Monsignor Fernando Chomali, titolare dell’arcidiocesi di Santiago, di origine palestinese, ha pubblicato una forte lettera in cui denuncia il mercato delle armi, sottolinea la stanchezza dell’umanità nei confronti della guerra e chiede che vengano ascoltati gli appelli di Francesco per la fine della violenza
Il Cile ospita la più grande colonia di palestinesi al mondo al di fuori di Israele e del mondo arabo, quasi 500 mila persone che sono la prima o la seconda generazione nata in questa nazione sudamericana. Uno di loro è l’arcivescovo di Santiago recentemente insediato, monsignor Fernando Chomali Garib, che ha scritto un commento su El Mercurio, il principale quotidiano del Paese, in cui ha sottolineato la storica amicizia tra ebrei e palestinesi in Cile, ma ha messo in guardia dalla tragedia dell’attuale conflitto armato in Terra Santa. Nel testo, che è stato ampiamente diffuso, monsignor Chomali ha fatto eco ai costanti appelli di Papa Francesco alla pace e alle sue denunce dei potenti che controllano le guerre.
di Fernando Chomali Garib
A Gaza e in Israele il grande assente è il comandamento di non uccidere.
Gridano al cielo i feriti e i morti a causa della violenza di Hamas e dell’esercito israeliano. Gridano al cielo i milioni di palestinesi che hanno dovuto lasciare le loro case e i loro posti di lavoro per proteggere la loro vita. Gridano al cielo gli ostaggi israeliani che vogliono solo tornare alle loro case e stare con le loro famiglie. Grida al cielo il totale disprezzo per la vita, per i bambini, gli anziani e gli innocenti.
Di fronte a questo dolore infinito e straziante, possiamo soltanto inginocchiarci e pregare, consolare e lavorare affinché questa guerra finisca presto e per sempre. Il dolore di una madre, di un padre, di un fratello o di un amico che perde una persona cara o che si trova sotto sequestro non ha religione, nazionalità o appartenenza politica.
Questa guerra, e le altre che stiamo tristemente vivendo e che, come ci ha ricordato Francesco, non fanno che presagire un terzo conflitto su scala globale, rende evidente che i Paesi stanno ignorando il sentire della stragrande maggioranza dell’umanità, delle organizzazioni internazionali e degli incessanti appelli del Papa alla pace, al dialogo e alla risoluzione pacifica delle controversie.
È anche triste e scandaloso vedere i potenti signori della guerra scruplosamente protetti, mentre molti giovani, alcuni addirittura ignari dei retroscena di questo massacro, espongono le loro promettenti vite nelle trincee della morte.
È anche agghiacciante che per coloro che progettano, producono e vendono armi, la guerra sia un puro business e, secondo la loro logica, più dura e più si diffonde, meglio è. Trarre profitto dal dolore, dalla sofferenza e dalla morte di migliaia di persone è un crimine contro l’umanità.
Questa guerra non è tra palestinesi e israeliani, né tra musulmani ed ebrei. La stragrande maggioranza vuole vivere in pace ed è stufa di tanta violenza. Questa è una guerra i cui autori ultimi non si rendono conto che la violenza genera solo altra violenza. È triste che, accecati dalla loro visione del mondo e della storia, ignorino che un cessate il fuoco sia urgente perché ogni vita umana è sacra e perché ogni goccia di sangue versata è una vergogna per l’umanità che tutti condividiamo e un clamoroso fallimento della società.
In Cile, le persone di origine palestinese ed ebraica hanno sempre convissuto pacificamente. Si conoscono da quando erano bambini a scuola, hanno studiato nelle stesse università, hanno avviato imprese insieme, hanno stretto profonde amicizie che si sono perpetuate di generazione in generazione. Inoltre, hanno lavorato insieme ad alte responsabilità politiche, accademiche, imprenditoriali e sociali. Sarebbe triste, una perdita e un errore trasferire questo doloroso e sanguinoso conflitto nel nostro Paese e iniziare a far respirare l’odio presente in Medio Oriente, soprattutto alle nuove generazioni. Questa è una strada senza ritorno e spetta a noi adulti evitarla. Non è forse giunto il momento di avere più magnanimità, più apertura mentale, comprensione reciproca e desiderio di unire le forze per diffondere la speranza che la pace è possibile?
Prego Dio che la voce di coloro che vogliono una società libera dalla guerra venga ascoltata e che il desiderio dei palestinesi di avere un proprio Stato si realizzi presto, in modo da costruire un futuro prospero nella regione, dove palestinesi e israeliani possano vivere in pace, professare la propria fede e costruire un futuro insieme. Giustizia è il nuovo nome della pace. Prego che i mercenari della guerra intraprendano il cammino della conversione e smettano di arricchirsi a costo della sofferenza di tanti innocenti. Prego Dio che la voce e la preghiera incessante di Papa Francesco siano ascoltate con maggiore attenzione e da tutti noi che diciamo, sopraffatti da un grande senso di impotenza, amarezza e dolore nell’anima, basta!
* Arcivescovo di Santiago del Cile