Debora Donnini – Città del Vaticano
“E’ bello coltivare un’unità arricchita dalle differenze, che non ceda alla tentazione di un’uniformità omologante. Questo sempre è cattivo, non è del buono spirito”. Lo sottolinea Papa Francesco nel corso dell’udienza al Gruppo Misto di Lavoro ortodosso-cattolico “Sant’Ireneo”, riunito a Roma per la prima volta, presso l’Istituto di Studi Ecumenici dell’Angelicum, per la sessione annuale di lavori. Il Gruppo, nato nel 2004, riunisce esperti di varie Chiese e diversi Paesi, desiderosi di pregare e studiare insieme l’unità.
Si tratta, dunque, di un confronto, nota il Papa, diretto a “comprendere come gli aspetti contrastanti presenti nelle nostre tradizioni, anziché alimentare contrapposizioni, possano diventare opportunità legittime per esprimere la comune fede apostolica”. Il Papa ringrazia, quindi, il cardinale Koch per le sue parole di presentazione, dicendosi colpito da quanto detto sul compito specifico del Gruppo: “cercare insieme le modalità in cui le diverse tradizioni possono arricchirsi a vicenda senza perdere la loro identità”.
La pace del Signore reintegra nell’unità
“Il vostro patrono, Sant’Ireneo di Lione, che – aggiunge a braccio Francesco – volentieri dichiarerò Dottore della Chiesa prossimamente con il titolo di doctor unitatis, è venuto dall’Oriente e ha esercitato il suo ministero episcopale in Occidente, è stato un grande ponte spirituale e teologico tra cristiani orientali e occidentali”. Il suo nome, Ireneo, porta impressa la parola pace:
Sappiamo che la pace del Signore non è una pace “negoziabile”, frutto di accordi per tutelare interessi, ma una pace che riconcilia, che reintegra nell’unità. Questa è la pace di Gesù . Cristo – scrive l’Apostolo Paolo: «è la nostra pace», Lui è la nostra pace, «colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione, cioè l’inimicizia». Cari amici, anche voi, con l’aiuto di Dio, lavorate per abbattere muri di separazione e per innalzare ponti di comunione.
Primato e sinodalità
Quindi, il Papa si concentra sullo studio appena pubblicato dallo stesso Gruppo di Lavoro, dal titolo “Servire la comunione. Ripensare il rapporto tra primato e sinodalità”. Ed è proprio sulla profonda relazione fra primato e sinodalità che si sofferma Francesco:
Attraverso la pazienza costruttiva del dialogo, specialmente con le Chiese ortodosse, comprendiamo meglio che primato e sinodalità nella Chiesa non sono due principi concorrenti da tenere in equilibrio, ma due realtà che si costituiscono e si sostengono a vicenda al servizio della comunione. Come il primato presuppone l’esercizio della sinodalità, così la sinodalità include l’esercizio del primato.
Tutti, alcuni, uno
In questo senso si rifà a quanto scritto dalla Commissione teologica internazionale, spiegando che la sinodalità nella Chiesa Cattolica, in senso ampio, può essere compresa come l’articolazione di tre dimensioni: ’tutti’, ‘alcuni’ e ‘uno’. Infatti, “la sinodalità implica l’esercizio del sensus fidei della universitas fidelium (tutti), il ministero di guida del collegio dei Vescovi, ciascuno con il suo presbiterio (alcuni), e il ministero di unità del Vescovo e del Papa (uno)”.
In tale visione, il ministero primaziale è intrinseco alla dinamica sinodale, come lo sono pure l’aspetto comunitario che include tutto il Popolo di Dio e la dimensione collegiale relativa all’esercizio del ministero episcopale. Perciò un approccio fruttuoso al primato nei dialoghi teologici ed ecumenici non può che fondarsi su una riflessione sulla sinodalità: altra strada non va.
Il Papa ribadisce quindi la sua convinzione che “in una Chiesa sinodale, anche l’esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce”. E confida che il cammino sinodale che si inaugurerà fra pochi giorni in tutte le diocesi cattoliche sarà l’occasione per approfondire anche questo importante aspetto insieme agli altri cristiani.