Il Papa a colloquio con Emilce Cuda e i professori della Loyola University di Chicago

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Papa Francesco ha ricevuto stamane una delegazione di professori della Loyola University di Chicago, guidata dalla dottoressa Emilce Cuda, Segretaria della Pontificia Commissione per l’America Latina (Cal). La Loyola University, ateneo dei Gesuiti, ha organizzato il 24 febbraio scorso, in collaborazione con la Cal, l’evento “Costruire ponti, dialogo Nord-Sud” durante il quale il Papa ha parlato in videocollegamento con studenti universitari di tutte le Americhe. Una iniziativa che proseguirà con altri incontri presso la Santa Sede per promuovere un processo sinodale universitario globale.

La delegazione ha annunciato il lancio innovativo di corsi accademici curriculari, sia nelle discipline umanistiche che nelle scienze esatte, tenuti congiuntamente da università del Nord, del Centro e del Sud del continente americano. L’obiettivo è quello di generare processi di trasmissione e integrazione delle conoscenze tra i due emisferi per promuovere una riforma ecologica. Le crisi migratorie, energetiche e alimentari sono al centro di questo progetto che ha il sostegno di Papa Francesco.

Sull’incontro di questa mattina con il Papa, Felipe Herrera-Espaliat ha parlato con il professor Peter Jones, docente di Studi pastorali presso la Loyola University di Chicago:

Perché siete venuti a Roma e qual è lo scopo dell’incontro di questa mattina con il Papa?

Siamo venuti a Roma perché dopo l’incontro dei nostri studenti con Papa Francesco abbiamo iniziato a mettere in piedi un percorso per studenti universitari per favorire la partecipazione e l’ascolto vicendevole in una maniera che riproponga o sia analogo al processo sinodale. La dottoressa Cuda, che ha collaborato con noi allo sviluppo di questo programma, ha informato di questa iniziativa Papa Francesco: lui ne è stato entusiasta e ha deciso di parlare con gli studenti – e questo è accaduto il 24 febbraio. Quindi, in realtà questo incontro è il seguito di quell’incontro ed ha come finalità la continuazione di quel lavoro e lo sviluppo di ulteriori possibilità perché gli studenti possano connettersi al processo sinodale in tutto il mondo.

Qual è il messaggio che il Papa vi ha consegnato questa mattina? Come descriverebbe l’esperienza di avere incontrato personalmente il Papa?

Personalmente, l’incontro con il Papa è stata un’esperienza straordinaria e unica. È stato affettuoso, gentile, ha riso con noi e ha condiviso la sua gioia provata nell’incontro con gli studenti. Nella conversazione abbiamo parlato di tante cose: della vita nell’università, dell’esperienza degli studenti e della loro trasformazione; gli abbiamo portato un dono che comprendeva messaggi e auguri per lui dagli studenti che avevano partecipato ai nostri eventi. Il fulcro del messaggio che ci ha lasciato oggi è la necessità di insegnare agli studenti modellando noi stessi come guide, insegnando loro anche ad accettare il dato di fatto che esistono delle crisi, delle tensioni, dei disaccordi, e di impegnarci nei nostri rapporti a lavorare per attraversare questi momenti di trasformazione per trovare insieme una nuova realtà, per costruire insieme un nuovo futuro. La tensione è salutare e possiamo affrontarla in maniera sana: il Papa ha sottolineato questo più d’una volta, questa mattina.

Come pensa che l’incoraggiamento ricevuto questa mattina dal Papa possa influire sui progetti che sta promuovendo nell’ambito dell’università?

Noi ci fermiamo qui per una settimana e questo è stato il nostro primo incontro per confrontarci sul lavoro che stiamo facendo. Papa Francesco ha voluto incontrarci e si è intrattenuto con noi per circa 45 minuti, per incoraggiarci, per sostenerci: il suo supporto ha un valore inestimabile per come riesce a unire le risorse e le persone necessarie per il successo di questa iniziativa. Il Papa vuole azione, esattamente come gli studenti: gli studenti si sono stancati di sentir parlare le loro guide senza vedere poi alcuna azione. Il Papa ci incoraggia e con il suo sostegno saremo capaci a nostra volta di sostenere gli studenti, per portare avanti la loro azione e continuare questa importante opera di collaborazione tra gli studenti, in particolare nelle Americhe dove abbiamo iniziato con l’evento del 24 febbraio, ma più importante ancora, in tutto il mondo.