iI cardinale Aveline: col Papa a Marsiglia sogniamo un Mediterraneo di fraternità

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L’arcivescovo della città francese riflette sulla visita che Francesco farà il 22 e 23 settembre prossimi per l’appuntamento con il festival “Rencontres Méditerranéennes”: la sua presenza è già un messaggio, il nostro mare è teatro di drammi e conflitti, ma abbiamo un patrimonio di spirito e cultura che va speso per moltiplicare la solidarietà fra la gente che lo abita

Delphine Allaire – Città del Vaticano

La Sala Stampa vaticana ha reso noti oggi gli appuntamenti che scandiranno il viaggio di Papa Francesco a “Rencontres Méditerranéennes”, gli “Incontri Mediterranei” organizzati dalla arcidiocesi di Marsiglia dal 17 al 24 settembre, sul tema “Mediterraneo mosaico di speranze”. Il cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo della città francese, parla ai media vaticani delle aspettative legate a questa visita.

Che cosa significa per Marsiglia, il Mediterraneo e la Francia la visita del Papa agli Incontri Mediterranei?

Venendo a Marsiglia, Papa Francesco prosegue il pellegrinaggio mediterraneo. Nel 2023 commemoriamo il decimo anniversario del suo primo viaggio apostolico, che aveva scelto di fare a Lampedusa, a luglio del 2013, solo pochi mesi dopo la sua elezione. In seguito si è recato anche a Tirana, Sarajevo, Lesbo, Il Cairo, Gerusalemme, Cipro, Rabat, Napoli, Malta, etc. Come Pastore della Chiesa universale, ma anche come vescovo di Roma, il Papa, con questi viaggi, mostra un’attenzione particolare ai popoli del Mediterraneo. Quindi Francesco non viene a Marsiglia per attirare gli sguardi su di lui, ma piuttosto perché, insieme a lui, noi guardiamo il Mediterraneo, le sfide che questo deve affrontare, le risorse di cui dispone, e la missione che spetta ai discepoli di Cristo in questa regione del mondo.

Non sappiamo ancora cosa dirà il Papa a Marsiglia, ma la sua visita è già di per sé un messaggio. Perché questa città multiculturale e multireligiosa, straripante di potenzialità e di energia, è anche alle prese con enormi difficoltà: grande precarietà di una buona parte della popolazione, devastazioni legati causate dal traffico della droga, problemi ricorrenti dovuti alla disoccupazione, all’insicurezza, al deficit educativo, etc. Ma questo grande porto del Mediterraneo, che nel corso della sua storia ha accolto quanti avevano lasciato il proprio paese a causa delle guerre  o della miseria, sa anche trovare nella sua popolazione eterogenea le risorse di coraggio, di solidarietà e di speranza di cui ognuno ha bisogno per superare le difficoltà della vita.

È la ragione per cui la visita di Papa Francesco è motivo d’immensa gioia e di grande orgoglio per i cristiani di Marsiglia, e per tutti i marsigliesi, di qualsiasi confessione. Se il Papa ha scelto di venire a Marsiglia è perché sa che da questa città potrà rivolgersi a tutta la Francia e oltre, ai popoli dell’Europa e del Mediterraneo. Viene nell’ambito degli Incontri mediterranei, che riuniscono un gran numero di vescovi di diversi Paesi che si affacciano su questo mare, come pure degli studenti e dei giovani professionisti provenienti da tutti questi Paesi. La sua visita incoraggia il lavoro sinodale dei Pastori del bacino mediterraneo; stimola anche l’elaborazione di una riflessione teologica costruita a partire da problemi specifici con i quali i popoli del Mediterraneo si devono confrontare.

Marsiglia è ormai identificata come tappa mediterranea nel pellegrinaggio del Papa e della Chiesa universale. Come vive lei oggi questa identificazione, punto finale di un lungo processo?

Non parlerei di punto finale, perché si tratta, come lei ha detto, di un processo, che è iniziato a Bari nel 2020 ed è proseguito a Firenze nel 2022, su iniziativa della Conferenza episcopale italiana. Noi, vescovi del Mediterraneo, abbiamo potuto constatare quanto avevamo bisogno di ritrovarci, per discernere meglio la chiamata dello Spirito al servizio dei popoli che sono affidati al nostro ministero. Infatti, se è vero che condividiamo sfide comuni, le viviamo però in modi molto diversi, in funzione del contesto di ognuno dei nostri Paesi. E abbiamo bisogno di parlare tra noi, di capire le difficoltà che ognuno ha davanti a sé, di approfondire le ragioni per cui i nostri punti di vista possono divergere. E tuttavia, nonostante queste differenze, possiamo e vogliamo agire in comunione, con il Santo Padre e tra noi, al servizio del bene comune, per la causa del Vangelo.

