Il cardinale Zuppi: siamo chiamati ad un rinnovamento nel dialogo con tutti

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Adriana Masotti – Città del Vaticano

Dando il via ai lavori della sessione strordinaria del Consiglio episcopale permanente, il cardinale Matteo Zuppi ricorda “con stima e riconoscenza” tutti i suoi predecessori alla presidenza della CEI, in particolare “il card. Poletti, che mi ha visto giovane prete nella sua Chiesa di Roma”, i cardinali Ruini e Bagnasco e il cardinale Bassetti “dal quale – dice – ereditiamo uno spirito di serena e appassionata fraternità”. Il suo pensiero va poi a suor Luisa Dell’Orto e a “quanti con semplicità, dedizione, silenziosamente offrono la vita per amore del Vangelo”, come i missionari e le missionarie che spesso operano in contesti di guerra. “Ci aiutano loro – afferma – a capire dove sta la Chiesa e ci ricordano l’unico necessario, strappandoci dalla tentazione di chiuderci, accontentarci di laboratori e interpretazioni colte che non si relazionano con la sofferenza e l’urgenza della vita reale”.

Come Chiesa siamo chiamati ad un rinnovamento 

Di fronte a segni drammatici come guerre e pandemia “sentiamo la necessità – prosegue il presidente della CEI – di non far mancare il nostro aiuto alla costruzione di una società più umana e giusta, abitata dalla fraternità”. E per questo, secondo il cardinale Zuppi, “siamo chiamati a un rinnovamento”. “Ce lo richiedono con urgenza e determinazione – spiega – la sofferenza e la povertà della nostra gente, acuite dall’isolamento e da un tessuto di relazioni così lacerato”. E in particolare ricorda gli anziani, i giovani chiusi in casa e tutte le persone fragili e i poveri, incoraggiando a dar vita a una “Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza”.

Le conseguenze della guerra nel mondo e in Italia

Nel suo intervento, il cardinale Zuppi non manca di fare riferimento al dramma della guerra che “riempie il cuore di incertezze per i rischi imprevedibili che porta con sé”. “E’ una pandemia terribile – afferma – che rivela anche tante complicità, omissioni, rimandi, la inquietante facilità con cui il suo incendio può distruggere la vita normale delle persone”. Parla poi delle drammatiche conseguenze della guerra che, in questo mondo globalizzato, arrivano anche a Paesi lontani, “come vediamo con la preoccupante crisi alimentare, che metterà in gravissima difficoltà tutte le economie, specie quelle del Sud del mondo”. Anche l’Italia, osserva Zuppi, ha di fronte a sé un tempo di emergenza con nuovi bisogni e povertà che richiedono interventi dello Stato e maggiore solidarietà e richiedono, aggiunge, “un rinnovato e responsabile senso di unità e di ricerca del bonum comune, capace di mettere da parte approcci ideologici sterili e pericolosamente opportunistici, interessi di parte, polarizzazioni controproducenti e di contribuire ciascuno con la propria visione, ma nella consapevolezza di un destino che ci unisce”. La Chiesa dovrà dare il suo contributo in tante parti del mondo.

Migrazioni e diritto di cittadinanza

Le migrazioni sono un’altra delle sfide su cui anche la Chiesa è chiamata a misurarsi. “La migrazione – osserva il cardinale – è stata troppo a lungo affrontata come fenomeno emergenziale o con approccio ideologico, mentre rappresenta un fatto strutturale della società”. Tutto questo richiede un confronto di idee aperto per trovare le risposte adeguate. E cita la questione del cosiddetto ius scholae o ius culturae che riguarda la concessione della cittadinanza ai bambini che seguono il corso di studi con i ragazzi italiani. Un tema, ricorda, su cui la CEI si è espressa da tempo, affermando che “è in gioco il diritto fondamentale della persona”, mentre Benedetto XVI, nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2013, invitava a favorire l’autentica integrazione in una società dove tutti possano godere “pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri”.

MIgliorare gli strumenti per combattere gli abusi

In merito alla centralità della persona, il presidente della CEI allarga l’orizzonte fino al tema del fine vita e degli abusi per sottolineare “la necessità di essere conseguenti agli impegni presi, nella trasparenza delle risposte, assumendoci, come deve essere, la piena responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini, migliorando se necessario gli strumenti già decisi. Ci aiuteranno professionisti che sono e saranno chiamati a verificare il nostro lavoro, sia a livello centrale come diocesano, verso i quali sospetti di compiacenza sono offensivi per la loro professionalità”.

In dialogo con donne e uomini di buona volontà

L’intervento del cardinale si chiude con l’invito alla collaborazione sincera con gli uomini e le donne di buona volontà del nostro tempo “magari non provenienti dai nostri ambienti, con cui dialogare, stringere legami, parlare: risorse di speranza e di fraternità. La Chiesa, formata dal Cammino sinodale, è chiamata tutta a entrare in dialogo con questi uomini e donne”. Infine, il cardinale Zuppi confida il suo desiderio di recarsi, all’inizio del suo mandato, a Brancaccio dove visse e venne ucciso a 56 anni don Pino Puglisi e sulla tomba di don Primo Mazzolari.