Firmato il 27 settembre il Protocollo d’Intesa con il Ministero dell’Istruzione e del Merito per avviare la sperimentazione in tutti gli istituti scolastici del modello educativo di Rondine Cittadella della Pace. Il presidente Vaccari: “È un riconoscimento di altissimo livello”
Luana Foti – Città del Vaticano
Il progetto Rondine Cittadella della Pace aggiunge alla sua storia ormai trentennale un nuovo tassello: il 27 settembre ha stipulato un Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione e del Merito per avviare la sperimentazione in tutte le scuole della penisola del suo metodo pedagogico. “È un riconoscimento di altissimo livello” spiega soddisfatto il presidente e fondatore dell’associazione, Franco Vaccari, intervistato da Vatican News-Radio Vaticana. L’aspirazione, per gli studenti che frequenteranno le Sezioni Rondine negli istituti superiori che decideranno di attivarle a partire dal quarto anno, è che diventino, dice Vaccari, dei “giovani in grado di stare in piedi in questa società complessa, accelerata e conflittuale” e quindi “saranno dei giovani che si saranno conosciuti dentro senza paura dei propri conflitti interiori e che sapranno leggere senza paura i conflitti che ci sono nella società globale”. Alla firma dell’accordo tra il Ministro Valditara e Vaccari, di fronte a due studenti di Rondine, ha partecipato anche Alberto Belli Paci in rappresentanza della madre, Liliana Segre, la senatrice a vita che proprio a Rondine ha rilasciato la sua ultima testimonianza pubblica nel 2020. In quell’occasione, la senatrice descrisse gli inizi di Rondine come “un’utopia, un sogno allora di poche persone di buona volontà” ma che da subito ha rappresentato per lei il progetto “che io avrei voluto realizzare nella vita”.
Il conflitto trasformato in energia sana di sviluppo umano
Il metodo Rondine proposto nelle scuole si modella intorno al conflitto e alla sua trasformazione in energia sana nelle relazioni umane. “Il nostro metodo propone alla scuola di ricentrarsi sulla funzione educativa comprendendola con un nuovo paradigma che parta dal conflitto”, spiega ancora Vaccari. “Il conflitto è dato in natura. Noi possiamo far finta che non ci sia e infatti molti conflitti sono vissuti interiormente in modo drammatico, senza che il volto o la parola lo esprima. Invece, essendo un’esperienza umana quasi quotidiana, dobbiamo imparare a non evitare e a non reprimere il dramma, piuttosto a utilizzarlo per la propria crescita, trovando in esso le energie di sviluppo umano, spirituale e culturale”. Il presidente di Rondine condivide pubblicamente la sua soddisfazione per i risultati che sono stati ottenuti dalle sperimentazioni svolte nelle prime scuole, che li hanno spinti a estendere il metodo Rondine anche nelle aziende e in altri settori del mondo del lavoro, perché “il conflitto mal gestito è un costo e uno spreco davvero inutile”. “Confliggere vuol dire urtarsi, vuol dire sopportare quella fatica che deriva dal riconoscersi diversi e, nonostante questo, voler costruire un legame pur restando differenti”. Far comprendere questo agli studenti durante la loro formazione scolastica è per gli ideatori di Rondine essenziale al fine di costruire una comunità umana guidata dalla cultura del dialogo e della pace.
Il proprio sé, al quale giovani di oggi devono ricongiungersi
Per spiegare quali sono i nemici con i quali i giovani nell’epoca attuale devono ricongiungersi, Vaccari rievoca l’esperienza di una giovane adolescente che ha frequentato una sezione Rondine. All’inizio, racconta, riteneva che non fosse per lei partecipare agli incontri perché identificava il nemico con qualcosa di terribile. Diceva che il nemico è per chi vive le tragedie della guerra o l’esperienza della criminalità. Dopo, è il racconto, ha invece rivelato di aver scoperto che “il nemico di se stessa era lei”. “Grazie a Rondine ha fatto luce sulla propria esperienza interna veramente ferita, lacerata, capendo che invece di parlare delle proprie ferite e prendersene cura le voleva cacciare via dalla sua vita, anche se questo è impossibile. Queste ferite diventavano il motore che la stava distruggendo. Accettandole ha dissolto quest’idea di inimicizia con le sue ferite che si era creata e le ha sapute guarire prendendosene cura”. Questa testimonianza spiega che non esiste una relazione, un legame, senza la cura delle proprie ferite, dei propri conflitti, proprio come cerca di insegnare il metodo Rondine a partire dai luoghi di formazione per eccellenza come sono gli istituti scolastici.
La valenza pedagogica del Metodo Rondine
Un commento entusiastisco per la sigla dell’accordo col ministero arriva anche da Roberto Curtolo, dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale Toscana: “La strada comincia da lontano, dal quarto anno nello studentato internazionale World House. Ma un metodo, anzi, una visione del mondo così complessa, importante, innovativa, doveva trovare più spazio. Abbiamo iniziato con poche classi in poche scuole sul territorio aretino, ora abbiamo 38 sezioni Rondine in tutta Italia e più di una quindicina in fase preparatoria per l’anno prossimo. Tutto questo senza praticamente nessuna azione di comunicazione forte e senza nessuna valorizzazione da parte del ministero”. Ma dal 27 settembre le cose sono cambiate. “Ora che anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha colto la peculiarità di Rondine e la resa sistemica, credo che quello che era già una porta che si apriva facilmente possa diventare una porta grande”. Per Curtolo, la valenza pedagogica del metodo Rondine si trova nel suo integrarsi nell’organizzazione della didattica, senza stravolgerla, ma dando una chiave di volta alla visione del modello scuola. “Il modello entra completamente nello sviluppo di quelle che sono le competenze trasversali di cui tanto si parla, ma che si fatica a mettere in atto. Rappresenta un vero e proprio cambiamento di visione del modello scuola che è quasi silente, ma dirompente”. Infine, si sofferma con particolare zelo, sull’efficacia dell’aspetto metodologico: “l’introduzione del tutor sistematico all’interno dell’attività delle classi nelle relazioni docente-studente e studente-studente, quindi sia fra pari che in verticale e anche con le famiglie, è l’elemento che è sempre stato richiesto dal sistema e che finalmente con questo approccio alla didattica si può realizzare”.