Adriana Masotti – Città del Vaticano
La sofferenza e il martirio hanno unito, e in alcuni casi anche diviso, i cristiani delle diverse confessioni che abitano le terre del centro e dell’est Europa. Non mancano nel loro passato pagine drammatiche come gli scontri sanguinosi tra cattolici e luterani o, nei tempi del comunismo, la persecuzione da parte del regime. Figure centrali qui per il cristianesimo i fratelli Cirillo e Metodio che, alla fine del primo millennio, codificarono per i popoli slavi una lingua e un alfabeto perché la fede cristiana potesse esprimersi e la cui missione si trovò già a fare i conti con le divisioni che si andavano sviluppando tra le chiese d’Oriente e d’Occidente. Sono loro i precursori dell’ecumenismo, disse Papa Francesco rivolgendosi, nel 2018, al metropolita Rastislav, Primate della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia, in visita a Roma, e nel suo 34esimo viaggio apostolico il Papa non ha voluto mancare all’appuntamento con i fratelli delle altre Chiese e confessioni.
Padre Kránitz: la responsabilità condivisa dei cristiani
Del cammino verso la conoscenza, la comprensione e l’unità tra i cristiani nella parte d’Europa che Papa Francesco visiterà da oggi a mercoledì, parla ai microfoni di Vatican News, il padre ungherese Mihály Kránitz, professore di ecumenismo all’Università cattolica di Budapest dove insegna anche Teologia fondamentale:
Padre Kránitz, nel passato i rapporti le diverse Chiese in Ungheria non sono stati sempre buoni, hanno registrato anche scontri molto duri. Può dirci qualcosa in merito?
Sì, dopo la Riforma ci sono stati veramente scontri e problemi tra le Chiese, ma lentamente nel XVIII secolo si è fatta strada la volontà di fare qualcosa insieme. Sono stati i protestanti a cominciare su questa linea con l’obiettivo di creare più unità tra loro e a quel tempo la Chiesa Cattolica si è posta contro questo movimento. Papa Benedetto XI lo rifiutava definendolo nel 1928 pancristianesimo. I protestanti hanno cominciato anche in Ungheria e in altri Paesi come Slovacchia e Polonia, ma prima del Concilio Vaticano II era difficile fare qualcosa in questo senso, tuttavia i Pastori e i sacerdoti hanno compiuto qualche passo fra di loro a livello della preghiera e dell’ amicizia ma, dopo le guerre di religione che hanno causato molte ferite alle Chiese cristiane, il Concilio Vaticano II è stato il punto di riferimento: dopo il Concilio il dialogo ecumenico non sarà più opzionale, lavorare per l’unità è un dovere per tutti i cristiani e in questo territorio dell’Europa centrale e orientale c’era una certa unità anche durante il comunismo perché il partito comunista voleva mettere insieme tutti, cattolici, luterani, calvinisti e ortodossi, non per motivi religiosi, ma per motivi logistici, pratici, per avere uno sguardo unico su tutti. E questo ha aiutato le Chiese ad avere legami di amicizia perché tutti hanno sofferto sotto il comunismo: luterani, calvinisti e cattolici insieme, si potrebbe dire allora che sono stati loro, i comunisti, che hanno creato un certo consiglio delle Chiese, ma dopo la svolta politica del 1989, si è venuta veramente a creata un’atmosfera di amicizia. Cattolici, protestanti, ortodossi hanno qualcosa da dare all’unità e anche all’Europa, perchè noi sentiamo che la gente non sa come fare con la propria vita, la famiglia, l’educazione e altre cose sono in pericolo. E questo anche per le Chiese è uno stimolo all’unità per far sì che le persone abbiano qualcosa di più, non soltanto soldi e successo, ma la spiritualità.
Il rapporto di amicizia diventa poi anche collaborazione in iniziative e azioni concrete?
Sì, sì. Proprio in questi giorni si sente bene questo perchè i luterani hanno preparato un Anno della Cena del Signore, loro non sono lontani dall’evento del Congresso eucaristico che i cattolici stanno vivendo e attendono il Papa. E anche i calvinisti, che sono adesso più numerosi in Ungheria dei luterani, hanno organizzato congressi sull’Eucaristia. E poi noi cerchiamo insieme quello che ci unisce. Posso dire che ora in Ungheria le Chiese lavorano insieme per l’unità anche nella società.
Papa Francesco sarà in Ungheria, a Budapest, per poche ore, però ha inserito nel suo programma l’incontro con i rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese…
Certo, perché loro lo hanno chiesto e questo significa che, nonostante la differenza teologica tra protestanti e cattolici, anche loro riconoscono il ruolo del Papa come il ‘primo nella carità’ come dicono i Padri della Chiesa.
