Il Papa abbraccia Bentolo, migrante sopravvissuto a violenze e naufragi

Vatican News

La mattina di venerdì 21 luglio, una delegazione di Mediterranea Saving Humans è stata ricevuta da Francesco a Santa Marta. Presente pure il giovane profugo del Camerun, prigioniero dei lager libici dove ha portato conforto ai compagni in fin di vita facendoli pregare con un telefonino recuperato di nascosto con il cappellano della Ong don Mattia Ferrari. Il sacerdote: “Bentolo ha realizzato un sogno, incontrando il Papa”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“Com’è possibile che la persona più importante della terra voglia incontrare me, che sono una persona che al momento non ha nemmeno i documenti?”. Bentolo è un giovane camerunense che nel 2020 si è ritrovato a fronteggiare il conflitto nel suo Paese. Al bivio, combattere o fuggire, ha scelto la seconda opzione: non cedere alla logica dell’odio. La sua fuga, come per migliaia di migranti africani, è stata segnata da violenze, prigionia, naufragi. E dal dolore di vedere i suoi compagni soccombere sotto le torture.

Udienza a Mediterranea Saving Humans

La mattina, 21 luglio, Bentolo è stato ricevuto in udienza privata a Casa Santa Marta da Papa Francesco insieme ad una delegazione di Mediterranea Saving Humans, la Ong fondata da Luca Casarini (presente all’udienza) che ha fatto in modo che il ragazzo potesse ripartire con una nuova vita. Una vita diversa, una vita migliore o semplicemente una vita. Quella che Sami e altri profughi rimasti in Libia non hanno la possibilità oggi di vivere.

A riferire dell’udienza di ieri e raccontare la storia del giovane migrante e della sua commozione davanti alla benedizione del Papa, è don Mattia Ferrari, il cappellano di Mediterranea, che in un post su Facebook ha pubblicato anche una foto del gruppo a Santa Marta, tra cui sono presenti le persone che seguono Bentolo, come Kátia Lôbo Fitermann, suor Adriana, cappellana di Spin Time Labs, una delle basi romane di Mediterranea, e il giornalista di Avvenire Nello Scavo, che Francesco ha ringraziato per il suo lavoro di inviato nelle zone più calde del mondo.

La Via Crucis di Bentolo

Proprio Scavo sul quotidiano della CEI ripercorre la Via Crucis di Bentolo in Libia, catturato dai trafficanti e venduto ai guardiani di Stato che lo hanno portato in un campo di prigionia ufficiale a Zawiyah, sotto il controllo della milizia al-Nasr e della banda del maggiore della guardia costiera Abdurahman al-Milad e poi a Zuara. In uno dei centri di detenzione, il ragazzo camerunense ha trovato altri profughi subsahariani cristiani, alcuni dei quali in fin di vita dopo mesi di torture e privazioni.

Vicino ai compagni in fin di vita

Dalla Libia il ragazzo è riuscito a entrare in contatto con alcuni attivisti per i diritti umani, raggiungibili attraverso un telefonino che i prigionieri avevano nascosto. E attraverso gli attivisti ha contattato don Mattia Ferrari, al quale ha chiesto “una parola di conforto per questi fratelli che stanno morendo”. Il sacerdote modenese è riuscito a pregare con i ragazzi prigionieri accompagnando uno di loro fino alla morte. “In questo modo – ricorda Bentolo ad Avvenire – Sami è morto con il conforto di una benedizione e questo gli ha dato un po’ di serenità prima di lasciarci”.

Di Bentolo si sono poi perse le tracce. “Temevamo che fosse stato inghiottito dal sistema criminale libico – spiega don Mattia Ferrari – oppure che fosse morto in mare”. Poi un giorno la nave di soccorso dell’organizzazione umanitaria tedesca Sea Watch è intervenuta nel Mediterraneo Centrale salvando decine di profughi caduti in acqua da un barcone. Tra loro c’era proprio Bentolo che, una volta sbarcato in Italia, ha provato nuovamente a rintracciare don Ferrari. Ora è ospite di un centro di accoglienza.

“Guarito” dall’abbraccio del Papa

Da tutte queste ferite, Bentolo però si è detto “guarito” quando si è trovato nell’abbraccio del Papa, il quale era stato informato nelle scorse settimane della storia dolorosa del ragazzo. “Aspettavo di incontrarti. Il tuo gesto mi ha commosso”, ha detto il giovane al Pontefice. E tenendogli la mano, ha assicurato: “Adesso chiamerò i miei amici ancora prigionieri in Libia e gli farò arrivare la benedizione del Papa”.

“Quando più di un anno fa Bentolo ci contattava dalla Libia, non credevo che l’avrei mai visto”, racconta don Ferrari nel suo post sui social. “Tante persone mi hanno insegnato sempre che quando si ama bisogna lottare fino alla fine e che se siamo fino alla fine o miracoli succedono”. Bentolo ha lottato e, alla fine, è arrivato in Europa. “Non solo è qui, ma oggi ha visto realizzato il suo sogno di incontrare Papa Francesco. Sembrava un sogno impossibile ed è realtà”.  

Francesco in ascolto

Francesco, riporta ancora il cappellano, non solo ha voluto incontrare il giovane camerunense, “ma si è messo veramente in ascolto di lui, della sua esperienza, dei suoi desideri”. A colpire il Papa soprattutto il fatto che Bentolo, sottolinea Ferrari, “ha continuato ad amare e a stare accanto ai suoi compagni in difficoltà anche mentre era in Libia, in una situazione tremenda”.

La “situazione disumana” in Tunisia e Libia

Il cappellano riferisce che durante l’udienza con il Papa si è parlato anche della “situazione disumana” che stanno vivendo molti altri migranti in Tunisia e Libia. Un dramma rappresentato dalla fotografia, circolata nelle scorse ore sul web, di una donna con la figlia di 5 anni a fianco, morte nel deserto per fame, caldo e sete. Una immagine che anche il Papa ha avuto modo di vedere e davanti alla quale ha espresso il suo dolore.