Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“Ne pas perdre du temps”, “Non perdere tempo”. Era questo il motto che animava Eugène Tisserant. Lo ricordò Paolo VI, nel discorso in occasione degli ottanta anni del porporato, uomo di grande cultura, conoscitore delle antiche lingue orientali, appassionato di archeologia, dall’ “operosissima vita”, piena “dell’attività più varia, sempre ordinata, sempre febbrile, sempre condotta a risultati concreti”. Papa Montini, che nel 1964 lo ebbe al fianco nei Viaggi apostolici in Terrasanta e in India, lo definì “uomo di studio”, “a volta a volta, scrittore, insegnante, soldato, amministratore, viaggiatore e sempre sacerdote esemplare” e “vescovo zelante”.
La passione per le lingue antiche, gli studi e gli incarichi a Roma
Eugène Tisserant nacque a Nancy, in Francia, il 24 marzo 1884. Già negli anni del seminario mostrò particolare interesse per le lingue antiche e da solo cominciò ad imparare l’ebraicopoi il il siriaco antico, e insieme approfondì la Patrologia orientale. Frequentò anche l’École biblique et archéologique française di Gerusalemme, ma nel 1905 dovette assolvere al servizio militare. Proseguì comunque gli studi perfezionandosi nella conoscenza, oltre che dell’ebraico e del siriaco, anche dell’arabo, dell’etiope e dell’assiro. In quest’ultimo idioma ebbe una cattedra a Roma. Il 4 agosto 1907 venne ordinato sacerdote. Nella capitale tenne pure lezioni di ebraico e di caldeo, preparò la revisione di tutta la sezione orientale della Tipografia Vaticana, dopo averne recuperato i caratteri tipografici, ed entrò nel ristretto circolo di quanti si interessavano dell’oriente cristiano. A soli 24 anni divenne conservatore di manoscritti orientali nella Biblioteca Vaticana. Diversi i suoi viaggi nel Vicino e Medio Oriente che gli consentirono di toccare con mano la diversità e complessità religiosa, culturale, sociale e politica di quelle aree geografiche. Creato cardinale da Pio XI il 15 giugno 1936, fu segretario della Sacra Congregazione per la Chiesa Orientale. In tale ruolo si impegnò per offrire favorevoli condizioni di vita e di sviluppo alle comunità cattoliche orientali. Il 18 febbraio 1946 divenne vescovo della diocesi di Porto e Santa Rufina e nel 1957 Pio XII gli affidò l’incarico di archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, che ricoprì per circa un quarto di secolo. Partecipò ai conclavi del 1939, 1958 e 1963 – gli ultimi due nella veste di decano del Collegio cardinalizio – e al Concilio Vaticano II e nell’arco della sua vita servì sei Papi, da Pio X a Paolo VI. Morì il 21 febbraio 1972, all’età di 87 anni, ad Albano Laziale e fu tumulato nella cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a La Storta, sede della diocesi di cui era stato vescovo.
Un pastore solerte e aperto alla Provvidenza
La lunga carriera ecclesiastica è dovuta al suo ampio bagaglio culturale, alla sua erudizione, alla sua diplomazia ma anche alle sue doti personali. Impaziente, ipercritico, a volte collerico, esigente, i suoi tratti più intimi emergono dall’epistolario. Come membro della “Société des prêtres de Saint-François-de-Sales”, una fraternità sacerdotale di preti diocesani i cui affiliati presentano dettagliati resoconti mensili sui progressi e le difficoltà del loro cammino spirituale a chi li guida, Tisserant rivela tutta la sua umiltà e la forte determinazione nel servire Dio e la Chiesa, insieme alla preoccupazione che la sua preghiera quotidiana non fosse fredda e formale. Negli scritti più tardi lo si scopre docilmente aperto alla Provvidenza. Rinnovatore della Biblioteca Vaticana, promosse la libera ricerca sulla Bibbia; lo studio occupò sempre un posto importante nella sua vita, tanto che diverse volte dedicò parte delle sue vacanze alla visita delle più prestigiose biblioteche d’Europa. Si preoccupò molto dei cattolici di rito orientale e come vescovo di Porto e Santa Rufina, Tisserant trasformò la diocesi in un modello di vitalità religiosa tramite le sue frequenti visite, la formazione e la disciplina del clero e la promozione dell’associazionismo laicale.
“Giusto” fra le nazioni, salvò tanti ebrei nascondendoli
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il porporato francese si impegnò per aiutare gli ebrei a sfuggire alle persecuzioni razziali, per questo, il 27 luglio del 2020 è stato riconosciuto, a titolo postumo, “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto di Gerusalemme. “Il cardinale Tisserant ha aiutato diverse persone nascondendole, impiegandole nella Biblioteca Apostolica Vaticana o facilitando l’ottenimento dei visti”, ha spiegato il suo biografo, lo storico Etienne Fouilloux. Per aiutare gli ebrei a Roma, Tisserant poté contare sulla collaborazione di monsignor André Bouquin, rettore di San Luigi dei Francesi e responsabile di un convento nei pressi della chiesa, anche lui riconosciuto “giusto fra le nazioni”. Nella motivazione del riconoscimento, lo Yad Vashem ricorda le persone che il cardinale aiutò. Fra queste Guido Mendes, direttore dell’ospedale ebraico di Roma, che era stato licenziato a causa delle leggi razziali. “In chiara sfida al governo”, Tisserant gli conferì una Medaglia d’Onore della Congregazione delle Chiese Orientali perchè aveva curato diversi studenti del vicino e Medio Oriente ammalati di tubercolosi. Il porporato lavorò poi per ottenere certificazioni di immigrazione per la famiglia Mendes, aiutò il rabbino Nathan Cassuto, il professor Giorgio Levi Della Vida e il professore Aron Friedman e ancora nascose nella sua abitazione due famiglie ebree.