È il motivo per cui, pur rallegrandoci per il fatto che la terza tappa di questo processo ha luogo a Marsiglia, speriamo fortemente che altre tappe si possano organizzare altrove, che sia in Africa del Nord, nel Vicino Oriente, nelle regioni del mar Nero o del mar Egeo, o ancora nei Balcani. C’impegneremo, durante l’assemblea di Marsiglia, a offrire i mezzi necessari perché tale processo possa proseguire. Così possiamo sperare che, nei prossimi incontri, conoscendoci meglio e avendo imparato a lavorare insieme in modo sinodale, all’ascolto della Parola di Dio e delle mozioni dello Spirito, potremo offrire ai popoli del Mediterraneo il contributo della Chiesa alle sfide che li riguardano.  Un contributo che, malgrado le nostre precarietà e le nostre fragilità, dovrà sempre avere il sapore della speranza.

Come può il Mare nostrum, con le sue molteplici identità e i suoi spazi in crisi, essere foriero oggi  di speranza, di pace e di riconciliazione?

È vero, il Mediterraneo appare come uno spazio frammentato; i conflitti geopolitici, in cui le religioni sono spesso coinvolte, talvolta loro malgrado, gli squilibri ambientali, i drammi legati ai flussi migratori, le diverse forme di povertà e le ingiustizie socioeconomiche, sono altrettanti segni preoccupanti. Ma tale situazione non è una fatalità. Di fronte alle sfide che queste crisi ci consentono d’individuare, possiamo mobilitare molte risorse. Quella, naturalmente, della solidarietà tra i popoli, per resistere alle oppressioni e alle ideologie di morte. Spesso la fede cristiana è un sostegno efficace per questa resistenza, come si è visto in altre situazioni nel corso della storia. Non bisogna inoltre dimenticare le immense ricchezze del patrimonio filosofico, culturale e spirituale di cui il Mediterraneo è stato la culla! Esse hanno dato al mondo una particolare capacità di comprendere l’essere umano, la sua libertà e la sua predisposizione a stabilire rapporti con gli altri e con Dio. Il tesoro di questa immensa saggezza antropologia il Mediterraneo l’ha generosamente donato ai popoli del mondo. Ma tutti sanno che questo tesoro è fragile, soprattutto quando si sperimenta – come spesso avviene nella storia e a ancora oggi – quanto sia difficile rispettare la dignità e la libertà di ogni persona, compresa la sua libertà religiosa, e favorire l’unità di tutto il genere umano, opponendosi con coraggio all’odio e al disprezzo. Sono tante le minoranze, attorno a questo mare, che ne pagano il prezzo! Sono molti i vescovi che condividono con dolore le sofferenze sopportate dai cristiani dei loro Paesi, sempre più fragili e perseguitati. E come possiamo non ricordare il dramma delle persone migranti, quando il Mediterraneo, da culla qual era, diviene un cimitero dove, nell’indifferenza generale e nelle tacite complicità, le speranze dei più poveri periscono, abbandonate nel sudario delle onde?

Di fronte a questi drammi, Papa Francesco non smette di esortare alla lotta contro l’indifferenza e al risveglio delle coscienze.  Dobbiamo lavorarci molto concretamente, e sarà questo uno dei temi dei nostri Incontri. Insieme, cercheremo di dare un volto alla speranza, quella che ci viene dalla fede nella resurrezione di Cristo. Una speranza che non è ingenua, ma molto concreta e attenta; una speranza che non è evasione, ma piuttosto fedeltà e spesso resistenza; una speranza che non ha la freddezza di un’ideologia, perché che s’incarna nelle opere di misericordia e favorisce la pratica calorosa della carità.

Già dal  2021 lei chiede un sinodo per il Mediterraneo. Gli incontri mediterranei si terranno dieci giorni prima dell’inizio della prima parte dell’assemblea generale del Sinodo sulla Sinodalità a Roma. In che modo le riflessioni fatte a Marsiglia avranno un’eco in quel sinodo?

Anzitutto per il fatto che il nostro metodo di lavoro sarà sinodale. Noi proporremo a tutti i vescovi di vivere la conversione nello Spirito raccomandata nell’Instrumentum laboris della prossima assemblea generale del Sinodo dei vescovi, accogliendo la Parola di Dio, pregando insieme, ascoltandoci a vicenda, al fine di discernere ciò che lo Spirito dice alle Chiese, non solo attraverso le loro vite, ma anche attraverso le gioie e le sofferenze, le aspettative e i desideri dei popoli in seno alle quali vivono. Per aiutarci, la Segreteria generale del Sinodo dei vescovi ci ha gentilmente trasmesso le sintesi delle consultazioni delle diverse Conferenze episcopali del Mediterraneo.

Aggiungo che a Marsiglia i vescovi lavoreranno con giovani di tutte le nazionalità, confessioni e religioni del Mediterraneo, ascoltando le loro riflessioni, le loro aspettative, i loro suggerimenti. Abbiamo anche organizzato, il giovedì sera della settimana degli Incontri, una ventina d’incontri di scambio e di preghiere con giovani e vescovi del Mediterraneo nelle parrocchie della diocesi, affinché la gente di Marsiglia possa scoprire quello che vivono, a volte in modo molto doloroso, i popoli e le Chiese del bacino mediterraneo. Sempre nel corso della stessa settimana, un festival, con concerti, conferenze, veglie di preghiera, visite ai luoghi di culto, etc., permetterà a tutti, qualunque sia il cammino di fede o di vita, di lasciarsi coinvolgere dalle principali sfide dell’evento. Perché la sinodalità s’impara prima di tutto attraverso l’incontro, non le idee!

