Il dramma dei migranti tra Belarus e Polonia: mobilitate le Caritas

Vatican News

Alessandro Di Bussolo, Giancarlo La Vella, Stefano Leszczynski – Città del Vaticano

Al confine tra Belarus e Polonia si sta consumando un vero e proprio dramma per i circa quattromila migranti che cercano di passare il confine con l’Unione Europea. Le condizioni climatiche sempre più avverse in questa stagione e la scarsità di cibo, acqua e generi di prima necessità, rischiano di far precipitare la situazione che ormai si dimostra essere una vera e propria crisi umanitaria, costata la vita già ad almeno 11 persone secondo le ong impegnate nelle operazioni di soccorso. Tra i migranti ammassati alla frontiera ci sono anche bambini e donne in gravidanza. Secondo le notizie fornite dall’agenzia russa Tass, da ieri piccoli gruppi di migranti si stanno spostando dal valico di Kuznica, dove è avvenuto lo scontro con le guardie di frontiera polacche, verso un centro logistico a Bruzgi, in Belarus, a un chilometro e mezzo dal confine: materassi e coperte sarebbero già in arrivo da Minsk, con sei cucine da campo pronte a sfamare i profughi. 

Scontri sul confine

Ieri gravi scontri si sono verificati. Le forze dell’ordine polacche hanno lanciato gas lacrimogeni e usato i cannoni ad acqua per fermare i migranti, che avrebbero cercato di distruggere la recinzione alla frontiera, lanciando sassi contro i poliziotti di Varsavia. La Polonia denuncia che i profughi avrebbero ferito gravemente un agente, mentre le guardie di frontiera bielorusse erano ferme a guardare. L’Europa per ora reagisce inasprendo le sanzioni contro Minsk e finanziando Varsavia con più di 114 milioni di euro per la protezione delle sue frontiere, ma che “non dovranno essere usati per costruire i muri”.

La mobilitazione delle Caritas

A ridosso dell’area interessata, in cui è stato vietato l’ingresso a giornalisti e ong, operano le organizzazioni umanitarie, in particolare le Caritas. Quella italiana chiede che l’Unione Europea e gli Stati coinvolti nell’emergenza agiscano subito per trovare soluzioni anche temporanee e salvare vite umane. La parte più operativa viene svolta dalla Caritas Polonia. Dominika Chylenska, portavoce dell’organismo, racconta nell’intervista a Radio Vaticana-Vatican News, come tutte le parrocchie siano mobilitate nell’accoglienza di coloro che sono riusciti ad attraversare il confine. “Chiunque abbia bisogno di aiuto, non importa da dove venga, per noi è una persona da soccorrere. La ‘Fratelli tutti’ di Papa Francesco ci ispira in questa opera”.

Ascolta l’intervista a Dominika Chylenska

Dominika Chylenska, la Caritas Polonia ha un appello da lanciare ai leader europei e polacchi per risolvere questa dolorosa crisi?

La nostra posizione è coerente con quanto affermato dalla Conferenza Episcopale polacca e con quanto dice Papa Francesco: ispirarsi al messaggio evangelico. Poi l’enciclica ‘Fratelli tutti’ è la nostra linea guida. Non importa da dove vengano le persone, per noi ognuno è un fratello o una sorella da aiutare. Quindi cerchiamo di fare tutto il possibile per soccorrere chiunque in questa grande emergenza che si sta vivendo al confine tra Belarus e Polonia.

Qual è la situazione alla frontiera e come la Caritas sta affrontando questa situazione così complessa?

La Caritas si trova ad affrontare una contingenza veramente drammatica che al confine tra i due Paesi ha assunto dei connotati molto complicati e dolorosi. Cerchiamo di risolvere la situazione aiutando migranti e rifugiati con l’appoggio della comunità locale e con i servizi di soccorso. Al momento sono operativi circa 16 centri per stranieri situati in Polonia. Uno di questi è il centro per migranti di Varsavia. Siamo fisicamente presenti anche alla frontiera e rispondiamo ai bisogni che ci vengono segnalati. Inoltre collaboriamo con altre organizzazioni umanitarie e con la Guardia di frontiera. Ogni giorno padre Kordian, vice direttore di Caritas Polonia, incontra i parrocchiani delle città di confine e con loro organizza gli aiuti materiali da consegnare ai profughi. Chiaramente non mancano le preghiere quotidiane, affinché si risolva questa situazione.

Come reagisce la società civile polacca, soprattutto del mondo cattolico, di fronte alla sofferenza di queste persone?                          

Tutti sono pronti ad aiutarle. Le incontriamo giornalmente, li incontriamo nelle parrocchie e nelle comunità e siamo in attento ascolto di quello che ci raccontano, la loro odissea per arrivare fin qui. Molti di loro sono prostrati perché la crisi va avanti da molto tempo e non sembra avere una via di uscita. Non manca l’impegno nell’accogliere chiunque abbia bisogno, aiutandolo immediatamente.