Il metropolita Antonij: l’incontro tra Francesco e Kirill deve essere preparato bene

Vatican News

Antonella Palermo – Nur-Sultan

«Quello del Papa è stato un intervento molto profondo. Ha sottolineato tante idee importanti che sono state molto bene accolte da tutti i partecipanti al congresso dei leader delle religioni. È stato un discorso molto pastorale e molto spirituale, come sempre fa il Papa. È stato un buon inizio per il nostro incontro, che ha offerto diversi elementi su cui riflettere». Con queste parole, dialogando con i media vaticani, metropolita Antonij di Volokolamsk, responsabile delle relazioni estere del Patriarcato di Mosca, commenta le parole pronunciate da Francesco in apertura del congresso dei leader delle religioni tradizionali in corso a Nur-Sultan, in Kazhakstan.
 

Rispondendo a una domanda sul mancato incontro con il Papa e su quando potrà verificarsi, il metropolita russo ha innanzitutto richiamato alla memoria il primo incontro del 2016: «Io ero uno dei partecipanti: dopo avere vissuto cinque anni a Roma, ho conosciuto bene la Chiesa cattolica e anche ho conosciuto personalmente Papa Francesco, ero molto felice soprattutto per il fatto stesso che questo incontro sia avvenuto. Poi, ricordo che questo incontro è stato frutto di un lungo periodo di preparazione. Ha avuto un risultato molto bello perché il Papa e il Patriarca hanno condiviso insieme un appello: c’era un documento molto profondo, che ci ha fatto vedere la strada del nostro dialogo e come deve svilupparsi in futuro».

Antonij ha quindi spiegato che «c’era l’idea di preparare un secondo incontro e abbiamo incominciato dall’anno scorso il dialogo con la Santa Sede per questa preparazione. Poi, a marzo, il Patriarca Kirill ha avuto un incontro con Papa Francesco via zoom: hanno parlato anche della situazione in Ucraina e dopo questo incontro mi ricordo che il Patriarca ci ha detto, durante una riunione dei vescovi che lavorano presso la nostra curia patriarcale, che si è trattato di un colloquio molto cordiale e molto bello». Il metropolita non nasconde il suo rammarico per il fatto che successivamente è stata data notizia che il viaggio collegato all’incontro – doveva toccare il Libano e poi la città di Gerusalemme – è stato al momento cancellato. «Per noi è stata una sorpresa, soprattutto perché abbiamo ricevuto questa informazione dai media. Poi, dopo, abbiamo letto qualche intervista del Papa dove lui ha detto che va in Kazakhstan e che vorrebbe avere un incontro con il Patriarca Kirill. Però, noi non abbiamo avuto nessuna conferma ufficiale… Io credo molto che questo nuovo incontro sia necessario, e può essere molto utile in questa situazione difficile nella quale stiamo vivendo. Però, è chiaro che dev’essere ben preparato: noi dobbiamo capire quale sarà l’agenda, quale sarà il frutto di questo incontro. Non credo infatti che sia opportuno avere un incontro di pochi minuti durante un convegno come quello che in corso a Nur-Sultan».

Alla domanda su ciò che la Chiesa ortodossa russa può fare per favorire la pace e spegnere l’attuale conflitto in Ucraina, il “ministro degli Esteri” del Patriarca di Mosca ha affermato: «Fin dall’inizio di questa situazione in Ucraina, proprio all’inizio, ma continuamente, perché la situazione è iniziata otto anni fa – questo lo dobbiamo capire bene -, il Patriarca ha detto che noi, come Chiesa, dobbiamo fare tutto il possibile, tutto ciò che un credente può fare per la pace. Prima di tutto, dobbiamo pregare per la pace in Ucraina. In tutte le nostre parrocchie, in tutto il mondo, in ogni liturgia, ogni giorno, in ogni Paese – cominciando dagli Stati Uniti fino all’Australia, anche in Ucraina, anche in Russia -, noi facciamo la preghiera per la pace in Ucraina. Poi il Patriarca ci ha chiesto di pensare come noi possiamo aiutare le persone che soffrono, perché ci sono tanti profughi che vengono soprattutto in Russia; sono migliaia le persone che vengono dall’Ucraina e cercano aiuto».

«Per questo motivo – ha continuato il metropolita russo – la Chiesa ha messo in pratica tante iniziative per aiutare queste persone. Per esempio, questa domenica – io sono appena arrivato da Mosca – in ogni parrocchia di Mosca è stata annunciata la richiesta, l’appello del Patriarca Kirill, per raccogliere i soldi per aiutare i profughi che sono arrivati in diverse città della Russia. Serve aiuto per questo. Anche in Europa sono arrivati tanti profughi e in ogni parrocchia, noi cerchiamo di fare tutto ciò che possiamo per ricevere queste persone, per dare accoglienza, per aiutarli con il cibo, con i generi di prima necessità. Noi non chiediamo mai: “Da dove sei arrivato?”, “Qual è la tua opinione politica?”, “Tu sei pro o contro?” No. Noi aiutiamo tutti coloro che vengono nel nome del Signore. Facciamo ciò che possiamo fare come cristiani, soprattutto per aiutare le persone, perché serve l’aiuto oggi, adesso».

Parlando della pace, Antonij ha aggiunto: «La pace è quando tutti vivono insieme, senza conflitti, senza problemi. Sì, però questa pace ovviamente deve essere una pace giusta, e deve prendere in considerazione tutte le sofferenze, tutti i dolori di tutte le parti dei conflitti. Ciò che dipende da noi è di pregare, perché sappiamo che tutto è nelle mani del Signore e se noi insieme, tutta la Chiesa, chiediamo al Signore la pace, tutto sarà possibile. Ma poi Lui farà questo attraverso le mani delle persone che sono responsabili: non siamo noi». Il metropolita russo ha infine voluto smentire che il Patriarca Kirill “benedica” la guerra in Ucraina: «Lui non ha mai detto qualcosa né ha mai fatto qualcosa per dire che lui benedice in qualche modo la situazione tragica in Ucraina. No, assolutamente no. Come il Patriarca – un leader spirituale per migliaia di credenti che si trovano in Ucraina – Lui soffre insieme con quelli chi soffrono e prega per la pace».