Per concludere, tutto il popolo di Dio può unirsi a questo evento, da vicino e da lontano, mediante la preghiera: l’8 settembre lancerò una grande novena di preghiera, per chiedere allo Spirito Santo di preparare i nostri cuori affinché siano al servizio di quello che Dio vorrà donare alla sua Chiesa e al mondo attraverso ciò che ci sarà dato di vivere. Infatti la sinodalità si riceve umilmente nella preghiera! Tutto questo lavoro darà vita a un “sinodo per il Mediterraneo”? Solo il Santo Padre lo può decidere! Ma nulla c’impedisce di lavorare fin d’ora in modo sinodale! Infatti la sinodalità comincia dal momento in cui si accetta di camminare insieme!

Come vede la forza spirituale e la vocazione profetica del Mediterraneo nei prossimi decenni?

Durante un discorso pronunciato nel Bahrein il 4 novembre 2022, Papa Francesco ha ricordato la forza spirituale e profetica del mare: “«Ciò che la terra divide, il mare unisce», recita un antico detto. E il nostro pianeta Terra, guardandolo dall’alto, si presenta come un vasto mare blu, che congiunge rive diverse. Dal cielo sembra ricordarci che siamo un’unica famiglia: non isole, ma un solo grande arcipelago. È così che l’Altissimo ci vuole …. Eppure, viviamo tempi in cui l’umanità, connessa come mai prima, risulta molto più divisa che unita”. Moscaio dalle “cinque rive”, il Mediterraneo, troppo ampio per confondere ma troppo stretto per separare, non riduce le relazioni a rapporti Nord-Sud od Oriente-Occidente o anche cristiani-musulmani, ma fa incontrare mondi a priori molto diversi. Le acque del Dnepr, mescolandosi a quelle del Nilo, del Po o del Rodano, prima o poi finiscono a Gibilterra!

Ciò che il Mediterraneo rappresenta con la sua geografia, spetta ai popoli che vivono lungo le sue coste metterlo in atto attraverso le relazioni che intessono tra di loro, malgrado i soprassalti della storia, come un grande “mosaico di speranza”. Tutto comincia spesso con semplici rapporti commerciali. Con questi scambi poi la stima reciproca cresce, ci si comincia a interessare alla cultura dell’altro e persino alla sua religione. Nasce così la grande avventura di quello che i cristiani chiamano “dialogo”, una parola carica di significato perché designa, a livello più profondo, il gesto con il quale Dio ha scelto di rivelarsi, iniziando con l’umanità un dialogo di salvezza, che la Bibbia racconta sotto forma di una lunga storia di alleanza. Le rive del Mediterraneo sono state il teatro di questa rivelazione fatta ad Abramo e della promessa affidata alla sua discendenza, numerosa e varia. È il motivo per cui i figli di Abramo hanno oggi, più di altri, la responsabilità di far accadere la pace nel mondo praticando con perseveranza la virtù del dialogo.

Ebbene, “Il clima del dialogo è l’amicizia. Anzi il servizio”, scriveva Paolo VI nella sua prima enciclica, Ecclesiam suam (n. 90). Questo, la Chiesa a Marsiglia, lo sa molto bene. In effetti, una venerabile e antica tradizione fa di quelli che il Vangelo designa come “gli amici” di Gesù, in particolare Lazzaro e Maria Maddalena, i fondatori della prima comunità cristiana della nostra città. Ogni mattina del 2 febbraio, sulle banchine del Porto Vecchio, i cristiani di Marsiglia commemorano questo arrivo del Vangelo dal mare, per ricordarsi che la fede, che è dono di Dio, si riceve anche da un fratello, spesso venuto da altrove, talvolta su fragili imbarcazioni. L’amicizia, quella che Gesù condivise con quanti lo ospitarono a Betania, è lo strumento migliore dell’annuncio del Vangelo, perché apre al dialogo e alla fratellanza.

La fratellanza: ecco che cosa la Chiesa a Marsiglia vorrebbe offrire a tutti quelli che accoglierà, dalla Francia e altrove, in occasione degli Incontri Mediterranei e della visita di Papa Francesco. Insieme a lui, essa ricorda san Charles de Foucauld, che spesso s’imbarcava a Marsiglia e attraversava il Mediterraneo, alla ricerca della propria vocazione. Poco tempo dopo essere arrivato a Béni-Abbès, Foucauld scriveva: “Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, mussulmani, ebrei e non credenti a guardarmi come loro fratello, il fratello universale… Cominciano a chiamare la casa ‘la fraternità’ … e questo mi è caro”. Allora la Chiesa a Marsiglia comincia a sognare che un giorno il Mediterraneo potrà essere chiamato “mare della fratellanza”! Sa che il cammino sarà lungo, ma, più che un sogno, è la sua speranza!