Il cammino della Libia sulla via della pace e della stabilità

Vatican News

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

Promozione dei dialoghi politici, di sicurezza ed economici intra-libici. Questi i settori in cui Antonio Guterres riconosce i passi avanti fatti dalla Libia, grazie anche alla facilitazione della missione Onu nel Paese nordafricano. Poi l’invito a “tutti gli attori internazionali e regionali a rispettare le disposizioni dell’accordo di cessate il fuoco” concluso il 23 ottobre, che prevede il ritiro delle truppe straniere e dei mercenari schierati nel Paese entro tre mesi e che a dicembre le Nazioni Unite stimavano fossero ancora 20mila. Intanto, mentre le armi tacciono – salvo sporadici scontri – sul fronte economico si registra la riunificazione del tasso di cambio del dinaro, mentre si lavora alla riunificazione anche del bilancio tra est e ovest e sul fronte politico si registrano progressi.

Il dialogo va avanti

“Tutti i tavoli di dialogo messi in piedi negli ultimi mesi sul piano politico, militare ed economico stanno procedendo – dice a Vatican News Luciano Ardesi, esperto di questioni nordafricane – e questa è una buona notizia vista la situazione di guerra che la Libia ha conosciuto fino al cessate il fuoco dello scorso ottobre”. Entro oggi, intanto, il Forum di dialogo politico dovrebbe decidere i meccanismi di elezione del futuro governo, il cosiddetto Consiglio presidenziale. “Sono passi importanti – aggiunge Ardesi – ma sottoposti all’incognita della situazione politica ed economica del Paese”.

Ascolta l’intervista a Luciano Ardesi

La situazione economica

Alla Libia serve pace e stabilità soprattutto per superare la difficile situazione economica che, riconosce Guterres, “è sull’orlo del collasso”, e per alleviare la situazione umanitaria di tutto il popolo libico. Ardesi sottolinea come il Paese si trovi in questi giorni a dover affrontare una necessità importante, quale la mancanza del pane, a causa della scarsità di riserve di farina che ha fatto notevolmente aumentare il prezzo di un bene essenziale. Situazione, questa, che ha portato a un aspro confronto tra il premier del governo internazionalmente riconosciuto al-Sarraj e il governatore della Banca centrale al- Kabeer. “E’ chiaro che la situazione di insicurezza e incertezza politica non favorisce la ripresa di tutte le attività economiche – continua l’esperto – e naturalmente, come già nel caso del petrolio, ci sono forti pressioni da parte di gruppi di interessi che vogliono approfittare della situazione per lucrare o semplicemente per acquistare un peso politico maggiore nei futuri negoziati per la formazione del nuovo governo”.

Il nuovo inviato Onu

Intanto, è stata ufficializzata la nomina dello slovacco Jan Kubis a nuovo inviato Onu in Libia. Kubis, 68 anni, dal gennaio 2019 è stato coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il Libano. Nel corso della sua carriera internazionale, ha diretto la missione delle Nazioni Unite in Iraq dal 2015 al 2018 e quella in Afghanistan dal 2011 al 2015, dopo esser stato ministro degli Esteri del suo Paese tra 2006 e 2009 e segretario generale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Il nuovo inviato prende il posto di Ghassam Salamé, che aveva lasciato l’incarico nel marzo dell’anno scorso ufficialmente per motivi di salute. Nel frattempo, il ruolo di inviato in Libia era stato svolto dalla sua vice, Stephanie Williams.

L’orizzonte delle elezioni

Manca quasi un anno alle elezioni annunciate per il prossimo 24 dicembre, data stabilita dal Forum di dialogo politico per la scelta del nuovo parlamento libico ed è difficile prevedere se i tempi saranno rispettati. “Rimane il fatto – conclude Ardesi – che in Libia in questo momento non ci sono tanto forze politiche, quanto forze di interesse: le milizie, i componenti tribali, che fino ad ora erano tra loro contrapposti. Questo rende più faticoso e incerto il dialogo. Poi, come ha sottolineato Guterres, rimane il problema della presenza di milizie straniere nel Paese. L’accordo di cessate il fuoco dava un termine di 90 giorni alle milizie per lasciare la Libia. Il termine scade questo sabato ed è difficile pensare che la scadenza sia rispettata fino alla fine”.