A colloquio con i media vaticani, l’arcivescovo Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo riflette sui frutti che potrà portare la visita di Francesco in Indonesia, prima tappa del viaggio apostolico che ora prosegue in Oceania: fede, fraternità compassione non sono solo il motto del viaggio apostolico, ma rappresentano anche “lo specchio delle dinamiche della vita della Chiesa” nel Paese
di Bernardo Suate e Isabella Piro
Fede, fraternità e compassione: non è solo il motto del viaggio apostolico di Papa Francesco in Indonesia, ma anche “lo specchio delle dinamiche della vita della Chiesa” nel Paese. Con i media vaticani, l’arcivescovo di Jakarta, cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, sintetizza così il significato della visita del Pontefice nella nazione asiatica. Una visita iniziata il 3 settembre e conclusasi stamane, venerdì 6, con la partenza del volo papale verso la Papua Nuova Guinea, seconda tappa della trasferta internazionale che porterà il Pontefice anche a Timor-Leste e Singapore. A Jakarta, spiega il porporato, Francesco ha ricevuto un’accoglienza calorosa, che ha rinsaldato “una lunga storia di relazioni diplomatiche tra l’Indonesia e la Santa Sede”, avviate nel 1947 e stabilite definitivamente tre anni più tardi.
La fraternità, indicatore della fede
“Noi, non solo i cattolici, ma anche tutti i membri di altre comunità religiose – afferma il porporato – vogliamo crescere nella nostra fede. E uno degli indicatori più importanti della fede è la fraternità. Se dici di essere un fedele e di appartenere a una religione, ma non cresci nella fraternità, potresti sollevare un grosso interrogativo sul fatto che tu sia davvero un fedele o che abbia solo una religione, ma non sei religioso”. Allo stesso modo, aggiunge l’intervistato, “il frutto della fraternità è la compassione. Se dici di essere mio fratello o mia sorella, ma non lo dimostri con un atteggiamento compassionevole, allora le tue azioni potrebbero suscitare un grosso dubbio sulle tue affermazioni”.
L’arcivescovo di Jakarta ricorda, quindi, che durante la visita in Indonesia ciascuna delle tre parole del motto è stata sviluppata da Papa Francesco in contesti diversi: ad esempio il 4 settembre, nel corso dell’incontro con le autorità, i rappresentanti della società civile e il corpo diplomatico, svoltosi nel complesso del Palazzo presidenziale, il Pontefice “ha parlato della fraternità, delle relazioni tra i fedeli di diverse religioni e della Pancasila”, ossia dei cinque pilastri che fondano la nazione: fede in un Dio supremo, umanità giusta e civile, unità; democrazia guidata dalla saggezza, giustizia sociale. E lo stesso ha fatto nel successivo incontro con la comunità ecclesiale tenutosi presso la cattedrale di Jakarta intitolata a Nostra Signora dell’Assunzione, pronunciando quello che il porporato definisce «un discorso speciale”.
Il significato della “Dichiarazione congiunta di Istiqlal”
Il cardinale Suharyo Hardjoatmodjo si sofferma, poi, sulla “Dichiarazione congiunta di Istiqlal 2024” – Promuovere l’armonia religiosa per il bene dell’umanità – firmata giovedì 5 settembre da Papa Francesco e dal Grande imam Nasaruddin Umar durante l’incontro interreligioso nella moschea Istiqlal della capitale indonesiana. “Il documento è stato sottoscritto anche da tutti i leader delle sei principali religioni del Paese [islamica, protestante, cattolica, induista, buddista e confuciana n.d.r.]. Anzi, sette, considerando il credo locale – spiega il porporato -. E ritengo sia importate imparare la storia della moschea”. Situato nel centro di Jakarta, proprio di fronte alla cattedrale cattolica, infatti, l’edificio è stato progettato nel 1954 dall’architetto cristiano Friedrich Silaban, e vuole sottolineare sia il principio filosofico caro alla nazione dell’unità nella diversità, “Bhinneka Tunggal Ika”, iscritto pure nello stemma indonesiano, sia il desiderio di una terra in cui tutte le religioni coesistano in pace e armonia. “Siamo insieme – sottolinea il cardinale arcivescovo – e intendo dire proprio uno vicino all’altro per simboleggiare il nostro ideale: costruire e vivere in armonia”. Non a caso, aggiunge, “dopo la firma del documento, il Grande imam mi ha detto che dobbiamo incontrarci e discutere insieme su cosa si potrebbe fare d’ora in poi, in modo che la “Dichiarazione congiunta” non rimanga un semplice pezzo di carta, ma rappresenti l’inizio di varie azioni congiunte delle diverse comunità religiose presenti in Indonesia”. Il documento “non è solo teoria, ma è anche pratica – ribadisce il cardinale -. E ci auguriamo che la sua firma possa rafforzare il nostro modo di andare verso il futuro insieme”.
I frutti della visita papale
Infine, soffermandosi sui frutti potranno germogliare dalla visita di Papa Francesco nel Paese asiatico, l’arcivescovo di Jakarta ribadisce il suo auspicio: “Cresciamo nella fede, cresciamo nella fraternità, cresciamo nella compassione. E penso che tutto questo sarà compreso molto facilmente non solo dai cattolici, ma anche da tutti gli indonesiani e da chiunque appartenga a una comunità di fede”.