Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Nell’udienza per gli auguri d’inizio anno, il decano del Corpo Diplomatico, Georges Poulides, ambasciatore di Cipro presso la Santa Sede, rivolge al Papa anzitutto le condoglianze dei rappresentanti degli Stati che intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede per la scomparsa del Papa Emerito Benedetto XVI, ricordato “con stima e affetto, non solo per la sua dedizione alla Chiesa e la sua profonda cultura, ma per la sua gentilezza e disponibilità” anche verso i diplomatici, e per la sua “imponente opera pastorale e di magistero”.
Il ruolo degli ambasciatori presso la Santa Sede
Con uno sguardo alla realtà contemporanea, Poulides osserva che dopo la pandemia di Covid-19 “un altro terribile virus, quello della guerra” sembra volersi diffondere minacciando di “coinvolgere il mondo intero”. Richiama quanto detto da Francesco al Colosseo lo scorso ottobre, durante l’incontro interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, a proposito della pace, oggi “gravemente violata, ferita, calpestata”, e la preghiera alla Madonna l’8 dicembre, in occasione dell’atto di venerazione, nella fiducia di poter “continuare a credere e sperare che sull’odio vinca l’amore, sulla menzogna vinca la verità, sull’offesa vinca il perdono, sulla guerra vinca la pace”. Parole attraverso le quali, afferma il decano del Corpo Diplomatico, è emersa “la sofferenza dell’umanità colpita dal dramma dei conflitti con il loro seguito di violenze, dolori, distruzioni. Padri e madri che piangono la morte dei propri figli, giovani divenuti prematuramente orfani, case distrutte, terre devastate, esuli e profughi”. Ma che incoraggiano le azioni degli ambasciatori presso la Santa Sede “che mirano a disinnescare le cause dei conflitti ed evitare che deflagrino portando via il bene che alberga in ogni società”. “La vittoria della pace potrà essere conseguita solo attraverso la capacità di ognuno di sentirsi parte della famiglia umana – sostiene Poulides -. Solo attraverso l’ascolto, il dialogo, l’accettazione e l’accoglienza dell’altro, del debole, dell’emarginato è possibile costruire quella cultura della pace, di cui il mondo oggi sembra avere un gran bisogno”.
Gli sforzi per la pace
L’ambasciatore di Cipro evidenzia “lo sforzo, anche fisico”, di Francesco, nell’anno appena trascorso, “per togliere ossigeno al fuoco del male e dell’indifferenza”, ringraziandolo per l’esempio offerto e assicura che le sfide “illustrate anche nel recente Messaggio della Giornata della Pace, sono raccolte dalla diplomazia con la convinzione che la pace sia vitale per i paesi in crisi, ma anche per le nazioni che direttamente o indirettamente ne subiscono le infauste conseguenze”. Poulides menziona, in particolare, “la povertà, le disuguaglianze, l’accesso al cibo, alla salute pubblica e al lavoro dignitoso per tutti, e ancora “l’accoglienza e l’integrazione nei confronti di coloro che vivono come scartati nelle nostre società”.
Gli insegnamenti del Papa nei viaggi apostolici
Ripercorrendo i viaggi apostolici del Papa del 2022, il diplomatico evidenzia i temi dell’accoglienza, della fratellanza e della necessità di un approccio comune sull’immigrazione affrontati a Malta, ribadendo la grande responsabilità di ciascuno “nel costruire una società più solidale e pacifica”. Perché, come detto da Francesco a La Valletta, “l’altro non è un virus da cui difendersi ma una persona da accogliere”. Del “pellegrinaggio penitenziale” in Canada, che “ha proseguito il cammino della ‘guarigione e della riconciliazione’ con le popolazioni indigene”, Poulides sottolinea la solidarietà manifestata “ai popoli delle periferie” e l’assicurazione dell’“impegno della Santa Sede per la cura del Creato”. E ancora in Kazakhstan, in occasione del settimo Congresso dei Leader delle Religioni mondiali e tradizionali, il suggerimento di fondare l’ecumenismo e il dialogo tra le religioni sull’ascolto e la comprensione e poi l’invito a considerare, “tra i diritti fondamentali di una società multi-etnica e multi-culturale, la libertà religiosa come “l’alveo migliore per la convivenza civile”. Il decano rammenta inoltre la visita del Papa in Bahrein. “Ci ha invitato ancora una volta a riconoscere il valore di ciò che intrinsecamente ci accomuna pur mantenendo le nostre peculiarità e diversità” rimarca Poulides, menzionando quando detto da Francesco a proposito dell’unità che “non è ‘tutti uguali’, no, è nella differenza”.
La riforma della Curia romana
Nel suo discorso Poulides parla, poi, dell’importanza “del compimento del percorso, ecclesiale e sinodale, della Costituzione apostolica Praedicate Evangelium sulla Curia romana e il suo servizio alla Chiesa nel mondo”. Una riforma profonda che, come Francesco stesso scrive, “serve ‘per favorire una più efficace evangelizzazione; per promuovere un più fecondo spirito ecumenico; per incoraggiare un dialogo più costruttivo con tutti’”.
Il prossimo pellegrinaggio all’estero di Francesco
Infine l’ambasciatore citando le parole del Papa nel messaggio Urbi te Orbi la mattina di Natale che ha definito “una grave carestia di Pace” quanto il mondo sta vivendo, riconosce che “la pace è un percorso tortuoso che non si fa in solitario” e guarda “ai tanti luoghi dove è in corso la ‘terza guerra mondiale a pezzi’ e dove la pace fatica a far sentire la sua voce”. Luoghi per i quali Francesco “la mattina di Natale ha chiesto che tacciano le armi! Ma sappiamo bene che la pace necessita di coraggio e verità”. Concludendo, il pensiero del decano del Corpo Diplomatico va al prossimo viaggio apostolico che il Papa dovrà affrontare, “il pellegrinaggio di pace e conciliazione che intraprenderà a breve in Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan”. E a chiusura del suo intervento, il ringraziamento a Francesco “per la sua opera instancabile, speranza per tanti popoli, tanti uomini e donne di ogni latitudine”.