L’inviato del Papa per le celebrazioni del 300mo anniversario dell’incoronazione dell’immagine della Madonna di Kodeń, Nostra Signora Regina di Podlasie – Madre dell’Unità, ha lanciato un appello a fermare la guerra e “la mano di Caino” perché “i fratelli slavi non possono combattere l’uno contro l’altro. Non possono uccidersi”
Paweł Rytel-Andrianik – Città del Vaticano
Non si può accettare ciò che sta accadendo in Europa, davanti agli occhi del mondo intero, perché una tragedia “sta privando i nostri fratelli e sorelle in Ucraina della loro terra, del loro diritto alla vita, della loro lingua e cultura, seminando morte e distruzione”. È stato questo il forte appello lanciato dal cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia, nominato dal Papa suo inviato speciale alla celebrazione del III centenario dell’incoronazione dell’immagine di Nostra Signora Regina di Podlasie – Madre dell’Unità, oggi, 15 agosto, nel santuario diocesano di Kodeń, nella diocesi di Siedlce. “I fratelli slavi – ha detto nell’omelia il porporato – non possono combattere l’uno contro l’altro. Non possono uccidersi, non possono distruggersi, non possono seminare distruzione, non possono moltiplicare l’enorme sofferenza di cui siamo testimoni. Bisogna fermare la mano di Caino. Occorre porre fine all’odio, alla violenza, alla guerra fratricida. Basta spargimento di sangue!” La richiesta è stata rivolta direttamente a coloro che dal porporato sono stati definiti “fratelli slavi”, affinché al mondo si dia “”un esempio di convivenza fraterna tra i nostri popoli e non di odio cieco”. L’invocazione è stata quindi rivolta alla Madonna di Kodeń, affinché guidi “sulla via della fine della guerra, della riconciliazione e della pace”.
Un luogo di miracoli
Francesco, nella lettera con cui aveva nominato il cardinale Dziwisz come suo inviato, aveva sottolineato che il Santuario della Madonna di Kodeń è un luogo di miracoli, dove molte persone vengono a pregare e ad affidare la propria vita a Maria. È qui che, ha ricordato l’ex segretario di Giovanni Paolo II, l’allora metropolita di Cracovia aveva fatto un pellegrinaggio prima dell’elezione a Vescovo di Roma. Il futuro Papa, ha poi proseguito, aveva notato i tratti particolari della Madre di Cristo. “Maria – sono state le parole di Dziwisz – unisce il Popolo di Dio. Ma ci troviamo in una terra dove questa unione del Popolo di Dio ha avuto un significato storico speciale. Fu proprio qui che ebbe luogo l’incontro delle Chiese separate d’Occidente e d’Oriente”. Il futuro Papa Giovanni Paolo II, durante la sua visita a Kodeń aveva affermato che nella regione della Podlachia, nella Polonia Orientale, “era necessaria la Madre, la presenza della Madre, della Madre che unisce, della Madre che conosce tutti i suoi figli, senza distinguere se parlano polacco, russo o lituano”.
L’incoronazione della Madonna di Kodeń
La cerimonia è stata accompagnata dall’imposizione sull’immagine di Maria e di Gesù di nuove corone, benedette da Papa Francesco in piazza san Pietro il 3 agosto dell’anno scorso. Molti i pellegrini giunti per l’occasione su invito di monsignor Kazimierz Gurda, vescovo della diocesi di Siedlce e dei guardiani del santuario dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. La storia del santuario di Kodeń risale all’inizio del XVII secolo. Mikołaj Sapieha guarì dopo aver pregato nella cappella papale, su invito di Papa Urbano VIII, davanti all’immagine della Madonna. Sapieha trafugò con l’inganno l’icona e la portò a Kodeń nel 1631, dove si trova ancora oggi. L’immagine della Madre di Dio fu una delle prime icone della Polonia ad essere incoronata con corone papali nel 1723.