Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
Le parole del presidente polacco Andrzej Duda sembrano mettere il sigillo sulla posizione ufficiale assunta dalla Nato e dagli Stati Uniti. Le indagini su che cosa avrebbe causato l’esplosione di un missile in territorio polacco comunque proseguono e da Kiev arriva la richiesta di partecipare attivamente all’inchiesta. Due le persone che hanno perso la vita. Apprezzamento diffuso a livello internazionale per l’equilibrio dimostrato nell’interpretazione del fatto da Usa e vertici Nato nel non voler rischiare un allargamento del conflitto.
Un effetto collaterale della guerra in Ucraina
Non si è trattato di un attacco deliberato contro la Polonia. L’esplosione del missile avvenuta martedì al confine con l’Ucraina viene relegata dai vertici della Nato, dagli Stati Uniti e dalle cancellerie europee al rango di effetto collaterale della guerra di Mosca contro Kiev. Una posizione ribadita anche in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu dall’ambasciatrice americana che ha comunque parlato di tragedia che non sarebbe avvenuta senza l’invasione russa dell’Ucraina. Dichiarazioni, dunque, in linea con quanto emerso dalla riunione di emergenza del G7 a margine del vertice G20 di Bali.
Più che mai è l’ora del dialogo
L’ipotesi che si sia trattato di un incidente provocato dalla contraerea ucraina viene però respinta da Kiev, che chiede di partecipare alle indagini e sostiene si sia invece trattato di un missile russo. Una posizione che ha irritato molti dei leader dei Paesi che sostengono l’Ucraina nel conflitto a partire dallo stesso presidente americano, Biden. La determinazione ad evitare una escalation del conflitto è stata apprezzata dal Cremlino che, tuttavia, ha convocato l’ambasciatore polacco. L’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e la sicurezza, Joseph Borrell, da parte sua ha ribadito che il sostegno all’Ucraina aggredita ingiustificatamente continua immutato, anche se appare evidente che l’allarme suscitato dall’incidente in territorio polacco stia suscitando una sempre maggiore intenzione a resuscitare la via del dialogo politico per mettere fine al conflitto.