Fabio Colagrande – Città del Vaticano
Mentre in Italia l’Eni annuncia che riuscirà a sostituire le forniture di gas che arrivava dalla Russia entro il 2025, la Germania rende noto che il Paese è già autonomo dal gas di Mosca da alcune settimane. Alla vigilia dell’inverno la questione gas è in primo piano nelle agende delle cancellerie europee e i ministri dell’energia si confrontano sulla possibilità di introdurre un tetto ai prezzi, il cosiddetto “price-cap”, e stabilire possibili linee di credito d’emergenza per gli operatori del mercato. Di crisi energetica e scenari geopolitici si è parlato anche in apertura della XIV edizione del Festival dei giornalisti del Mediterraneo. Tra gli ospiti della rassegna pugliese, Sissi Bellomo, giornalista, responsabile della sezione “Materie prime” nella redazione Finanza e mercati del Sole 24 Ore che – intervistata da Vaticannews – conferma come il “Mare nostrum” si sia dimostrato in questa emergenza un provvidenziale bacino di risorse energetiche.
La guerra in Ucraina ci ha insegnato che anche l’energia può essere un’arma?
Purtroppo avevamo scoperto già da tempo che l’energia può essere un’arma, anche se poi tendiamo a dimenticarcelo. Ma in fondo è giusto che sia così: non possiamo sempre pensare agli aspetti negativi delle cose. L’energia è, prima di tutto, linfa vitale per l’economia. A me piace sottolineare in particolare il tema della povertà energetica, di cui si parla molto poco. Ci sono centinaia di milioni di persone al mondo, miliardi di persone, che hanno scarso accesso all’energia. Senza energia non si studia, non si cucina. Ci sono paesi dove le donne si ammalano e muoiono perché sono costrette ad accendere fornelli inquinanti in abitazioni piccole. Insomma, l’energia è un qualcosa di positivo che porta progresso sociale e cultura. Poi, certo, ci sono dei periodi nella vita in cui purtroppo l’energia diventa sinonimo di preoccupazione, di allarme. I meno giovani si ricorderanno la crisi energetica degli anni ‘70 e certo non l’abbiamo scoperto oggi che l’energia può essere anche fonte di guerra. Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, l’energia non è tra le ragioni principali di questa guerra, però l’attacco russo ha accelerato moltissimo una serie di tensioni sul mercato che purtroppo si registravano già l’anno scorso. Prima della guerra i prezzi dell’energia stavano infatti già salendo e continuano purtroppo a salire.
Come rappresaglia per le sanzioni subite dall’Europa, Mosca ha chiuso i rubinetti del gas anche verso l’Italia e ora ci aspetta un inverno complicato. È stato un errore consegnarsi per il 40% ad un unico fornitore?
Consegnarsi per una cifra così elevata a un unico fornitore è sempre un errore. In questo caso il fornitore è la Russia che oggi ci sta creando molti problemi. Però, non è sempre stato così. Non è stato tanto irrazionale e assurdo comprare sempre più gas da un fornitore che è sempre stato affidabile e ha sempre separato, nei nostri confronti, almeno negli ultimi cinquant’anni, la politica dai contratti. Ha sempre rispettato la “santità dei contratti”, come dicono gli avvocati, e il suo era il gas più economico che avevamo a disposizione. Per cui è inutile ora fare dietrologia: ci troviamo in una situazione in cui viene a mancare il 40% delle importazioni di gas in Italia e una situazione simile c’è in molti altri paesi d’Europa, come in Germania, che era ancora più dipendente di noi dalla Russia. È quasi una conseguenza logica che il prezzo ora cominci a salire. Poi possiamo discutere del fatto che sale più di quanto dovrebbe per rispecchiare le condizioni del mercato. Sia come sia, ora ci ritroviamo con l’assillo di dover rimodulare e correggere una serie di errori, non solo la dipendenza della Russia, che abbiamo fatto nel passato nelle nostre politiche energetiche e questo è difficile.
Guardando a questo inverno, nell’incontro di Otranto, lei ha detto che gli italiani non “batteranno i denti” dal freddo, ma che – come Paese – la pagheremo cara. Cosa significa?
Voglio dire che l’Italia è stata anche brava e fortunata ad avere una serie di fornitori alternativi a cui rivolgersi subito. Siamo stati bravi, pagandolo molto caro, a mettere da parte il gas per l’inverno negli stoccaggi, che già adesso sono già oltre l’80%. Ma c’è tutta una serie di cose che fa pensare gli analisti che se non avremo un inverno di freddo terribile e anomalo, se non succede niente di imprevisto, per esempio nei rapporti con la Libia, dovremmo avere gas a sufficienza. Purtroppo penso però che pagheremo bollette molto alte, contro cui per fortuna si stanno muovendo l’Unione Europea e i Governi per dare dei sostegni a chi è più debole, alle famiglie, ma anche alle imprese che rischiano di chiudere con effetti a catena. Ho paura che dovremmo sopportare spese pesanti e anche risparmiare un po’ e abbassare di qualche grado il termostato, tornare un po’ all’austerità degli anni ’70.
Il Mediterraneo, in questo momento di emergenza, può essere luogo di risorse energetiche?
Sì, assolutamente. Lo sapevamo già. Ci sono grandi scoperte di giacimenti di gas che sono state fatte anni fa e di cui si potrebbe facilitare l’arrivo anche verso l’Italia e l’Europa. Il Mediterraneo vuol dire anche tanto sole e tanto vento è un bacino di risorse energetiche vicino e molto promettente. Anche qui ci sono problemi geopolitici: pensiamo alle tensioni tra Cipro e Turchia in occasione delle prospezioni dell’Eni a largo dell’isola del Mediterraneo, dove poi ha trovato nuove risorse recentemente ad agosto. Non è tutto rose e fiori, però più fornitori abbiamo e più fonti di energia abbiamo, più possiamo sperare di farcela.