Don Pokojný: c’è bisogno di ‘purificare la memoria’
Ľudovít Pokojný, sacerdote slovacco della diocesi di Bratislava, è il responsabile dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo. Nell’intervista ci parla di come si vive il dialogo ecumenico in Slovacchia e del percorso iniziato per sanare le ferite che sia la Chiesa cattolica, sia le altre Chiese portano ancora sulla loro pelle:
Don Pokojný, le chiedo di guardare un momento al passato per poi raccontarci a che punto è oggi l’ecumenismo nel suo Paese…
Guardando la storia in Slovacchia, ma anche in altre parti dell’Europa, la storia della Chiesa cattolica è stata segnata dai rapporti con le altre Chiese e comunità ecclesiali e chiaramente non sempre è andato tutto bene. Basti ricordare il Memoriale di Prešov (che commemora l’uccisione di 24 evangelici nel 1687) dove si è fermato anche san Giovanni Paolo II nel luglio del 1995, però il fatto positivo è che in questi ultimi vent’anni, più o meno, ci stiamo scoprendo non solo tra i laici, ma anche a livello dei responsabili delle Chiese, come persone vicine e comunità vicine, quindi lavoriamo insieme, preghiamo insieme, ci incontriamo e cerchiamo di aiutarci l’uno con l’altro. Siamo in cammino e questo è bello perché vuol dire che stiamo sempre rinnovando e approfondendo questo rapporto.
Quindi il dialogo ecumenico esiste, è una realtà, ma in quali forme si esprime. Può farci qualche esempio?
Per cominciare, nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in gennaio, di solito in tante comunità sia cattoliche sia non cattoliche si fanno incontri di preghiera per l’unità tra i cristiani e questo in tanti, tanti posti della Slovacchia. Quest’anno poi celebriamo il 20esimo anniversario della firma del riconoscimento del battesimo tra la Chiesa cattolica di ambedue i riti, quello latino e quello greco-bizantino, e la Chiesa evangelico-luterana che è stato veramente un momento molto prezioso teologicamente e pastoralmente e l’abbiamo ricordato organizzando una conferenza. Poi ci sono varie iniziative a livello sociale, caritativo in cui ci diamo una mano per aiutare il mondo che ci circonda.
Che importanza ha l’incontro ecumenico che si terrà con il Papa questo pomeriggio? Ci sono attese particolari?
Non posso dire quali siano le attese dei vescovi perchè non le conosco, ma guardando al Papa e a tutta la sua attività a livello ecumenico, lui chiaramente ci porta a scoprirci sempre di più fratelli tra noi, e questa è la prima cosa. Quindi penso che Francesco ci aiuterà ad andare molto più in profondità nei nostri rapporti. L’altra cosa che credo dovremmo approfondire in Slovacchia è quello che tanti Papi hanno detto e cioè la necessità di ‘purificare la memoria’, e pian piano ci stiamo avviando in questa direzione, però ci sono ancora tante ferite del passato che noi dovremmo superare con tanta misericordia, apertura e anche tanto amore a Gesù abbandonato in croce, per ascoltarci l’un l’altro perché questo ‘purificare la memoria’ è una cosa tra di noi molto importante.
Ed è un passaggio che ancora non è stato completato….
Certamente. Questo è un percorso che si è avviato e sta proseguendo, non siamo arrivati ancora alla meta, però pian piano, speriamo di farcela.
Poco fa lei ha citato il Memoriale visitato da Papa Giovanni Paolo II. Che cosa ricorda quel luogo?
Nella storia della Slovacchia, come anche di altre parti dell’Europa, ci sono stati tanti litigi e anche purtroppo alcuni scontri sanguinosi tra i cattolici e i luterani alcuni secoli fa e questo ha contribuito a rendere più profondo il dolore e le ferite nei nostri rapporti, ci sono stati vari posti, varie città, dove sono avvenuti questi scontri forti e quindi Giovanni Paolo II, quando è venuto in Slovacchia si è fermato presso uno di questi Memoriali che ricordano dove sono stati uccisi tanti cattolici e anche, dobbiamo dirlo, tanti evangelici luterani. Quindi la storia ha visto, appunto, questi scontri, purtroppo molto dolorosi con perdite di vite umane, ma anche per esempio perdite di beni, quindi queste sono cose che dovremmo approfondire e affrontare con tanta pace, con tanto amore. La mia speranza è che veramente possiamo scoprirci sempre più fratelli, sempre più un dono l’uno per l’altro, non solo tollerarci, ma anche amarci e questo è un passo ulteriore.