Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Sant’Antonio Abate viene solitamente raffigurato con accanto un maiale con al collo una campanella. Questa rappresentazione iconografica è legata al fatto che l’antico Ordine ospedaliero degli “Antoniani” allevava maiali all’interno dei centri abitati poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dall’intossicazione detta “ergotismo”, conosciuta nel Medioevo con il nome di fuoco di Sant’Antonio.
Nelle Sacre Scritture sono presenti molti riferimenti agli animali: “Dio – si legge nel libro della Genesi – disse: La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie. E così avvenne: Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona”. Nel Vangelo si ricorda che Gesù entra a “Gerusalemme cavalcando un asino”. Come ha sottolineato Benedetto XVI il 9 aprile del 2006 durante la celebrazione della Domenica delle Palme, , Gesù “non arriva in una sfarzosa carrozza regale, non a cavallo come i grandi del mondo, ma su un asino preso in prestito”, un animale della “semplice gente comune della campagna”. Un’altra scena da ricordare è l’icona del Natale, quella incastonata nel presepe di Betlemme con il bue e l’asinello accanto a Gesù bambino.
Lo “zoo” della Basilica Vaticana
Il 17 gennaio, nel giorno della memoria liturgica di Sant’Antonio abate, il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di San Pietro, celebra la Messa all’Altare della Cattedra alla quale prendono parte allevatori e contadini. Durante l’offertorio vengono portati all’altare cesti con prodotti della campagna e viene letta la preghiera dell’allevatore. La celebrazione nella Basilica vaticana si snoda tra capolavori legati anche a figure di animali. Come si ricorda nel libro “Gli animali nell’arte religiosa”, pubblicato dalla Libreria editrice vaticana, nella Basilica di San Pietro il mondo degli animali è rappresentato da un vasto repertorio di opere d’arte tra cui spiccano 500 api, 470 colombe 100 draghi, 38 leoni, 35 aquile, 24 serpenti, 15 agnelli, 7 delfini, 4 cani, 3 pipistrelli, 2 lucertole, un gatto, un coccodrillo, un unicorno.
I Giardini Vaticani, un’oasi nel cuore di Roma
Non lontano dalla Basilica di San Pietro è custodito un vero scrigno di biodiversità. Si tratta dei Giardini Vaticani che occupano circa la metà della superficie della Città del Vaticano. Uno spazio straordinario che accoglie molti animali tra cui uccelli di varie specie, rane e scoiattoli. Come si ricorda in un articolo dell’Osservatore Romano Papa Leone XIII fece anche portare nei Giardini daini, gazzelle e caprioli giunti dall’Africa, lasciandoli liberi.
Leone X e l’elefante albino
Non solo animali di piccola taglia hanno vissuto tra le mura vaticane. Nel 1514 il re del Portogallo, Manuel D’Aviz, ha donato a Papa Leone X un elefante albino di nome Annone. L’animale viene portato a Roma e in un primo periodo viene ospitato in una struttura nel cortile del Belvedere. Quando il pachiderma muore, il Pontefice chiede a Raffaello Sanzio di eseguire un dipinto per ricordare Annone. Quel dipinto è andato perduto, ma restano gli schizzi che l’artista aveva realizzato in precedenza.
I Pontefici e gli animali
Scorrendo tra pagine del Novecento e più recenti, si scorgono immagini di Pontefici vicino ad animali. In alcune di queste, si vede Pio XII con un cardellino sul dito. Papa Pacelli riferendosi, in particolare, agli animali abbattuti per il nutrimento degli uomini, chiede che vengano evitate “inutili crudeltà”. Rivolgendosi il 17 novembre del 1957 ai lavoratori del mattatoio di Roma, Pio XII ricorda che nella sala di macellazione gli animali “giungono, e subito ( Ci grava il dirlo) vengono abbattuti”. “Certo la scena non è di quelle che vengono offerte alla vista di tutti; errerebbe però chi stimasse riprovevole l’uccisione degli animali necessari per il nutrimento degli uomini”. “Certamente – aggiunge in quell’occasione Pio XII – dovranno essere ridotte al minimo le sofferenze, interdette le inutili crudeltà”.
In questa giornata in cui la Chiesa ricorda Sant’Antonio Abate risuonano anche le parole pronunciate da Papa Paolo VI durante l’udienza generale del 28 maggio del 1969: gli animali, “anch’essi creature di Dio, nella loro muta sofferenza – afferma Papa Montini – sono un segno dell’universale stigma del peccato, e dell’universale attesa della redenzione finale, secondo le misteriose parole dell’apostolo Paolo: “L’intera creazione anela ansiosamente alla manifestazione gloriosa dei figli di Dio . . . Anch’essa verrà affrancata dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla liberta della gloria dei figli di Dio”. Papa Giovanni Paolo II, durante l’udienza generale del 10 gennaio del 1990 sottolinea che alcuni testi “ammettono che anche gli animali hanno un alito o soffio vitale e che l’hanno ricevuto da Dio”. Proprio al Pontefice polacco è legata un’istantanea che ha fatto il giro del mondo: è stata scattata nel novembre del 1986 durante il pellegrinaggio in Australia. Si vede Papa Wojtyla con in braccio un koala.
Altre immagini si saldano con il pontificato di Benedetto XVI. “La prima immagine che mi viene in mente – ha sottolineato nel 2013 monsignor Alfred Xuereb in una intervista rilasciata a Luca Collodi di Radio Vaticana – è che Benedetto XVI si scioglieva davanti agli animali, alla natura, gli piaceva stare fuori, quando uscivamo, per fare una scampagnata, anche quando veniva suo fratello dalla Germania. Ricordando, forse, i momenti in cui, in Germania, da ragazzo, andavano a fare gite nella natura”. ‘Papa Benedetto – aveva aggiunto – non ha amore solo per i gatti, ma per tutti gli animali”.
Per quanto riguarda Papa Francesco è noto che da rettore del Collegio Massimo, in Argentina nei primi anni Ottanta, per sfamare gli studenti aveva comprato un paio di mucche, di maiali, di pecore. “Noi dovevamo curare questi animali – ha raccontato alcuni anni fa uno dei suoi studenti, padre Guillermo Ortiz – e questo non piaceva ad alcuni di noi che erano ‘delicatini’. Facevamo la pulizia dei maiali, cioè lo stesso lavoro che ha fatto il Figliol prodigo prima di tornare dal Padre. Bergoglio ci dava l’esempio… Lui stesso passava a dare da mangiare ai maiali. E magari lo faceva mentre continuava a parlare con qualcuno di noi di spiritualità”.
Dio ama tutte le creature
L’amore e il rispetto per gli animali, testimoniato anche da tanti uomini di Chiesa tra cui San Francesco, non può sminuire o sostituire altri profondi legami. Papa Francesco lo ricorda all’udienza generale del 5 gennaio del 2022 sottolineando che quando “cani e gatti occupano il posto dei figli” si perde la ricchezza della paternità e della maternità. A queste parole si devono aggiungere quelle pronunciate da Francesco durante l’udienza generale del 26 novembre 2014 e riferite al piano salvifico di Dio per ogni creatura: “La Sacra Scrittura – ricorda in quell’occasione il Papa – ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio”. “L’apostolo Paolo lo afferma in modo esplicito, quando dice che «anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”.