I presuli delle conferenze episcopali dei due Paesi esprimono gratitudine per la dichiarazione congiunta dei Dicasteri per la Cultura e l’Educazione e lo Sviluppo Umano Integrale. In preparazione un simposio accademico con studiosi indigeni e non indigeni sulla “Dottrina della Scoperta”
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Mai più “la comunità cristiana potrà lasciarsi contagiare dall’idea che una cultura sia superiore alle altre”. I vescovi statunitensi e canadesi, esprimono la loro gratitudine per la dichiarazione sulla “Dottrina della Scoperta”, un passo avanti – viene definito dai presuli – nell’esprimere preoccupazione e sollecitudine pastorale per i popoli nativi e gli indigeni che “hanno sperimentato enormi sofferenze a causa dell’eredità di una mentalità colonizzatrice”.
Il dialogo ha illuminato la dolorosa storia
In una nota, monsignor Paul S. Coakley, arcivescovo di Oklahoma City, e segretario della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, si unisce alla condanna per le violenze e le ingiustizie subite da nativi e indigeni, appoggia il sostegno espresso dalla Chiesa alla loro dignità e ai loro diritti umani ed esprime rammarico e dolore per tutti i momenti in cui “i cristiani, comprese le autorità ecclesiastiche, non si sono opposti pienamente alle azioni distruttive e immorali delle potenze coloniali concorrenti”. Negli anni però, si precisa, negli Stati Uniti, “il dialogo tra i vescovi cattolici e i leader delle tribù” ha “illuminato ulteriori aspetti di questa dolorosa storia”. I vescovi garantiscono il loro sostegno alle politiche a favore di poveri e vulnerabili e che danno sollievo alle famiglie native e indigene in difficoltà. “Come Chiesa – è la conclusione – è importante capire pienamente come le nostre parole siano state usate e abusate per giustificare atti che sarebbero aborriti da Gesù Cristo”.
Un simposio per aiutare la comprensione
L’auspicio è quello di un maggiore dialogo per promuovere una maggiore comprensione “di questa difficile storia”, per questo assieme alla conferenza episcopale dei vescovi del Canada e al Pontificio Comitato di Scienze Storiche, i vescovi americani stanno riflettendo sulla possibilità di organizzare un “simposio accademico con studiosi indigeni e non indigeni per approfondire la comprensione storica della “Dottrina della Scoperta”. Una idea, si legge nella nota, che “ha ricevuto l’incoraggiamento del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. La speranza è che, con il sostegno di Dio, si possa, oltre ad arrivare alla guarigione di chi soffre ancora dell’eredità del colonialismo, non tornare mai più “sulla via della colonizzazione, ma piuttosto camminare insieme sulla via della pace”.
Mai più strumenti di coercizione
Così come i vescovi statunitensi, anche la conferenza episcopale del Canada indica come nel corso dei secoli numerose e ripetute dichiarazioni della Chiesa e dei Papi abbiano “sostenuto i diritti e le libertà delle popolazioni indigene” e come i Papi in tempi recenti abbiano chiesto perdono in diverse occasioni per gli “atti malvagi commessi dai cristiani contro i popoli indigeni”. Nel testo si ricorda che la “Dottrina della Scoperta” non fa parte dell’insegnamento della Chiesa cattolica, che, in particolare, le Bolle del Quattrocento non sono “mai state considerate espressioni della fede cattolica” e che non riflettono “adeguatamente la pari dignità e i diritti dei popoli indigeni. “Mai più – concludono i canadesi – si utilizzino strumenti coercitivi verso altri”.