Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
L’atmosfera percepita è quella che i film ci hanno raccontato per anni. Dalla tradizionale pista di pattinaggio e il gigantesco albero di fronte al Rockefeller Center alle passeggiate nell’incantevole cornice del Central Park imbiancato, New York rappresenta nell’immaginario comune la città dove il Natale prende vita. Gli ultimi due anni però, con lo scoppio della pandemia, hanno ridimensionato gran parte degli eventi che, al di là dell’aspetto puramente folkloristico, rappresentavano istanti di sana convivenza sociale. Padre Angelo Plodari che opera nella parrocchia di Our Lady of Pompeii a Manhattan, spiega come tra i membri della sua coministà si sia chiaramente visto “il desiderio di ritornare alla normalità”.
Il dramma del Covid
Secondo i dati raccolti dal Dipartimento della Salute e dell’Igiene mentale della città, dal primo contagio di Covid-19 registrato a New York il 1 marzo, in poco meno di un mese si erano verificati più di 30.000 casi, rendendola l’area più colpita in tutti gli Stati Uniti. Due settimane più tardi, New York già contava, da sola, più contagiati di Cina e Regno Unito, con le scene dei corpi delle persone decedute prelevati dalle loro stesse case con i mezzi della Air National Guard ricalcavano i filmati delle bare trasportate sui camion dell’esercito italiano a Bergamo.
La ripartenza
Con la pandemia, perlomeno nelle sue ondate più violente, ormai alle spalle, la città di New York è pronta a ripartire, facendolo proprio dalle festività natalizie. Padre Angelo spiega come si siano abbandonate “in fretta le tante restrizioni messe in atto per molti mesi all’interno delle nostre celebrazioni eucaristiche”. Si sta, gradualmente, tornando alla normalità, ed è forte “il desiderio di riprendere quello che per molto tempo aveva accompagnato la vita delle persone”.
Numerose mancanze
C’è tanta Italia nelle celebrazioni che contribuiranno a fare ripartire New York dopo i mesi bui della pandemia, a cominciare dal tradizionale presepe barocco napoletano che tornerà ad essere esposto, come da tradizione, al Metropolitan Museum. “Da un punto di vista personale, stando in una parrocchia italiana, quello che ci è mancato di più sono le attività di preparazione al Natale”, spiega Padre Plodari. Dai momenti di formazione e ritiro a quelli più festivi. “Attimi di aggregazione, che sono stati quelli di cui più abbiamo sentito la mancanza. Soprattutto il fatto di vedere spegnersi le relazioni con tanti amici”.
Le conseguenze per le persone senzatetto
A soffrire le maggiori conseguenze dei picchi pandemici registrati a New York sono state le persone senzatetto. A dicembre 2021 il New York Times riportava come i casi di Covid-19 nei rifugi destinati alle persone bisognose si fossero quintuplicati in circa un mese. “Anche se New York è una città ricca per eccellenza, c’è una grande fetta di gente povera”, rimarca Padre Angelo. “Pur non appartendendo di fatto alla nostra parrocchia, sono persone che ruotano comunque intorno ad essa, e quindi cerchiamo di aiutarli”.
Gli aiuti
Nel concreto, quest’anno la comunità di Our Lady of Pompeii ha ripristinato la raccolta di alimenti per realizzare dei pacchi natalizi da regalare alle persone più bisognose. “Con un gruppo di giovani volontari – racconta padre Plodari – abbiamo fatto una visita serale in alcune zone della città, specialmente quelle vicine alla metropolitana, portando un sandwich, un caffè, o qualcosa di vestiario”.
Le iniziative per le festività
Altre iniziative riguarderanno il ripristino della formazione spirituale, con una parte di ritiro per i membri della parrocchia, e poi il momento del pranzo natalizio qualche giorno prima dell’inizio vero e proprio delle festività. “Questo perché molti italiani si organizzeranno per tornare in Italia e passare il Natale con le famiglie. Vogliamo che chi rimane senta dalla parrocchia un senso di famiglia, e quindi daremo loro la possibilità di rimanere qui”.
La partecipazione dei giovani
La comunità di Our Lady of Pompeii rappresenta un punto di approdo sicuro per tanti italiani residenti o in visita a New York. “La prima cosa di cui ci si rende conto è la partecipazione dei giovani”, spiega padre Angelo. “Per un ragazzo o una ragazza che arriva qua e non può permettersi una certa indipendenza, di ricevere amici e stare in compagnia, il fatto di avere una parrocchia che offre spazi dove c’è la possibilità di unirsi, di incontrarsi, magari anche di celebrare insieme è importante.”