A poche settimane dal viaggio a Budapest, in Piazza San Pietro per l’udienza generale i partecipanti al pellegrinaggio della diocesi di Szombathely, guidato dal vescovo János Székely. Presenti i familiari del beato László Batthyány-Strattmann, giunti a Roma nel 20° anniversario dell’elevazione agli onori degli altari del “medico dei poveri” da parte di Giovanni Paolo II nel marzo 2003
di Fabrizio Peloni
Non sono trascorsi neanche 20 giorni dal recente incontro con Francesco, il 29 aprile a Budapest, quando in occasione del 40° viaggio internazionale del pontificato, il Papa si recò all’Istituto cattolico per minori ipovedenti e disabili, intitolato al beato ungherese László Batthyány-Strattmann. E stamattina hanno avuto la gioia di “restituire” la visita partecipando all’udienza generale in piazza San Pietro con il pellegrinaggio della diocesi di Szombathely, guidato dal vescovo, monsignor János Székely. Sono i famigliari del beato, con in testa il pronipote László Edmundo, giunti a Roma nel 20° anniversario dell’elevazione agli onori degli altari del “medico dei poveri” da parte di Giovanni Paolo II nel marzo 2003.
È stato, in qualche modo, come rinnovare quell’abbraccio al mondo della sofferenza che aveva caratterizzato l’inizio della seconda giornata del recente viaggio di Papa Bergoglio in terra magiara così come l’intera esistenza di László Batthyány-Strattmann, attraverso la sua opera in favore dei più bisognosi. Ai poveri, infatti, il nobile divenuto medico, chirurgo e oculista offriva assistenza gratuita, incarnando quello che il Pontefice definisce “Vangelo della carità”.
«Veniamo dall’Ungheria, ma anche da Austria e dal Sud America, dall’Uruguay», spiega il pronipote del beato, aggiungendo che con alcuni famigliari e con altri pellegrini ungheresi si ritrova poi nel pomeriggio nella basilica di San Pietro per la messa nelle Grotte vaticane, presso la cappella dedicata alla “Magna Domina Hungarorum”, patrona dell’Ungheria.
L’Azione Cattolica di Lecce festeggia i 150 anni
L’Azione Cattolica è in cammino per le strade dell’arcidiocesi di Lecce da 150 anni. E per festeggiare questo compleanno «non potevamo non recarci in udienza dal Santo Padre, con tantissimi ragazzi, giovani e adulti, per vivere tutti insieme questo appuntamento storico, e continuare ad allenarci per essere “capaci di fraternità”» dice il presidente dell’associazione salentina Mauro Spedicati — che stamane insieme con l’arcivescovo Michele Seccia, ha accompagnato oltre 500 fedeli in piazza San Pietro — spiegando cosa rappresenta per la Chiesa locale questa ricorrenza. Le celebrazioni e le iniziative socio-culturali — per le quali è stato lanciato l’hashtag #AcLecce150 — sono accompagnate dall’icona biblica «Andate dunque», tratta dal capitolo 28 del Vangelo di Matteo, e renderanno il 2023 «un anno speciale e una festa di popolo per l’Azione cattolica». Su indicazione dell’arcivescovo, ha concluso Spedicati, è stata creata anche una pagina web www.portalecce.it, per seguire in diretta e divulgare attraverso i social media tutte le iniziative.
Ricordando la figura del venerabile servo di Dio don Ugo De Blasi, di cui lo scorso anno ricorreva il 40° della morte, l’arcivescovo Seccia ha sottolineato la lunga storia che in centocinquanta anni ha attraversato e segnato la vita della Chiesa e delle varie comunità dell’intera diocesi, facendo riferimento ai soci, ai simpatizzanti, ai responsabili, agli assistenti ecclesiali e ai vescovi che nel tempo l’hanno promossa e sostenuta.
Danze tipiche messicane sul selciato di San Pietro
Hanno offerto la loro danza sul selciato di piazza San Pietro al Papa, alla Vergine di Guadalupe e al Messico. Sono le 14 sorridenti ballerine del gruppo “María Causa de nuestra alegría” della parrocchia Natividad del Señor di Monterrey, che, nell’attesa dell’ingresso del Pontefice, con indosso il caratteristico abbigliamento Matachines hanno colorato la mattinata caratterizzata da un cielo grigio.