Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
Un prelato impegnato, devoto e al servizio fedele, in tanti anni, di Dio e della Chiesa universale. E’ il tratto del cardinale cileno Jorge Arturo Medina Estévez, morto domenica 3 ottobre all’età di 94 anni, che Papa Francesco mette in luce nel telegramma inviato al Nunzio apostolico in Cile, monsignor Alberto Ortega Martìn. Oggi la celebrazione dei funerali del porporato alle 14.00 nella cattedrale metropolita di Santiago del Cile, sua città natale.
Francesco esprime il suo cordoglio ai familiari del porporato defunto, ma anche ai fedeli delle Chiese di Rancagua e di Valparaiso che “ha servito come pastore” ricoprendo l’incarico di vescovo negli anni tra il 1984 e il 1993. Il Papa ricorda la devozione dimostrata in particolare come prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nella quale il cardinale è entrato nel 1996 per volere di Giovanni Paolo II e ha prestato servizio fino al 2002. Stesso impegno zelante, in precedenza, sin da quando nel 1962 fu Papa Giovanni XXIII a nominarlo perito al Concilio Vaticano II di cui ha seguito ogni fase, in particolare alcune commissioni conciliari, soprattutto quella teologica. Poi la lunga collaborazione fino al 1992 con vari Organismi della Curia Romana. Tra questi, la Commissione di preparazione del Codice di Diritto Canonico; la Commissione Teologica Internazionale; ed infine il Comitato di redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica dal 1987 al 1992 anno della promulgazione del Catechismo. È stato inoltre membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia e delle Commissioni per l’America Latina ed Ecclesia Dei.
Nel 1998 la creazione a cardinale con Giovanni Paolo II e nel 2005 la nomina a protodiacono del Collegio cardinalizio, nomina con la quale Medina Estévez ha preso parte al Conclave dal 18 al 19 aprile 2005, annunciando al mondo il nome del neoeletto Benedetto XVI. A questo servizio ricordato dal Papa si aggiunge anche l’impegno che in tutta la vita il cardinale cileno ha profuso nell’insegnamento delle università cattoliche e nella scrittura.
Da Francesco la preghiera, l’affidamento oggi della sua anima a Dio e la benedizione apostolica “segno dela speranza cristiana nel Signore risorto”.