Chiesa Cattolica – Italiana

Il nunzio in Ucraina: preghiamo per realizzare una pace che sembra impossibile

Monsignor Kubolkas intervenuto alla conferenza organizzata dal MEAN, Movimento Europeo di Azione non violenta, per ribadire l’importanza della società civile nel sostenere la popolazione e trovare nuove vie di dialogo. Il cardinale Zuppi: la pace non ha nulla di retorico, ne abbiamo urgenza. Ieri l’intervento dell’economista Stefano Zamagni: con questa guerra in discussione l’ordine internazionale come la abbiamo conosciuto. La proposta dei corpi civili di pace a livello europeo

Michele Raviart – Città del Vaticano

Non riesco a parlare con i sacerdoti cattolici allontanati delle zone occupate dai russi e ora prigionieri. Non sono riuscito a dare acqua e cibo ai cittadini assediati di Mariupol, ridotti a dissetarsi con l’acqua dei termosifoni. Non sono riuscito a salvare i bambini, scomparsi oltreconfine sebbene protetti dagli aiuti umanitari. Dopo sedici mesi di guerra, “questa fase della guerra”, monsignor Visvaldas Kubolkas, nunzio apostolico in Ucraina ammette la sua stanchezza mentale e le difficoltà di trovare nuove idee per poter aiutare il Paese a uscire dal conflitto. Per questo, intervenuto in collegamento da Kiev alla seconda giornata di “la costruzione della pace in Europa da Sarajevo a Kiev”, conferenza organizzata dal Mean, Movimento europeo di azione non violenta presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, il nunzio chiede di pregare per realizzare l’impossibile con l’intercessione di Dio, là dove i mezzi umani da soli sembrano non bastare.

Zuppi: abbiamo urgenza di pace

Tra realismo e speranza, il nunzio ha lodato le iniziative del Mean, che riunisce 35 organizzazioni italiane e che più volte negli scorsi mesi è andato in Ucraina ad ascoltare popolazioni e istituzioni, ha costruito un “villaggio della pace” di sostegno alla gente e proprio nella capitale ucraina ha organizzato una marcia nel luglio scorso. Il vostro scopo, ha ribadito monsignor Kubolkas, è quello di unire la gente comune, civili, sacerdoti militari. Tra loro talvolta c’è più facilità di dialogo rispetto alle istituzioni. “Il vostro esempio è importante”, ha sottolineato in collegamento telefonico il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, presidente della Cei e incaricato da Papa Francesco di una missione per favorire percorsi di pace in Ucraina. “Siamo in un momento in cui la pace non ha nulla di retorico. Abbiamo urgenza di via di pace”, ha sottolineato, ribadendo “l’ansia di pace” e di giustizia del Pontefice.

Zamagni: in Ucraina la prima vera guerra globale

La missione del cardinale Zuppi, aveva spiegato ieri l’economista Stefano Zamagni, presidente emerito della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, è stata fortemente voluta da Papa Francesco, “l’unico attore internazionale ad aver capito le vere dinamiche del conflitto”. La guerra in Ucraina è la “prima guerra globale nella storia dell’umanità” , perché a differenza delle guerre mondiali gli effetti del conflitto si ripercuotono anche sui Paesi non belligeranti – si pensi alla mancanza del grano ucraino per i Paesi africani – e le cause del conflitto, fermo restando la responsabilità russa dell’invasione, sono da trovare nella rottura dell’equilibrio mondiale dovuta dalla messa in discussione dell’unilateralismo a guida statunitense da parte delle altre potenze mondiali. Quello da evitare, per Zamagni, sono quelle “trappole diplomatiche” che rischiano di allontanare il cessate il fuoco, subordinandolo a proposte irricevibili dalle parti.

Una riforma globale del sistema internazionale

Più in generale, per una giustizia equa, sarebbe necessaria una riforma dell’intero sistema internazionale, sottolinea l’economista, con una condanna esplicita al neocolonialismo e all’appropriazione di terre da parte di Paesi esteri, all’abolizione dei paradisi fiscali, all’assunzione di un modello di integrazione per i migranti, che sia interculturale e non assimilazionista e a un piano efficace per la transizione ecologica. Le stesse Nazioni Unite andrebbero riorganizzate, con una seconda Assemblea in rappresentanza della società civile di tutto il mondo.

I Corpi civili di pace

Proprio alla società civile punta il Mean, che sta organizzando una nuova marcia non violenta a Kiev e una “catena” umana sulla falsariga di quanto fecero gli ucraini negli anni novanta dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica per manifestare la loro volontà di indipendenza. In particolare il Mean si attiva nella promozione dei “Corpi civili di pace”. Nati da un’idea del pacifista Alexander Langer, sono una sorta di aiuto alle popolazioni e alle istituzioni di un determinato territorio, che possa intervenire in autonomia e legittimità politica nelle situazioni che stanno degenerando prima che il conflitto esploda o, al termine di questo, per evitare che si verifichi nuovamente.

Prodi: l’Europe deve aspirare alla pace anche fuori dai suoi confini

L’idea, ha spiegato la portavoce di Mean Marianella Sclavi, è che attraverso le istituzioni europee i corpi civili di pace – istituiti in maniera embrionale in Italia –  possano diventare una realtà dell’UE che possa operare in Ucraina. “L’Europa affonda le sue radici nella costruzione della pace tra Paesi che sono sempre stati in guerra tra loro e deve dimostrare che questa sua aspirazione vale non solo dentro ai propri confini, ma ovunque lo richieda la comunità internazionale”, ha scritto in un messaggio al Mean per questi due giorni l’ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi, appoggiando la proposta dei Corpi civili di pace. “Mi auguro quindi che l’Ue, che sta faticosamente costruendo una comune politica estera”, scrive, “ponga questo obiettivo tra gli impegni primari del suo progetto di autentica unificazione”.

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti