Chiesa Cattolica – Italiana

Il Consiglio dei giovani del Mediterraneo, la luce dei ragazzi per contrastare il buio del presente

La città di Firenze ha accolto l’insediamento dei 34 partecipanti, provenienti da 18 Paesi. Il progetto è stato inaugurato alla presenza del sindaco Dario Nardella, dell’arcivescovo cardinal Giuseppe Betori, e dal segretario generale della Cei Giuseppe Baturi. Patrizia Giunti, presidente della Fondazione La Pira: solo insieme si può sperare in un futuro che ci affranchi da miseria, sofferenza e conflitti

Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano

Guardare alle nuove generazioni per interpretare le criticità del nostro tempo, spingendoli ad avanzare proposte concrete partendo dal basso. A Palazzo Vecchio si è riunito il 13 luglio per la prima volta il Consiglio dei giovani del Mediterraneo – voluto dalla Conferenza episcopale italiana dopo il Forum del Mediterraneo del 2022 – composto da 34 ragazzi provenienti da 18 Paesi che, per una settimasna, dovranno discutere di temi complessi e attuali: fede, comunità, dialogo, accoglienza, impegno civico. Il Consiglio ha scelto Firenze come sede permanente con lo scopo di portare avanti il messaggio di Giorgio La Pira, don Milani, don Facibeni, don Bensi. Figure che attraverso il loro lavoro, le loro vite e il loro impegno pastorale resero i giovani protagonisti attivi nella società, invitandoli ad agire concretamente per indirizzare il loro futuro.

Una scommessa sui ragazzi

A presentare l’incontro, il sindaco di Firenze Dario Nardella, l’arcivescovo di Firenze, il cardinal Giuseppe Betori e il segretario generale della Cei Giuseppe Baturi. In particolare, l’arcivescovo di Firenze a chiesto ai ragazzi “il coraggio di scelte impossibili” sottolineando come “oggi sembra che il mondo stia recuperando nazionalismi obsoleti, pericolosi pensieri razzisti e veda la guerra come via per la possibile risoluzione dei conflitti” e ricordando ai giovani che “di fronte alle migliaia di migranti in fuga dalla violenza e dalla povertà, molti dei quali perdono la vita in mare, occorre riscoprire il ruolo politico delle città. Perché unire le città significa unire il mondo”. A fronte di tanti giovani che, in varie parti del mondo, “sono convocati per imparare a odiare e mandati a combattere gli uni contro gli altri”, Baturi sha sottolineato il gesto di stima e fiducia che, invece, la creazione del Consiglio rappresenta, “una vera scommessa sulle nuove generazioni”. Tra i presenti anche Patrizia Giunti, presidente della Fondazione La Pira, che a Vatican News racconta la natura del progetto:

Ascolta l’intervista a Patrizia Giunti

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/07/14/16/137225988_F137225988.mp3

Qual è lo scopo del Consiglio e con quale spirito i ragazzi si sono approcciati a questo evento?

Il Consiglio dei giovani del Mediterraneo nasce con una precisa vocazione, l’obiettivo è innanzitutto quello di dare concreta attuazione a questo progetto che comprende circa 40 giovani, indicati dalle Conferenze episcopali e dai sinodi delle Chiese orientali. Per noi il primo passo è quello di avviare un processo di conoscenza e di condivisione interno alle chiese cattoliche di cui questi giovani sono espressione con uno scopo superiore, quello di un dialogo ecumenico ed interreligioso, spirituale e culturale.

Qual è il ruolo dei giovani in questo tempo di incertezza e conflitto?

L’incarico che queste nuove generazioni dovranno svolgere è difficile perché le condizioni oggi sono oggettivamente complesse. La prospettiva che dobbiamo avere noi adulti però è quella di affidare ai giovani la costruzione di un futuro migliore del presente che stiamo attraversando, e non possiamo farlo se non affidandoci alla speranza e alla responsabilità che questi ragazzi avvertono e delle azioni che sapranno mettere in campo di conseguenza. Soprattutto nel Mediterraneo hanno la missione di creare un orizzonte di pace perché, come sosteneva Giorgio La Pira, la pace nel Mediterraneo a sua volta sarà la pace per il mondo intero. E i ragazzi del Consiglio hanno immediatamente colto questo impegno.

Durante l’incontro il cardinale Giuseppe Betori ha ricordato l’importanza della Carta di Firenze, firmata proprio a Firenze l’anno scorso al termine del secondo incontro dei vescovi del Mediterraneo. Che valore ha oggi questa Carta e quali sono le sfide della sua applicazione?

Sono le sfide di un tempo complesso. Durante questo primo incontro abbiamo affidato ai ragazzi cinque parole, che nascono dalla Carta e che racchiudono lo spirito del Consiglio. Sono parole che emergono dalle urgenze che ogni giorno di più vediamo affermarsi sotto i nostri occhi: Fede, Comunità, Dialogo, Accoglienza e Impegno civico. Cinque paradigmi attorno ai quali è stato chiesto loro di costruire una progettazione iniziale, cinque note di un primo spartito capace di portare ad una condivisione profonda.

Come la Fondazione La Pira pensa sia possibile incrementare il dialogo e la collaborazione tra i popoli del Mediterraneo?

Nella nostra Fondazione c’è la consapevolezza che l’unione tra i popoli è innanzitutto unione tra i singoli e che la pace tra i popoli si costruisce attraverso la pace all’interno della singola comunità. Dunque sono gli incontri personali e individuali a portare frutti, che poi maturano nelle relazioni tra le nazioni. Il dialogo deve partire dal basso. Ecco perché l’idea di questo Consiglio dei giovani mette al centro ragazzi di non più di 30 anni. Con questa scelta volevamo rivolgerci a coloro che un domani potranno costituire la classe dirigente dei loro Paesi e che dovranno fin da subito aver maturato una consapevolezza: da soli non si risolvono i problemi dell’umanità e soltanto la spinta comune riesce a farci sperare in un futuro che ci affranchi dalla miseria, dalla sofferenza e dalla prospettiva della guerra che sta ritornando ad occupare la nostra quotidianità. 

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