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Il Messico sospende le relazioni con l’Ecuador

Il presidente messicano ha affermato che l’irruzione della polizia ecuadoriana nell’ambasciata a Quito per arrestare l’ex vicepresidente ecuadoriano Jorge Glas, che qui aveva trovato riparo, è “una flagrante violazione del diritto internazionale e della sovranità del Messico”. L’irruzione è avvenuta venerdì, poche ore dopo che il governo messicano gli aveva concesso asilo politico, in mezzo alle tensioni diplomatiche tra i due Paesi

Vatican News

La ministra degli Esteri messicana, Alicia Barcena, ha confermato l’interruzione immediata delle relazioni diplomatiche con l’Ecuador ed ha annunciato con un post su X che il Messico denuncerà l’Ecuador alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja “per le violazioni del diritto internazionale”, dopo che la polizia ecuadoriana ha fatto irruzione con la forza nell’ambasciata messicana a Quito ieri per arrestare l’ex vicepresidente ecuadoriano Jorge Glas Espinel, che aveva chiesto asilo politico. 

Ecuador: l’ambasciata messicana ha abusato delle immunità

Barcena ha aggiunto che alcuni diplomatici hanno subito lesioni durante l’irruzione, sottolineando che ciò viola la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Durante l’arresto ci sarebbe stata l’aggressione, tra l’altro, di Roberto Canseco, rimasto a capo della missione diplomatica, dopo che l’ambasciatrice Raquel Serur Smeke, nelle ore passate, era stata dichiarata persona non grata. In un comunicato, la presidenza ecuadoriana ha assicurato che Glas è stato “arrestato”, accusando l’ambasciata messicana di aver “abusato dell’immunità e dei privilegi che le sono stati concessi come missione diplomatica”, concedendo asilo a Glas, in contrasto con il quadro giuridico convenzionale.

Glas, uno degli uomini forti del presidente progressista Rafael Correa (2007-2017), dalla fine del suo mandato è stato più volte in carcere per condanne e accuse di corruzione, che lui ha denunciato come persecuzione politica. L’uomo è attualmente accusato di appropriazione indebita di fondi pubblici nell’ambito di un’inchiesta sulla ricostruzione della provincia costiera di Manabí, la più colpita nel grave terremoto del 2016.

Il Messico alle prese con la violenza legata ai cartelli

Sul fronte interno, le autorità messicane hanno rinvenuto nella notte i corpi smembrati di sette persone giustiziate con l’accusa di appartenere a gruppi criminali. Lo ha riferito la procura dello stato di Puebla, dove è avvenuto il ritrovamento. Cinque delle vittime sono state decapitate, ha detto alla stampa il procuratore Gilberto Higuera, precisando che i corpi si trovavano all’interno di un’auto abbandonata su una strada trafficata alla periferia della città capoluogo della regione. Puebla, una delle principali destinazioni turistiche del Messico grazie alla sua ricca cultura, gastronomia e architettura coloniale, non sfugge alla violenza della criminalità organizzata che scuote diverse regioni del Paese. Alcune città sono state teatro di omicidi durante scontri tra spacciatori e sono frequenti anche casi di estorsioni. La violenza legata ai cartelli provoca circa 450.000 morti e più di 100.000 dispersi dal 2006, quando il governo dichiarò guerra al traffico di droga con la partecipazione militare. 

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