Una settimana fa la città francescana è stata al centro del primo G7 sulla disabilità. Tante le realtà che hanno partecipato, tra cui l’Istituto Serafico per sordomuti e ciechi, che ha sede nei pressi dela Basilica Inferiore. Francesca di Maolo, presidente dell’Istituto: l’evento è stato l’inizio di un nuovo processo, con l’inclusione al centro dell’agenda dei grandi
La stanza sensoriale dell’Istituto Serafico
L’importanza della ricerca per vincere la sofferenza
Tante sono le storie che ogni giorno passano attraverso l’Istituto Serafico, che da oltre 150 anni è a servizio di chi soffre, cercando non solo di portare aiuto e sollievo ai bambini e ai ragazzi con disabilità e alle loro famiglie, ma anche di curarli il più possibile, per ottenere quei miglioramenti che consentono di avere una vita sempre più dignitosa. “Portare avanti la ricerca per noi è fondamentale – sottolinea la presidente Di Maolo – attualmente stiamo approfondendo delle ricerche sul dolore, affinché i pazienti possano essere curati il più possibile. Tante sono le storie passate da qui, l’ultima in ordine cronologico quella di una bambina, che è arrivata qui quando aveva 13 mesi. Per lei l’unica strada era l’Hospice del Bambino Gesù, perché con problematiche molto gravi, da non poter essere curate in famiglia e con duecento crisi epilettiche al giorno. Aveva bisogno di cure continue. Noi ci abbiamo voluto provare, abbiamo incrementato il personale e piano piano abbiamo visto la sua vita rifiorire, dal suo primo bagnetto, alle passeggiate nel nostro parco, adesso la portiamo anche alle nostre celebrazioni eucaristiche. Questa piccola è con noi e vive non sopravvive. Questa è una delle storie – conclude la presidente Di Maolo – che a noi per primi donano una sorta di nuova maternità che lascia piena di stupore e di gratitudine”.