Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
La visita del cardinale Leonardo Sandri in Romania è cominciata lunedì primo giugno con l’arrivo all’aeroporto di Cluj. Il porporato è stato accolto dal vescovo dell’Eparchia di Cluj-Gherla, Claudiu-Lucian Pop, dal vescovo della Curia arcivescovile Maggiore greco-cattolica romena, Cristian Crişan, e da alcuni sacerdoti. La delegazione vaticana si è poi trasferita presso il Convento delle Suore della Madre di Dio, accolta dalla superiora generale e le religiose presenti. Nella mattina di giovedì 2 giugno, la delegazione ha visitato il cantiere della nuova cattedrale greco-cattolica. Successivamente, ha avuto inizio la cerimonia del conferimento della laurea Honoris Causa al cardinale Leonardo Sandri da parte della Facoltà di Teologia dell’Università Babeş-Bolyai di Cluj.
C’è bisogno di luoghi dove continuare a pensare la pace
Nella Lectio Magistralis il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali si è soffermato sullo scenario attuale segnato dal conflitto in Ucraina. “I venti di guerra che soffiano da Est – ha affermato il porporato – aumentano l’instabilità e la crisi economica di questi anni, fanno crescere la paura, costringono molti a fuggire e lasciano bambini orfani e madri e padri vedovi”. “Per questo – ha aggiunto il cardinale Sandri – abbiamo bisogno di luoghi dove continuare a pensare la pace e la fraternità, e a vivere questi doni nel quotidiano: il corretto esercizio dell’intelligenza e nel caso della teologia dell’intelligenza della fede liberano da ideologie e ci rendono autentici servitori del bene comune ed operatori instancabili di giustizia e riconciliazione”.
Porsi nel solco dell’enciclica Fratelli tutti
Ricordando il dramma della. guerra, della persecuzione, della cieca ideologia contro l’uomo, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha esortato a porsi “nel solco della proposta avanzata da Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti”: “Il dolore e le contrapposizioni ci hanno trasformato. Inoltre, non c’è più spazio per diplomazie vuote, per dissimulazioni, discorsi doppi, occultamenti, buone maniere che nascondono la realtà. Quanti si sono confrontati duramente si parlano a partire dalla verità, chiara e nuda. Hanno bisogno di imparare ad esercitare una memoria penitenziale, capace di assumere il passato per liberare il futuro dalle proprie insoddisfazioni, confusioni e proiezioni. Solo dalla verità storica dei fatti potranno nascere lo sforzo perseverante e duraturo di comprendersi a vicenda e di tentare una nuova sintesi per il bene di tutti”.
I cristiani continuano ad essere perseguitati
Il cardinale Sandri si è poi soffermato sulla questione del martirio: “in questo scorcio iniziale del XXI, continuano a essere perseguitati e uccisi in odio alla fede; secondo il rapporto di Open Doors, solo nello scorso anno sono stati uccisi 5,898 cristiani, 5110 chiese attaccate, 6175 cristiani imprigionati. Più di 300 milioni di cristiani vivono in condizioni di alta persecuzione con un alto indice di crescita della persecuzione in tutto il mondo”. Si può facilmente individuare “nei regimi atei e in quelli che portano avanti una visione fondamentalista della propria religione – ha detto il porporato – i più attivi nella eliminazione fisica dei cristiani”. “Ma non dimentichiamo anche la guerra culturale e di progressiva marginalizzazione della presenza cristiana nell’Occidente”.
Il martirio e la via dell’esilio
Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha infine sottolineato che “nel contesto odierno appare però un’altra forma di martirio legata alla testimonianza che come corpo di Cristo dobbiamo dare”. È quella di coloro “che per causa della guerra o di oppressioni o minacce alla loro libertà e alla loro vita intraprendono la via dell’esilio, o dell’esodo dalla propria terra”. Il martirio, ai nostri tempi, ripete la dinamica della croce: “i cristiani sono ancora una volta quel frumento di Cristo che i denti delle belve frantumano, non sapendo che così salvano il mondo”.