Il dono delle lacrime per chi è lontano

Vatican News

ANDREA TORNIELLI

«Il Signore non chiede giudizi sprezzanti su chi non crede, ma amore e lacrime per chi è lontano». Papa Francesco dà inizio ai riti della Settimana Santa presiedendo la Messa del Crisma nella Basilica di San Pietro e pronuncia un’omelia sulle lacrime. A partire da quel “pianse amaramente” dell’apostolo Pietro, che dopo aver rinnegato per tre volte il Maestro nel cortile della casa dei sommi sacerdoti, incrocia per qualche istante lo sguardo misericordioso di Gesù in catene e di fronte all’abbraccio del perdono riconosce il suo peccato. Francesco parla ai fratelli sacerdoti, nella celebrazione dedicata in modo speciale a loro. Ma le sue parole possono allargarsi e avvolgere tutti noi.

Di fronte alle situazioni della vita, alle posizioni di chi non crede, di chi polemizza con noi, ma anche di fronte alle diverse sensibilità dei fratelli nella fede, quante volte dal nostro cuore sgorgano giudizi sprezzanti, ultimativi. Talvolta giudizi di scherno, non così dissimili da quelli fatti risuonare ai piedi della croce. Basta guardare innanzitutto “dentro casa” per rendersi conto di questo rischio. Basta guadare anche soltanto distrattamente il mondo dei social media e dei blog che si dicono cristiani per rendersi conto di quale contro-testimonianza evangelica passi attraverso l’atteggiamento di chi soffia sulla divisione, sulla contrapposizione, sul ridicolizzare chi ha come unica colpa quella di pensarla diversamente. Allargando lo sguardo, come non pensare all’oceano di odio che si scatena e si alimenta con le guerre, il terrorismo e la violenza che continuano a mietere vittime innocenti.

I cristiani sono seguaci di un Dio fatto Uomo che ha chiesto di amare anche i nemici. Un Dio che non ha bisogno dei nostri pregiudizi e giudizi sprezzanti sugli altri, ma che si manifesta abbracciandoci quando siamo capaci di piangere e di amare, quando ci lasciamo trafiggere alle sofferenza degli altri uscendo dalle bolle dell’indifferenza, quando amiamo chi è lontano e preghiamo per lui, quando – invece di recriminare – versiamo lacrime per chi è fuori da quello che noi crediamo essere il recinto dei giusti, dei salvati, dei bravi, di coloro che sono “a posto”, di quelli che credono di sapere già tutto e perciò non attendono più nulla.

«Le situazioni difficili che vediamo e viviamo, la mancanza di fede, le sofferenze che tocchiamo – ha detto ancora Francesco ai sacerdoti – a contatto con un cuore compunto non suscitano la risolutezza nella polemica, ma la perseveranza nella misericordia. Quanto abbiamo bisogno di essere liberi da durezze e recriminazioni, da egoismi e ambizioni, da rigidità e insoddisfazioni, per affidarci e affidare a Dio, trovando in Lui una pace che salva da ogni tempesta! Adoriamo, intercediamo e piangiamo per gli altri: permetteremo al Signore di compiere meraviglie». Alla vigilia del riaccadere del sacrificio del Golgota, i cristiani, peccatori perdonati, imparano dalle lacrime di Pietro a riconoscersi tali. E aprendosi all’amore gratuito e incondizionato del Crocifisso imparano a volersi bene e ad essere così testimoni di misericordia in un mondo che non perdona; testimoni di unità in un mondo di divisione; testimoni di pace in un mondo dove sembrano prevalere la violenza e la guerra. Imparano ad essere testimoni di una speranza che non è fondata sulle loro capacità e sulla loro bravura, ma sulla certezza di ciò che avvenne nella notte di Pasqua in quel sepolcro di Gerusalemme.