Pierluigi Morelli – Città del Vaticano
Igor Fëdorovič Stravinskij nacque il 17 giugno del 1882 a Oranienbaum, oggi lomonosov e la sua formazione musicale si sviluppò in famiglia, infatti il padre, con il quale non ebbe mai un buon rapporto, cantava come basso nell’Opera Imperiale di Pietroburgo, e quindi il giovane Igor iniziò a casa ad avvicinarsi all’arte dei suoni grazie alla biblioteca musicale paterna. Successivamente riuscì a prendere lezioni private, per circa 5 anni, con il grande Rimskij Korsakov, e ad entrare nei primi circoli musicali di avanguardia che nascevano spontaneamente nella Russia di inizio secolo. Sposatosi nel 1906 con una cugina, iniziò contemporaneamente a collaborare con i “Ballets Russes”, inaugurando uno dei periodi più fecondi della sua produzione.
Dalla Francia agli Usa
Trasferitosi a Parigi, entrò in contatto con tutto l’incredibile fermento culturale della capitale francese dell’epoca, conoscendo e frequentando musicisti del calibro di Ravel, Debussy, Satie, De Falla, Casella, e conoscendo letterati come Cocteau, Proust, Claudel, Gide. Con lo scoppio della rivoluzione bolscevica perse tutte le sue proprietà in patria, e quindi decise di rendere definitiva la sua situazione di emigrante. Convinto dalle sempre più numerose commissioni di lavori che giungevano dagli Stati Uniti, e provato dalla perdita della moglie e dell’amata balia che lo aveva cresciuto, nel 1939 decise di stabilirsi in America definitivamente.
Il ritorno in patria
Nel 1962, in occasione del suo ottantesimo compleanno, venne invitato in Unione Sovietica per una memorabile tournée, e questa fu l’occasione per riappacificarsi con la terra natale dopo che in epoca stalinista la sua musica era stata additata come esempio di “musica borghese degenerata”. Dal 1967 la sua salute peggiorò, e si spense nella sua casa di New York il 6 aprile 1971. La sua tomba si trova nel campo degli ortodossi del cimitero di Venezia, a pochi passi dalla tomba dell’amico coreografo Diaghilev. Dal punto di vista della scrittura, Stravinskij esplorò gran parte dei linguaggi che nascevano nel 900, anche se la svolta più importante avvenne con la scrittura di Pulcinella, in quanto l’autore scoprì e iniziò ad approfondire, utilizzandone le forme, la musica antica, rivedendola però alla luce dell’esperienza contemporanea soprattutto personale.