrambi e in seguito ad un corso da aiuto cuoca, oggi Success lavora presso il centro di accoglienza di Villa Quaglina preparando da mangiare per le ragazze ospitate in questa struttura alle porte di Asti. “Mi piace cucinare italiano e in particolare la pizza”, dice. “Il segreto è mantenere ordinato e pulire ogni giorno i fornelli”.