A Sacrofano, in provincia di Roma, da oggi al 2 maggio si svolge un incontro internazionale che approfondisce il tema dell’ultimo Sinodo in vista del prossimo. Il cardinale Grech: condividere le storie delle parrocchie nella loro realtà e umanità è rendersi conto di come la Provvidenza divina stia “ancora scrivendo la storia della Chiesa oggi”
Vatican News
A metà strada tra le due assisi in Vaticano – quella dell’ottobre scorso e la prossima di quest’anno che si svolgerà dal 2 al 27 sempre in ottobre – tocca ai sacerdoti che vivono in prima linea il lavoro pastorale nei territori loro affidati misurarsi con lo spirito, il metodo e lo stile della sinodalità. Sono dunque parroci da varie parti del mondo che da oggi, 29 aprile, e fino a venerdì prossimo 2 maggio si confrontano su questo tema a Sacrofano, in provincia di Roma, che lasceranno al termine dei lavori per raggiungere Roma e incontrare il Papa nell’Aula Nuova del Sinodo.
Grech: storie imperfette ma vere
Questa mattina, in apertura dell’incontro internazionale, i saluti introduttivi hanno visto alcuni cardinali prendere la parola. Il segretario generale del Sinodo, il cardinale Mario Grech, parlando delle storie umane in cui Cristo, ha detto, “è sempre presente” e che dunque sono “anche storie di Dio”, ha proseguito osservando che pure le storie delle parrocchie, seppur “tutto fuorché perfette”, sono storie di Dio. La loro condivisione diventa allora un aiuto reciproco per capire che la Provvidenza divina “sta ancora scrivendo la storia della Chiesa oggi”. L’incontro di Sacrofano, ha aggiunto, vuole essere un momento di racconto di tali storie e non un luogo dove “ricevere un insegnamento o un’esposizione sulla sinodalità”. Un luogo nel quale procedere insieme e confrontarsi sulla realtà e non la “fantasia” del vissuto dei parroci con le loro comunità.
Lazzaro: la sinodalità, “talento” della Chiesa di oggi
Da parte sua il Lazzaro You Heung sik, prefetto del Dicastero per il Clero, ha evidenziato l’aspetto dell’ascolto come protagonista dell’incontro, proprio dello stile sinodale. Questa metodologia, ha ricordato, “l’abbiamo recentemente sperimentata anche quando, all’inizio di febbraio, abbiamo tenuto in Vaticano un Congresso Internazionale per la formazione permanente dei sacerdoti. Puntando su brevi relazioni, la comunicazione di buone pratiche e poi sulla conversazione nello Spirito in piccoli gruppi, abbiamo raccolto frutti sorprendenti”. Primo fra tutti, ha detto, “una fraternità nella quale si è fatta ogni giorno più forte la gioia di essere sacerdoti” e “che aiutava ciascuno a capire quello che può fare nel proprio ambiente, nelle proprie comunità”. La sinodalità, ha ribadito il porporato, aiuta la Chiesa a essere a fuoco sia nella dimensione della comunione sia in quella dell’annuncio del Vangelo grazie a una ricoperta della “corresponsabilità”. Lo stile sinodale, ha concluso il cardinale Lazzaro, “coinvolge tutti i battezzati a pieno titolo” senza togliere “nulla al servizio specifico che siamo chiamati a svolgere come pastori”, ma anzi “aggiunge e migliora”. E questo “è il grande talento che lo Spirito Santo ci ha messo tra le mani in questo nostro tempo”.
Padre Costa: il documento-bussola
Dopo i saluti iniziali a salire al microfono è stato tra gli altri padre Giacomo Costa, segretario speciale dell’ultimo Sinodo, che ha indicato nella Relazione di Sintesi il documento imprescindibile cui fare riferimento nel corso dell’incontro di Sacrofano. Il religioso ha ripercorso le tre tappe del percorso sinodale, dalla fase della consultazione e dell’ascolto del Popolo di Dio, al discernimento dei passi che la Chiesa è chiamata a compiere, fino all’attuazione, quando spetterà al Papa indicare la direzione da prendere. E una prima direttrice di lavoro verso la sessione del prossimo ottobre è costituita, ha osservato padre Costa, riguarda la domanda sul come essere Chiesa sinodale in missione, gli strumenti da adottare nei vari contesti, valorizzando l’originalità di ogni battezzato nell’annuncio di Cristo. Da qui, le riflessioni sul ministero del vescovo diocesano e delle Conferenze episcopali o sul rapporto tra sinodalità ecclesiale, collegialità episcopale e primato del Vescovo di Roma. Da non dimenticare, ha concluso il gesuita, l’attenzione da riservare ai poveri e a coloro che restano ai margini della vita comunitaria.