Chiesa Cattolica – Italiana

Il Nunzio a Cipro: con il Papa un passo in più verso l’unità

Antonella Palermo e Christine Seuss – Città del Vaticano

Comincia il 2 dicembre il trentacinquesimo Viaggio Apostolico di Papa Francesco a Cipro e in Grecia. L’isola, un laboratorio di fedi e confessioni, frontiera tra Oriente e Occidente, già visitata da Benedetto XVI undici anni fa, attende con autentico fervore il pontefice che vi resterà due giorni. Un ramoscello di ulivo legato ad una spiga di grano rappresentano, nel logo di questo pellegrinaggio, l’anelito alla pace e alla comunione per questo Paese.

Le tappe del Papa a Cipro

Dall’aeroporto di Larnaca, il Papa si recherà a Nicosia dove, nella cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie, incontrerà il clero, i religiosi, i catechisti e le realtà ecclesiali locali. Seguirà l’incontro con le autorità e il corpo diplomatico nel Palazzo presidenziale. L’indomani la visita a Sua Beatitudine Chrysostomos II, arcivescovo ortodosso di Cipro e poi, nella cattedrale ortodossa l’incontro con i Santo Sinodo. La Messa sarà celebrata nello stadio Pancyprian Gymnastic Association, a Strovolos, nel distretto di Nicosia. Prima di lasciare il Cipro e volare verso la Grecia, Francesco parteciperà alla Preghiera ecumenica con i migranti, nella chiesa parrocchiale di Santa Croce. 

La decennale questione di un Paese diviso

Cipro è sempre stato un luogo di passaggio di diversi popoli e civiltà: ittiti, greci, assiri, fenici, egizi, persiani, macedoni, romani, bizantini e quindi franchi, veneziani e ottomani e infine inglesi. Assoggettata al dominio di numerosi imperi – da quello di Alessandro Magno, a quello romano e poi ottomano – dall’epoca dell’Antica Grecia, ha mantenuto un forte legame con il mondo ellenico. Protettorato britannico, ottiene l’indipendenza nel 1959. Il cosiddetto “Cyprus Act” prevede una collaborazione fra le due comunità greca e turca. Nel 1963 il Vicepresidente, i ministri e i deputati turco-ciprioti cessano di partecipare alla vita delle istituzioni; nel 1974 un colpo di Stato della giunta militare allora al potere in Grecia avvia l’intervento militare della Turchia che prende il controllo della parte nord (poco più di un terzo della superficie totale dell’isola) dando vita a uno “Stato federato turco-cipriota”. Nel 1983 questo è diventato “Repubblica turca di Cipro del Nord”, riconosciuta solo dalla Turchia. Risale al 2004 il piano dell’ONU di riunificate l’isola in una confederazione tra le due comunità greca e turca con uguale peso politico e istituzionale, piano fallito. Di fatto, solo la Repubblica di Cipro entra a tutti gli effetti nell’Unione Europea, mentre falliti sono pure tutti gli ulteriori negoziati a causa di un disaccordo generato dall’insistenza turca sul diritto ad intervenire militarmente. La soluzione della ‘questione cipriota’ – in cui si intrecciano di recente anche rivendicazioni da parte di Ankara su giacimenti di gas nel Mediterraneo – sembra ancora lontana.

Una Chiesa viva

Nonostante la permanenza di questa divisione politico-amministrativa e una grave crisi finanziaria legata alla crisi greca che ha messo in ginocchio il Paese, a livello ecclesiale è stata mantenuta una discreta vivacità della Chiesa a Cipro, dove l’80% della popolazione è cristiana, con una netta prevalenza di ortodossi. Ne è convinto il nunzio apostolico a Cipro, monsignor Adolfo Tito Yllana, che un mese fa ha inaugurato la fase diocesana del Sinodo generale. Peraltro, proprio per trattare tematiche riguardanti la pace, la riconciliazione e i diritti umani, lo stesso nunzio è coinvolto – con i leader religiosi di Cipro – nei lavori dell’associazione impegnata nel “Religious Track of the Cyprus Peace Process”.

E’ di questi giorni che hanno preceduto l’arrivo del Papa, una riunione dell’associazione, a cui ha preso parte lo stesso Nunzio, alla presenza dell’ambasciatore di Svezia Anders Hagelberg, dell’arcivescovo maronita, di Selim Jean Sfeir, vescovo di Neapolis, Porfyrios, in rappresentanza di Sua Beatitudine Chrysostomos II, nonché del mufti di Larnaca, dell’imam Shakir Alemdar, e del vicario patriarcale latino. A proposito delle speranze che il popolo cipriota sente in vista della visita del Papa, così il presule parla ai microfoni di Vatican News:

Ascolta il Nunzio Tito Yllana

Quale è il valore della presenza del Papa a Cipro, un Paese diviso e che attualmente affronta una seria sfida posta dall’aumento dell’immigrazione?

Come prima cosa, dire che il Papa visita un’isola è improprio. Direi meglio che visita un popolo, un Paese che è anche un Paese che si trova in mezzo al mare. Una nazione che adesso, come tutte le altre nazioni, ha problemi di divisione come anche molti altri Paesi hanno. Io non minimizzo la realtà, però dico che in ogni problema del mondo, che duri vent’anni o cent’anni, c’è sempre la soluzione. Vuol dire che dobbiamo fare il primo passo, pian piano, e si contribuisce. Adesso con Papa Francesco, prima di lui con Benedetto XVI. Questi sono passi che contribuiscono veramente a raggiungere quella unità, quella comprensione, quel senso di una nazione, un’unità appunto, che sarebbe la Repubblica di Cipro. Papa Francesco dà grande importanza al popolo, un popolo che è credente grazie agli antenati, San Barnaba in particolare, attraverso i quali la fede ha raggiunto molte regioni in Europa. Tutti stanno aspettando il Papa, in tutto il Paese. Lo posso dire perché ho visitato tutte le comunità in questo Paese.

Come sono i rapporti tra Santa Sede e Cipro?

Sono eccellenti. Parlando con le autorità, ho visto quanta stima ha questo popolo innanzitutto per il Santo Padre e poi per quanto fa la Santa Sede. Sperano che contribuisca e rafforzi questo cammino dell’unità del Paese. Che sia proprio una nazione, un popolo, dove si viva in accordo gli uni con gli altri. Ci sono scambi e buona volontà nell’organizzare questa visita, non solo da parte di laici generosi ma anche da parte delle autorità. Sono ansiosi di ricevere il Papa in questa terra che si chiama Repubblica di Cipro, una terra a maggioranza cristiana. Abbiamo gli ortodossi, i cattolici di rito orientale e latino, abbiamo missionari, religiosi e religiose… Si vede proprio come la Chiesa qui è viva. Posso dirlo senza esagerazione e questo mi conforta molto.

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti