Tiziana Campisi e Silvonei Protz – Città del Vaticano
La prima Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi, svoltasi dal 21 al 28 novembre dello scorso anno a Città del Messico, è stata stamani al centro dell’incontro del Papa con i vertici del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), organismo che riunisce 22 conferenze episcopali. L’assemblea è frutto del suggerimento che Francesco ha dato al Celam, che nell’ottobre del 2019, mentre era in corso a Roma il Sinodo Speciale per la Ragione Panamazzonica, aveva espresso il desiderio di organizzare un nuovo incontro plenario che ricalcasse lo stile delle cinque conferenze che dal 1955 hanno scandito la vita della Chiesa nell’America Latina e nei Caraibi. Considerando che il documento scaturito dalla Conferenza di Aparecida del maggio 2007 necessita ancora di essere totalmente recepito, il Papa propose ai vescovi di pensare a un incontro che coinvolgesse tutta la comunità cristiana. Ha preso il via da qui l’evento che circa due mesi fa ha coinvolto quasi mille persone, fra vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, e laici. Ai nostri microfoni il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, in Brasile, primo vice presidente del Celam, spiega che la presidenza del Consiglio episcopale dell’America Latina e dei Caraibi è a Roma in questi giorni per rendere conto al Papa e a diversi dicasteri della Curia Romana delle proprie attività e soprattutto della prima Assemblea ecclesiale, che “è stata un momento bello e interessante”:
Il resoconto al Papa della prima Assemblea ecclesiale lanitoamericana
Il porporato ribadisce che è stato proprio Francesco a volere l’Assemblea, anche per valutare i frutti maturati dopo la conferenza di Aparecida, alla quale anche lui aveva partecipato da arcivescovo di Buenos Aires. Aparecida, aggiunge il cardinale Scherer, “ha prodotto un bellissimo documento, importante per la Chiesa in America, Latina e nei Caraibi e anche per la Chiesa in tutto il mondo” e il Papa, prosegue l’arcivescovo di San Paolo, voleva che la Chiesa latinoamericana si rendesse conto di quali punti necessitano ancora di iniziative per attuare fino in fondo il documento di Aparecida. Una chiamata, lo definisce il porporato, a una conversione pastorale, a non continuare sempre e solo preoccupandosi dell’ordinarietà, ma ad andare avanti con un nuovo impeto missionario. Francesco voleva pure che la Chiesa in America Latina e nei Caraibi si rendesse conto delle nuove sfide in atto nel continente e di quelle di tutta la Chiesa, precisa il cardinale Scherer. “Credo che queste preoccupazioni sono state presenti nella preparazione dell’Assemblea ecclesiale” afferma, ricordando che l’evento ha avuto una partecipazione straordinaria, grazie anche al fatto che in tanti sono intervenuti in modalità remota e c’è stata un’ampia presenza di laici. Nell’insieme si è trattato di un momento ecclesiale, dice il porporato, che ha fatto emergere “una nuova percezione di quello che veramente è in atto nella Chiesa del nostro continente”.
I frutti di Querida Amazonia
A proposito dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Querida Amazonia in cui Papa Francesco ha evidenziato i suoi sogni per l’Amazzonia, l’arcivescovo di San Paolo osserva che “i sogni devono essere ispiratori di azioni ed iniziative concrete”, che c’è ancora tanto da fare, ma che un primo frutto è stato una consapevolezza non più solo locale, ma universale, dell’importanza dell’Amazzonia. “Non si tratta solo della cura dell’Amazzonia – puntualizza il porporato – ma anche delle persone, di tutto quello che significa l’ecologia integrale, di cui ha parlato il Papa”. E in ciò, bisogna tener conto, asserisce il cardinale Scherer, pure di un altro documento del Papa, l’Enciclica Laudato si’, che riguarda la natura, l’ambiente e la Terra come casa comune, di cui l’Amazzonia è parte. “Di questa casa comune dobbiamo prenderci cura tutti quanti – ribadisce il primo vice presidente del Celam – le persone locali, ma anche i governi locali e dell’Amazzonia e la comunità internazionale”. Il porporato infine sottolineando che in America Latina c’è molto altro da fare che una questione molto ampia è quella che riguarda problemi storici e il dialogo tra le necessità locali e l’interesse universale. “Questo non sempre è facile, non si risolve da un giorno all’altro, ma sicuramente il sinodo sull’Amazzonia ha messo in atto un processo che, come dice Papa Francesco, cammina e produce nuove iniziative e nuove soluzioni” conclude il cardinale Scherer.