Chiesa Cattolica – Italiana

Il 2022 sia dichiarato l’anno del volontariato, una richiesta per arrivare all’Unesco

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Nell’incontro con i bisognosi si vive quel patrimonio di umanità di cui il mondo ha sempre più bisogno. Per questo motivo si deve diffondere sempre più la preziosità e l’unicità del volontariato che non deve essere visto solo come l’ultimo approdo, quando lo Stato non è in grado di portare a termine i suoi doveri. Da qui la richiesta che il governo italiano, guidato da Mario Draghi, dichiari il prossimo anno, il 2022, Anno del volontariato, perché sono passati più di vent’anni dalla celebrazione mondiale e dieci da quella europea. È quanto emerso dal Convegno Nazionale “Patrimonio Volontariato”, promosso da Padova Capitale Europea del Volontariato e Vita, il 1° e 2 ottobre, durante il quale è stato presentato il marchio della campagna per il riconoscimento del volontariato a bene immateriale Unesco. 

Youmanity, una chiamata per tutti

Sarà un neologismo a rappresentare la campagna: Youmanity, nato dalla crasi tra humanity e you, per diventare una chiamata verso tutti coloro che in Italia e nel mondo si dedicano al volontariato, rivelatosi fondamentale durante il tempo di pandemia. Paolo Iabichino, scrittore pubblicitario, direttore creativo e fondatore dell’Osservatorio Civic Brands con Ipsos Italia racconta così la sua felice intuizione, la creazione di un “brand che possa catalizzare in maniera importante l’attenzione su questa iniziativa”, quasi come se fosse “l’individuo a diventare patrimonio dell’umanità e non un ente non meglio precisato o un volontariato un po’ impalpabile”. Il punto è che se il volontariato viene candidato e diviene patrimonio dell’umanità Unesco, “tutti i volontari e tutte le volontarie diventano patrimonio anche loro. Ciascuno di noi, chiunque si dedica al volontariato, diventa in qualche modo un pezzettino di questo patrimonio immateriale”.

Ascolta l’intervista con Paolo Iabichino

Tutti sono protagonisti  

La campagna farà leva su ragazzi e ragazze, attraverso un linguaggio nuovo a cui il mondo no-profit, il mondo del terzo settore, non è assolutamente abituato, spiega ancora Iabichino. Si utilizzeranno quindi ironia e leggerezza, non sarà una campagna emergenziale e si userà un gioco di parole, quello del patrimonio-matrimonio, per dire “vuoi sposare questa causa anche tu? Entriamo quindi in una campagna multi-soggetto, dove il singolo individuo diventa protagonista, all’interno della piattaforma digitale, dove vorremmo raccontare tantissime storie di volontari e di volontarie”. 

Il volontariato come azione civile

Ambizione della campagna è anche quella di “riuscire a sensibilizzare persone giovani o meno – aggiunge Iabichino – che però non siano impegnate nel volontariato, ma che guardando all’iniziativa possano riconoscerne il valore nei confronti della società civile, della collettività, certo verso gli ultimi ma non necessariamente solo verso gli sfortunati, anche verso l’ambiente, verso i beni culturali”. Di modi per fare volontariato ce ne sono tanti, si tratta di prestare il proprio tempo e la propria disponibilità, insomma, “fare del volontariato è un’azione civile, che può essere anche laica, e che è in aiuto delle persone e del mondo fuori”.

L’inestimabile valore del volontariato

Al convegno si è ricordato anche il lungo processo di riconoscimento del volontariato italiano: dalla legge 266/91, alla Carta dei Valori del volontariato, fino alla carta dell’azione volontaria. “A trent’anni dalla legge sul volontariato – ha detto Emanuele Alecci, presidente del Comitato Padova capitale europea del volontariato – abbiamo tutte le evidenze di quanto sia fondamentale mettere al centro dello sviluppo delle nostre comunità i valori, le capacità, le visioni dell’azione volontaria. È il nostro patrimonio più prezioso, che contribuisce al perseguimento del benessere, dell’inclusione, della giustizia sociale e per questo un patrimonio da riconoscere, da tutelare, da promuovere, di cui tutti sono chiamati a prendersi cura”. La Campagna avrà dunque un ruolo fondamentale nell’ottenere questo riconoscimento di bene immateriale Unesco, “perché non è possibile – conclude Iabichino – che dopo quello che abbiamo passato e con tutto quello che abbiamo incontrato, non venga riconosciuto al volontariato un valore che è inestimabile che deve assolutamente essere valorizzato”.

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