Chiesa Cattolica – Italiana

Il grazie della comunità dei media vaticani per il dono di padre Federico Lombardi

Adriana Masotti – Città del Vaticano 

La missione del sacerdote, la bellezza dello stare davanti al Signore come fratelli e sorelle, l’annuncio dell’amore di Dio a cui tutti siamo chiamati e che proviene dal cuore trafitto di Gesù crocifisso, nelle parole di padre Federico Lombardi all’omelia della Messa di questa mattina, una meditazione accolta da un’assemblea attenta fatta di volti conosciuti da lui ad uno ad uno, nei suoi tanti anni di lavoro per i media vaticani.

Insieme per pregare e ringraziare 

“Avendo passato oltre un terzo della vita e oltre la metà della vita sacerdotale in questi paraggi, era giusto avere un’occasione per ritrovarci qui a pregare anche in questi giorni di anniversari” afferma. Padre Lombardi ringrazia per questa opportunità il Dicastero che l’ha organizzata e ricorda le numerose altre volte in cui la comunità di lavoro si è ritrovata a pregare proprio in questa chiesa in circostanze “liete e tristi”. È Gesù “che ci raduna qui”, dice, ed è di Lui che padre Lombardi vuol parlare partendo dalle Letture appena ascoltate.

Davanti al crocifisso si rimane senza parole

La pagina del Vangelo descrive la scena al culmine della vita di Gesù: la croce. È una scena davanti a cui “si rimane senza parole”. “Non conosco una pagina più impressionante della Scrittura – afferma -. Non conosco un’immagine più grande. Nel corso degli anni mi sono sentito sempre più attratto, e come soggiogato da essa. Davanti ad essa non abbiamo molte parole da dire. Bisogna contemplare, con gli occhi e soprattutto con lo sguardo dello spirito”, lasciando che “il mistero dell’amore di Dio si sveli, a poco a poco, con forza crescente, su di noi e sul mondo, che sembra dominato – allora e anche oggi – dalla morte e dall’odio”.

Attraverso la croce l’annuncio dell’amore di Dio 

Il Salmo responsoriale riporta “le parole di un personaggio misterioso che non offre a Dio olocausti o sacrifici, ma offre se stesso senza riserve”, perchè c’è una sola cosa che desidera, fare la volontà del Signore. E la Lettera agli Ebrei ascoltata, osserva padre Lombardi, “ci spiega che queste parole – ‘Io vengo per fare la tua volontà’- non sono solo parole del salmista, ma si compiono pienamente quando Gesù ‘entra nel mondo’, quando si incarna, comincia il suo cammino con noi”. Annunciare la misericordia e l’amore di Dio per l’umanità è la missione di Gesù, la sua ragione d’essere. “Sulla croce il cuore – in cui era scritta nel profondo la legge della misericordia del Signore – viene aperto, perché quello che custodiva venga completamente donato, fino all’ultima goccia”.

Grazie per avermi permesso di accompagnarvi

Dal cuore di Gesù sgorgano in quel momento l’acqua e il sangue che “rappresentano il battesimo e l’eucarestia, i sacramenti attraverso cui l’amore e la grazia di Gesù arrivano fino a noi attraverso la Chiesa”, spiega padre Lombardi. Sono i sacramenti che ci vengono donati “nei vari momenti e nelle diverse circostanze” della nostra esistenza tramite i sacerdoti. “Battezzare – afferma padre Lombardi – perdonare, confortare con l’unzione, offrire il pane quotidiano, benedire nella gioia e nel dolore, nella vita e nella morte, o anche solo accompagnare con affetto, con la parola di Dio o con il silenzio ricco di amore e lo sguardo di Gesù sul nostro mondo e sulla nostra vita. Questo può e deve fare il sacerdote, e può farlo in nome di Gesù”. E facendo riferimento alla sua esperienza personale prosegue: ” Mi avete permesso di farne qualche esperienza insieme a voi, nel corso degli anni, e ve ne sono molto grato. Le conservo come le cose più preziose”. Riguardo ai sacerdoti, padre Lombardi parla di un “tesoro” affidato a vasi di creta che non si rompono “solo per grazia di Gesù e con l’aiuto e l’attenzione degli altri”. Ringraziare Dio “per il cuore aperto di Gesù e per i sacramenti della Chiesa” è, sottolinea, “il significato di questa celebrazione”.

Dobbiamo correre per mostrare a tutti il volto di Cristo

Il pensiero di padre Lombardi va poi a quanti sono stati impegnati, o sono impegnati, nella comunicazione vaticana con un ricordo che riguarda il “nostro lavoro e il luogo del nostro lavoro”. Il riferimento è alla loggia che è nel pilastro di San Longino all’interno della Basilica vaticana “con una vista unica sull’altare papale che è al centro di San Pietro”. Da lì si trasmettevano le radiocronache delle diverse celebrazioni papali “che si svolgevano sotto i nostri occhi”. “Per me – dice – la diretta più amata era la Veglia Pasquale”, celebrata “esattamente sopra la tomba di San Pietro”. “Proprio sotto di me, prosegue il suo ricordo – il grande San Longino del Bernini con la sua lancia in mano guardava esterrefatto verso l’altare, dove il cuore di Gesù, che lui aveva aperto, continua ad aprirsi per tutta la Chiesa e per il mondo. Di fronte a me, la Veronica correva stupefatta a mostrare a tutti il volto di Gesù impresso sul suo lino e nel suo cuore”. Anche noi, conclude padre Lombardi, dobbiamo fare così, “anche noi dobbiamo correre a mostrare il volto di Gesù scritto per grazia nel cuore, come il messaggio più importante e più bello. Così il nostro lavoro continuerà ad attingere il suo senso alla sorgente”.

Ruffini: siamo tutti un po’ figli di padre Lombardi

“Se siamo qui oggi così numerosi e felici di esserci è perchè tutti in modo diverso siamo figli di padre Federico Lombardi, figli professionali, spirituali cresciuti sulle sue spalle di gesuita, di giornalista, di cristiano appassionato del Vangelo che ha saputo essere e continua ad essere maetro e testimone di servizio disinteressato alla Chiesa e alla Santa Sede”. Il prefetto del Dicastero della Comunicazione, Paolo Ruffini saluta così a nome di tutti padre Lombardi dando corpo ad un sentimento comune. Poi elenca alcune delle sue caratteristiche che ne hanno fatto un dono per gli altri, come le sue parole, il “suo esserci sempre”, “la capacità di ascoltare, rispondere, spiegare, la sua signorilità, il suo umorismo”. E la sua pazienza “virtù della gente di montagna”. Ruffini continua affermando come da lui abbiamo tutti imparato “la passione per il dialogo, l’interesse per chi la pensa diversamente, la curiosità per il mondo, l’ambizione di provare a cambiare ciò che si può e l’umiltà di capire che non tutto è possibile” perchè non tutto dipende da noi. Il prefetto sottolinea ancora il desiderio di padre Lombardi, sulla scia di Sant’Ignazio, di passare quasi inosservato, pur non essendo “un uomo dalle mezze misure”. “Padre Federico è così – conclude Ruffini – e questo ci ha insegnato: che la trincea dove si combatte la nostra battaglia non è un altrove. È esattamente nel luogo in cui siamo.”
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